Si può prevedere quando e dove colpiranno i terremoti?
Questa domanda è stata posta spesso, in seguito ad accadimenti tragici quali quelli avvenuti negli ultimi anni in Italia, dove interi paesi sono stati squassati da eventi sismici e tante sono state le vittime. Un gruppo di ricerca guidato da Bertrand Rouet-Leduc de Los Alamos National Laboratory del New Mexico forse cambierà nel futuro il destino di molti, perché si sta occupando dello sviluppo di un’intelligenza artificiale, che, attraverso il machine learning, potrebbe contribuire a fornire dati utili per prevedere i possibili terremoti.
Il machine learning applicato ai terremoti
Per il momento, si tratta ancora di una fase sperimentale. La squadra del New Mexico ha riprodotto nei suoi laboratori alcuni eventi sismici attraverso la realizzazione di una faglia artificiale.
Questa, sottoposta a pressione, ha fatto registrare il suono degli sfregamenti e degli scricchiolii che in generale avvengono prima del terremoto; il team di ricerca ha dunque trovato che c’è qualche schema nelle onde sonore che l’I.A. – grazie all’apprendimento automatico che permette a un programma di acquisire una grandissima quantità di dati, trovando collegamenti e imparando ad analizzarli per poter riconoscere elementi da informazioni successive - riesce a decifrare prevedendo le scosse, che sono irregolari, prima che avvengano, anche se il tempo di occorrenza variava.
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"L'analisi fatta grazie all'apprendimento della macchina suggerisce che il sistema emette una piccola ma crescente quantità di energia durante tutto il ciclo di stress – come si può leggere nel documento degli scienziati - prima di rilasciare all'improvviso l'energia accumulata quando si verifica lo scivolamento."
Chiaramente, prevedere i terremoti in laboratorio non è la stessa cosa che farlo nella realtà, perché i modelli hanno dei limiti e sono sottoposti a condizioni diverse come per esempio la magnitudo che in laboratorio è più alta rispetto a quella che si verifica nei terremoti veri ma "qualsiasi modello analogico ha dei limiti" - spiega Carlo Doglioni, presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia - "Questo approccio merita attenzione. Sia nell'applicazione dell'intelligenza artificiale in questo settore, sia nella ricerca sui precursori, sulla quale occorrerebbe investire di più".
Molto presto il programma verrà usato fuori dai laboratori, ovvero in territori soggetti a frequenti eventi sismici.