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La tanto attesa IPO di Spotify di cui spesso abbiamo parlato forse non arriverà mai. Infatti, è di qualche giorno fa la notizia che il noto servizio di musica in streaming stia considerando di entrare nel mercato vendendo direttamente agli investitori le azioni, senza il classico evento di raccolta fondi.
L’ultima valutazione che era stata resa pubblica risale a qualche anno fa e ammonta a 8,5 miliardi di dollari. Per la quotazione l’obiettivo è quello di arrivare a 10 miliardi di dollari.
Si tratta di piani non ufficiali, ma sembra che Spotify sia aperta al direct listing: un approccio inusuale al mercato, soprattutto per le aziende tech. In questa maniera, si eviterebbe di pagare molte tasse alle banche d’investimento, ma non senza dei rischi.
Il giorno di debutto sul mercato è un momento cruciale per aziende tech come Spotify, non solo per le prestazioni e il valore delle azioni ma anche per catturare l’attenzione di stampa, investitori, potenziali clienti e spesso anche potenziali dipendenti.
Senza una IPO, l’andamento del titolo sarebbe completamente “casuale”: probabilmente non ci sarà emissione di nuove azioni - e quindi diluizione del capitale -, gli attuali azionisti non dovranno pre-vendere le loro azioni a nuovi investitori, non ci sarà nessun periodo di lock-up. Piuttosto, le azioni saranno semplicemente scambiate ai livelli attuali, con il grosso rischio però che il titolo subisca degli sbalzi consistenti.
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Oltre ai piani per entrare nel mercato, Spotify sta cercando costantemente di migliorare e offrire più servizi ai propri utenti. In quest’ottica, un accordo recente con Universal che permetterà agli utenti Premium, ossia quelli che pagano per il servizio, di ascoltare in anteprima di ben due settimane gli album della casa discografica.
Questo accordo di licenza è un ottimo passo per Spotify, anche in vista dello sbarco in borsa e si prospettano accordi simili anche con Warner Music e Sony Music.
Insomma, non resta che stare a vedere quali saranno in effetti le mosse strategiche dell'azienda rivelazione dello streaming musicale.
Senza un'IPO, l'andamento del titolo sarebbe casuale. La strada sarebbe più breve e meno costosa ma con il grosso rischio che il titolo subisca sbalzi consistenti e imprevedibili.