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  • A quota 70 milioni di abbonati, Spotify è finalmente pronta al debutto in Borsa?

    Un'azione legale e un'entrata non convenzionale sul mercato segnano il grande passo del colosso digitale della musica

    11 Gennaio 2018

    Dopo aver portato legalmente milioni di brani nelle tasche degli utenti, Spotify sembra pronto ad approdare in borsa entro il primo trimestre del 2018. Il leader della musica digitale sembra ormai pronto al grande passo, forte degli oltre 140 milioni di utenti attivi e 70 milioni di abbonati paganti. I 10 milioni in più rispetto allo scorso luglio aumentano ulteriormente il distacco dai 30 milioni di Apple Music. LEGGI ANCHE:  Sony, Universal e Warner: Spotify è pronta alla Borsa

    In borsa senza raccolta fondi iniziale?

    spotify lancia una IPO È la media company Axios ad aver scoperto i documenti relativi a un’offerta pubblica iniziale (IPO) che Spotify avrebbe presentato alla Security and Exchange Commission (SEC) a fine dicembre. Un dettaglio rilevante è l’intenzione di intraprendere un percorso alternativo per l’entrata sul mercato: non un evento di raccolta fondi, bensì una direct listing. In questo caso gli strumenti finanziari già emessi sono quotati direttamente senza previo periodo d’offerta. La scelta è coerente con il clima di diffidenza che molte aziende nella comunità tecnologica americana hanno espresso per il tradizionale processo IPO. Spotify rimarrebbe comunque un precursore, poiché sarebbe la prima società di simili dimensioni ad adottare questa procedura: è stata valutata 8,4 miliardi di dollari nel 2015. LEGGI ANCHE: Spotify non smette di stupire e trasforma i cantanti Hip-Hop in sculture classiche

    La causa di Wixen a Spotify

    wixen fa causa a spotify Un altro fattore che gli investitori dovranno tenere in conto è la recente causa da 1,6 miliardi di dollari intentata nei confronti del gigante della musica digitale per violazione di copyright. Il procedimento è stato avviato da Wixen Music Publishing, editore che rappresenta artisti come Tom Petty, Missy Elliot, Stevie Nicks e Neil Young. Prima che Spotify venisse lanciato negli Stati Uniti, la stessa società aveva stipulato accordi con le principali case discografiche per ottenere gli appropriati diritti sui suoni nelle canzoni, escludendo quindi i diritti equivalenti per le composizioni. La causa infatti recita: «Come risultato, Spotify ha costruito un business da miliardi di dollari sulle spalle di cantautori ed editori i cui testi sono riprodotti nella musica presente su Spotify, in molti casi senza ottenere e pagare per le licenze necessarie». LEGGI ANCHE: Il colosso cinese Tencent (WeChat) investe in Spotify Questa causa giunge a seguito di una proposta di una transazione da 43 milioni di dollari che coinvolge i detentori di diritti musicali e Spotify in un’azione legale collettiva promossa da Melissa Ferrick. Wixen tuttavia sostiene che quell’accordo «non compensa adeguatamente Wixen o i cantautori che rappresenta». In tale accordo, l’azienda ha ammesso di non aver ottenuto le necessarie licenze per riprodurre e distribuire composizioni musicali sulla sua piattaforma. Resta da vedere quanto la causa in corso influenzerà la percezione del rischio da parte degli investitori.