Nel campus per startup più grande d’Europa comandano le donne

  • Se vi chiedessero quale sia il campus più grande al mondo per startup sicuramente pensereste a qualcosa di non ben precisato all’interno della Silicon Valley. Forse molti di voi rimarranno un po’ sorpresi nell’apprendere che uno dei più grandi — probabilmente il più grande – sta prendendo forma nella vicina Francia: Station F.

Cos’è Station F

Si tratta, di un progetto ambizioso che nasce dal connubio felice tra fondi pubblici e privati.  I numeri parlano chiaro e danno il senso della grandiosità dell’opera: 10 miliardi di euro da parte del Presidente Macron, 250 milioni di euro investiti dal magnate Xavier Niel, il tutto per 34 mila metri quadrati di edificio riqualificato, 200 imprese, 3 mila postazioni di lavoro, un ristorante da 1000 posti e due palazzine attigue che possono ospitare fino a 600 geek per un numero complessivo di 9 mila persone in transito h24 e sette giorni su sette.

Station F rappresenta uno dei tanti punti programmatici del Macronomics, ossia il programma lanciato dal “Presidente startupper” Macron, che senza troppi misteri intende fare della Francia una Silicon Valley Europea simbolo del nuovo che avanza.

L’impatto dell’innovazione sul lavoro

Di recente, un’indagine conoscitiva diffusa dalla Commissione Lavoro del nostro Senato ha chiarito che la rivoluzione 4.0 non significherà la fine del lavoro, ma l’uso di internet e delle tecnologie digitali nei processi produttivi e non solo. Tutto ciò avrà un forte impatto.

L’Ocse, infatti, ha stimato che in Italia il 44% degli occupati subirà un cambiamento del proprio lavoro e delle relative mansioni entro il 2025 e che il 10% sarà sostituito da un robot. Tutto questo il lungimirante Macron lo sa bene e non a caso punta non solo sull’innovazione ma anche sulle donne. Station F infatti non sta solo per France ma anche per Femmes, con un 40% di startup lanciate da donne.

Una donna alla guida del campus

E donna è anche la direttrice di Station F, Roxanne Varza. Una ragazza di soli 32 anni, per metà iraniana e per metà americana volto di quella Francia multietnica e multiculturale che di ciò ne ha fatto la propria forza.

Nata in America da genitori in fuga da Teheran, dopo gli studi decide di stanziarsi in Europa e più propriamente a Parigi. Qui, a seguito di una serie di incarichi incentrati sul digital e impegnata sui temi della riduzione del gender gap nel settore, mentre dirigeva l’acceleratore di start up di Microsoft, conosce Xavier Niel il quale le sottopone il progetto embrionale di Station F. Il resto è storia, è presente, è attualità, ma ci da il senso che da qualche parte nel mondo o meglio vicino a noi, qualcosa si muove e va nella giusta direzione.

LEGGI ANCHE: Perché Facebook celebra le bambine, “leader del futuro”

Siamo consapevoli che la parità e il superamento del gender gap sia ancora una conquista lontana, ma esempi lungimiranti come quelli riportati ci danno la speranza che sono sempre di più le donne che ce la fanno. Dove l’accessibilità, la diversità, la cultura dei diritti digital siano qualcosa di condiviso e per tutti. Ma in questa battaglia non possiamo essere sole, servono alleati, servono aiuti istituzionali. In una sola parola serve governare con lungimiranza.

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Questo post rientra nella rubrica settimanale curata da Girl Geek Dinners Lazio. Per leggerne altri clicca qui

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