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  • Romanzo del Web: è nato un nuovo genere letterario? Intervista a Paolo Schianchi

    Con il suo nuovo "Paolo Schianchi non Esiste" ha inaugurato un nuovo genere letterario. Scopriamo insieme di cosa si tratta

    22 Gennaio 2018

    Stanno uscendo tanti libri sul marketing digitale & dintorni – un flusso a cui contrubuisce anche il sottoscritto, sia come Autore di opere su Gamification, CX e Content Marketing che nelle vesti di direttore di una Collana Qualche mese fa – nello specifico, questa estate – ho però avuto un’illuminazione. Tutto è nato da una richiesta di Paolo Schianchi, una persona che stimo moltissimo Professore di Visual Communication, Interaction Design e Creativity and problem solving presso l’Università IUSVE riassumibile pressapoco così: “mi scriveresti la prefazione del mio nuovo libro, un romanzo del web?”. Romanzo del Web… Ecco l’illuminazione! L’opera in questione è uscita recentemente: si chiama Paolo Schianchi non Esiste, per scrivere la prefazione l’ho dovuta leggere un paio di volte (e ho anche avuto la fortuna, insieme a Cecilia Mattioli, di essere presente all’evento di lancio a Bookcity 2017) ma mi è piaciuta tanto. Un libro sul web, che non parla specificamente di web. Racconti, piuttosto, leggibili come belle e raffinate storie ma anche / oppure come metafora letteraria “dove i vocaboli chia­ve della comunicazione contemporanea, tempo, immagine, identità, verità e parola diventano i protagonisti di un romanzo”. Inutile dire che non vedevo l’ora di portare un suo contributo qui su Ninja Marketing. Di seguito puoi leggere l’intervista che ho avuto il piacere e la fortuna di fare a Paolo. Capirai da subito di che pasta sono fatti lui e la sua opera. Buona lettura, sia dell’intervista che di Paolo Schianchi non Esiste! 🙂

    Cos’è un Romanzo del Web

    Paolo, hai introdotto un nuovo genere letterario: il romanzo del/sul web. Puoi spiegare meglio di cosa si tratta? «L’idea è nata dalla mia esperienza di Docente Universitario, in quanto durante le lezioni mi sono accorto che i ragazzi comprendevano meglio i principi alla base della visual communication se raccontavo loro delle storie. Un esperimento che avevo già fatto nell’introduzione a un mio libro del 2013. Insomma la narrazione si è rivelata la chiave che mi ha messo in contatto con gli studenti. E non solo, è riuscita a far apprendere molte nozioni, di origine filosofica, altrimenti ritenute ostiche. Da qui l’idea, appoggiata dal mio editore, di creare un romanzo che fosse al tempo stesso un saggio sul web, o meglio sui principi che ne regolano la grammatica visiva, percettiva e comunicativa». «Non a caso la fascetta di copertina riporta: indicazioni non convenzionali per la creatività post-web. Ma non lasciatevi spaventare da queste definizioni, perché è pensato per essere letto come una piacevole narrazione che alla fine, come in un giallo, fa comprendere chi siamo oggi in piena epoca post-web. Insomma ho scritto un romanzo per immagini che fa da ponte fra gli accademici che si occupano della materia e il grande pubblico». «Ho quindi steso con le parole frasi che mi piace definire pop-up, al fine di far apparire nel pensiero di ogni lettore le mie raffigurazioni. Il tutto utilizzando un principio antico quanto le immagini: ognuno di noi vuole sapere cosa nascondono e da dove arrivano. Ecco leggendo questo romanzo credo si trovi un a possibile soluzione, non nelle parole in sé, ma in ciò che faranno apparire nel pensiono di chi legge». Oggi l’Editoria – almeno una parte di essa – è in grandi difficoltà. Per i nuovi formati (es. eBook) e i nuovi player (es. Amazon) del web, ma anche – diciamolo! – per cause endogene, ovvero per i limiti e la limitata capacità di vision del settore. I romanzi, poi, rischiano sempre di cadere nella quota di libri che vendono meno, se non diventano best seller. Fatta questa premessa catastrofica 🙂 perché hai scelto di scrivere 1) un romanzo 2) cartaceo? «L’ho fatto perché credo che i romanzi non invecchino mai e siano costantemente al presente, essendo strumenti della comunicazione che sanno passare, quando ben scritti, sempre nuove informazioni. Tutto questo è dovuto al fatto che la narrazione, qui da me utilizzata, è un mezzo che sa propagare idee, anche complesse e colte, attraverso l’evocazione di immagini. Un percorso che nella saggistica, di cui comunque continuo a occuparmi, si ha più difficoltà a fare». «Ho scelto la forma cartacea perché l’eBook è un nuovo medium, quindi non un clone virtuale del libro, ma un mezzo di comunicazione che chiede altresì un nuovo metodo di scrittura. E anche si mi sono aperto alla mutimedialità in questo caso ho scritto con una logica più affine al romanzo cartaceo che a quello dell’eBook». «In merito ai nuovi player mi piace pensare in positivo. Infatti credo che senza Amazon tante piccole case editrici di qualità non riuscirebbero a emergere, in fondo sappiamo tutti che per un piccolo editore non è facile entrare in libreria. Di conseguenza sono convinto che gli e-commerce di libri, se utilizzati bene, qualifichino anche il lettore».

    Paolo Schianchi non Esiste, tra SEO e consigli di Creatività

    Oggi, sempre più il titolo di un’opera è scritta con un occhio alla SEO. Il romanzo si chiama “Paolo Schianchi non esiste”. Come hai scelto questo nome? «Il titolo nasce prima di tutto dal contenuto, ovviamente non in senso autobiografico, visto che non è di questo che tratta, ma quale riferimento a ciò che oggi siamo diventati dopo esserci completamente immersi nella cultura post-web. Inoltre vuole contraddire qual senso di certezza, ormai molto diffusa, dovuto al fatto che si pensa di esistere solo perché si è parte della rete. Mentre in verità ciò che accade è proprio il contrario, ovvero non esistiamo nel web, in quanto in esso siamo solo delle raffigurazioni che navigano di sito in sito, di blog in blog, di social in social». «Sicuramente è un titolo curioso, su cui ho a luongo riflettuto, ma al tempo stesso è anche un titolo che aiuta a comprendere la nostra fragilità in un epoca dove basta un click per farci o non farci esistere. Insomma, in questi tempi in cui tutti siamo sovresposti, ho ritenuto fosse giusto metterci la faccia, anzi il nome, e senza timore. Ora spero che ripaghi anche in chiave SEO». Leggevo qualche giorno fa un pezzo legato al mestiere dello scrittore, di forte critica verso le scuole di scrittura. Tu insegni creatività in Università attraverso approcci, prospettive e metodi non usuali: nel tuo doppio ruolo di docente e scrittore di romanzi, quali consigli ti senti di dare a un/a ragazzo/a che da grande vuole fare il romanziere, oggi? «Prima di dare un consiglio preferisco fare una riflessione controcorrente in merito alla tanto abusata parola creatività. Non tutti sono creativi, come non tutti sono bravi in matematica. Ovvero creativi o li si è o non li si è. Inoltre la creatività non è libertà d’espressione, ma il risultato di tanta disciplina e ricerca. E questo vale in tutte le arti, dalla danza alla musica, dalla grafica alla letteratura, ma anche dalla medicina alla fisica o al marketing. Un assunto a cui sono arrivato dopo molti anni di studi sul campo e di lavoro con centinaia di giovani aspirati creativi. Allora anche se si è portatori di questa dote non si è automaticamente creativi. Per arrivare a essere tali si devono affrontare anni di studio e ricerca introspettiva. Insomma chiedereste a un ragazzo, solo perché ha frequentato il liceo scientifico, di tenere i conti di un’azienda? No. Prima dovrà fare un percorso formativo e qualificate in gestione aziendale. Per il creativo vale la stessa regola e deve affrontare un lungo percorso culturale se vuole arrivare a creare qualcosa di interessate e, si spera, di innovativo». «Ora, cosa direi a chi vuole fare il romanziere? Di studiare e continuare a studiare, di fare esperienza sulla propria pelle, di scrivere e continuare a scrivere, ogni giorno, e infine di trovare qualcuno che lo aiuti nell’esplorare se stesso. Come dico spesso ai miei studenti non dovete copiarmi, ci sono già io, dovete uccidermi per diventare quello che dovete essere. Infatti inizio sempre il corso chiedendo a ogni partecipante: chi sei? Bene, se sai rispondere a questa domanda possiamo partire. In alternativa ti cercheremo e, una volta che ti avremo trovato, lavoreremo per farti esprimere in continuità con la storia che ti ha preceduto, anche infrangendola, ma mai negandola. Te la senti ora di mettere in gioco tutta la tua identità e  studiare per sempre allo scopo di diventare un altro da me?»

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