Trattare il tema lavoro è pericoloso. Spesso, molto spesso, ci sono opinioni discordanti riguardo a ciò che va inserito nel curriculum vitae, su ciò che va chiesto al recruiter, su ciò che invece non va mai detto e così via.
Un recente articolo di Liz Ryan su Forbes fa luce, poi, su una faccenda parecchio delicata, quella dei cosiddetti candidati passivi.
Un candidato passivo è un soggetto già impiegato che non è alla ricerca di un lavoro ma che viene ugualmente contattato dalle aziende in cerca di profili interessanti.
La domanda reale che dovremmo porci è perché un datore di lavoro preferisce qualcuno che non è interessato alla posizione aperta, ma snobba chi ha investito tempo ed energie per informarsi sull'azienda, inviare CV, lettera motivazionale e portfolio?
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La risposta potrebbe essere questa: i responsabili HR hanno paura di sbagliare e per questo motivo giudicano i candidati per la loro attuale condizione lavorativa. Ryan fa riferimento nello specifico ad una serie di argomenti utilizzati dai responsabili HR con i quali si giustificano per queste scelte. Ricostruiamole insieme.
Perché le aziende amano i candidati passivi? Parola ai recruiter
Di seguito un elenco con una serie di giustificazioni fornite dai recruiter:
- Se qualcuno è impiegato in un'azienda sarà un profilo valido per il proprio datore di lavoro mentre se non sta lavorando non possiamo sapere se è un candidato valido.
- I candidati disoccupati potrebbero aver perso le loro abilità.
- Quando privilegiamo i candidati passivi rispetto a quelli in cerca di lavoro lo facciamo perché non dobbiamo preoccuparci di capire i motivi legati al loro licenziamento.
Lascio a te l'arduo compito di commentare queste giustificazioni poco plausibili. Ma quali potrebbero essere le reali ragioni legate a queste scelte? Proviamo a rispondere.
Perché le aziende amano i candidati passivi: le ragioni reali
- Alcuni manager non si fidano del proprio istinto riguardo la ricerca dei migliori talenti, per questo motivo contattano i candidati passivi che, banalmente, lavorano per i loro competitor. In questo modo si può portar via qualcuno da un'azienda rivale facendo in modo che il processo diventi più importante della persona che viene assunta.
- Scegliere un candidato passivo affrettando il processo di selezione è facile, oltre ad essere da pigri. Questa facilità di scelta non sempre premia. Come dicevamo in precedenza non è scontato che un candidato passivo sia più preparato di uno alla ricerca di lavoro. Questo genere di decisione allevia le responsabilità dei recruiter dal rischio di "aver tentato".
- Alcuni manager sono prevenuti nei confronti dei candidati disoccupati per l'antica credenza secondo la quale solo i cattivi dipendenti vengono licenziati.
Bisogna aver la fortuna di avere a che fare con un manager in grado di capire se ha di fronte un vero talento, ma questo processo non può essere affrettato o peggio automatizzato, resta sempre legato ad una parte fondamentale di ogni processo di assunzione: le persone.