Se volessimo avere una cartina di tornasole del grado di efficienza e modernità di un’azienda, basterebbe passare una giornata nella sua sede lavorativa.
Sedi domestiche riallocate come sedi aziendali, open space all’ultimo grido - a volte anche nel senso letterale del termine, a causa della confusione di alcune giornate troppo frenetiche - sedi commerciali dove si è costretti a timbrare il cartellino perché il proprietario pensa che altrimenti non si produrrebbe quotidianamente, e altri non-sense del genere.
Per fortuna in questo caso la Digital Economy ci ha portato in dote oltre che un nuovo mindset, una nuova predisposizione del management aziendale a valutare un modo diverso di approcciarsi al luogo e all’orario di lavoro.
Luoghi di lavoro nell'era digitale: la produzione come output
Da troppi anni si parla di telelavoro o lavoro da casa, ma come sempre più si parla di qualcosa, meno la si mette in pratica correttamente.
Questo approccio troppe volte è stato applicato in maniera “punitiva” nei confronti dei dipendenti, soprattutto colletti bianchi, ritenuti meno produttivi e di cui si è chiesta la riduzione della presenza in ufficio, vissuta come allontanamento dal contesto della produzione. Eppure, non ci sono neanche evidenze scientifiche del fatto che otto ore al giorno seduti ad una scrivania renda più produttivi rispetto a un orario e un luogo scelti in modo più flessibile e congeniale alle proprie esigenze.
La Digital Economy sposta il focus sulla produzione intesa come output e non come presenza fisica in un luogo certo e in un orario certo. Anche perché è invece scientificamente provato che il cervello umano abbia performance secondo uno schema sinusoidale e non costante. Nel mio lavoro quotidiano preferisco che un mio collaboratore mi consegni un prodotto finito su cui io non debba rimettere mano, piuttosto che mi si sieda a fianco e non mi consegni nulla o peggio ancora un progetto che debba essere interamente rivisto.
LEGGI ANCHE: Come costruire una carriera nel Digital Marketing: strumenti, trend e strategy
Quindi tornando al lavoro da remoto, ben venga se finalizzato a mettere in condizione il lavoratore di produrre con qualità ed efficienza, ma attenzione a non abusarne perché è fondamentale in ogni dinamica aziendale lo scambio di punti vista, il confronto e l’aiuto reciproco con colleghi e partner commerciali.
Spazi di lavoro e performance: largo alle collaborazioni creative
Il nuovo trend è quello di dare più importanza alle performance dei lavoratori piuttosto che alla presenza fisica costante negli spazi di lavoro aziendali tradizionali. Di conseguenza cambiano anche le logiche di identificazione degli spazi di lavoro più utili per il business e l'efficienza dei dipendenti.
LEGGI ANCHE: Adidas adotta gli spazi di lavoro Nook per gli uffici di Amsterdam
Proprio in ragione di questo, tutti coloro che volessero identificare una nuova sede lavorativa, dal libero professionista, al proprietario di azienda, alla ditta individuale, dovrebbe partire da alcune riflessioni.
Cominciate a prendere in considerazione spazi comuni con altre realtà, in cui si possano ipotizzare delle collaborazioni creative e progetti cooperativi, dove le aree di break o all’aria aperta non siano riservate e/o frequentate solo dagli addicted del fumo.
C’è vera Open Innovation solo laddove si superano i confini tradizionalmente stabiliti.