La realtà virtuale sta diventando – e lo diventerà ancor di più nel 2017 – uno dei principali argomenti di discussione nell'ambito dei social media.
Nel corso della storia, l’attenzione delle persone si è concentrata, di volta in volta, sul modo di comunicare più coinvolgente del momento: si è partiti dalla narrazione attraverso la scrittura, per poi valorizzare il tutto con foto e video. Alla base, vi era sempre un elemento tecnico, un medium, a caratterizzare il tutto.
Bene, la realtà virtuale sarà il prossimo livello che raggiungerà la tecnologia interattiva: un'esperienza condivisa che offrirà la possibilità di osservare il mondo dal punto di vista di un'altra persona.
Attraverso la realtà virtuale gli utenti saranno in grado di interagire davvero, coinvolgendone altri, all'interno di uno spazio digitale.
Ma come sarà possibile tutto questo?
Per rispondere a questa domanda, Facebook ha recentemente affidato a Neurons Inc, una società di neuroscienze applicate, uno studio sulle capacità delle persone ad impegnarsi e a connettersi all'interno della realtà virtuale.
Neurons ha esaminato le risposte di 60 partecipanti all'esperimento – persone tra i 18 e i 51 anni – che hanno preso parte ad una conversazione one-to-one in un ambiente di virtual reality.
I partecipanti non si sono incontrati fisicamente e Neurons, attraverso scanner cerebrali EEG e la tecnica dell’eye tracking, ha valutato quali fossero le loro reazioni emotive e inconsce a questo tipo d’interazione.
I risultati ottenuti dallo studio sono molto interessanti.
Connettività virtuale
Prima di tutto, i dati hanno mostrato come i partecipanti "hanno espresso, costantemente, livelli di motivazione positiva e hanno dimostrato livelli di sforzo cognitivo che sono scesi nel corso del tempo". Detta in altri termini, i partecipanti erano a loro agio e sempre più coinvolti nella conversazione avuta in un contesto di realtà virtuale.
I dati EEG hanno, inoltre messo in luce come i partecipantie abbiano mediamente stazionato nella “zona ideale per ricordare ed elaborare le informazioni”.
Un altro indicatore di comfort è rappresentato dal fatto che le conversazioni, in media, sono durate circa 20 minuti; i partecipanti però, quando gli è stato chiesto di stimare il tempo che avevano trascorso a parlare, hanno risposto circa 13 minuti. Il tempo effettivo è stato quindi maggiore di quello percepito (proprio come quando si dice "Il tempo vola!").
Capacità inclusive
I ricercatori hanno anche verificato l'impatto della comunicazione all'interno della realtà virtuale, esaminando lo stile personale di comunicazione dei partecipanti.
Grazie ad un breve sondaggio, si è tenuto conto della natura introversa o estroversa di ognuno dei partecipanti e, a conclusione dell’esperimento, eè emerso che:
"Mentre i risultati EEG di entrambi i tipi di persone – introverse ed estroverse - hanno indicato il loro impegno all'interno della conversazione in realtà virtuale, i dati che riguardavano gli utenti più timidi e chiusi hanno mostrato che queste persone risultano essere più coinvolte negli incontri in realtà virtuale che da quelli face-to-face. Il contrario è vero per le persone estroverse".
Alcuni studi accademici hanno dimostrato che le persone introverse rappresentano circa un terzo della popolazione mondiale, e ovviamente un carattere più timido si riflette anche nel modo di interagire sui social media. Al contrario, gli estroversi esprimono maggiormente le proprie reazioni, evidenziando le loro relazioni e pubblicando un maggior numero di post.
Dunque, tenendo conto di tali dati, la realtà virtuale potrebbe rappresentare un mezzo importante ed altamente inclusivo, soprattutto per le persone meno attive sui social media.
Come dichiarato da uno dei partecipanti allo studio:
“La realtà virtuale ti permette di essere più aperto perché l’altra persona non ti fissa e non ti giudica”.
Avere tutti i vantaggi della comunicazione face-to-face ma senza doversi preoccupare di come apparire agli altri: questa è la realtà virtuale.
Maggiori opportunità
Oltre che per la maggior connettività ed inclusione, attraverso uno studio precedente – condotto nel 2015 - Facebook ha scoperto che le persone non vedono l’ora di utilizzare la realtà virtuale in molti modi diversi: lo shopping, l'intrattenimento e il lavoro ne rappresentano tre esempi.
Tutto questo si rivelerebbe una grande opportunità anche per i brand, che potrebbero rivoluzionare la propria social media strategy rendendo le proprie campagne di marketing molto più coinvolgenti ed efficaci. Tuttavia, i costi di tali strumenti rappresentano ancora una barriera.
Facebook, però, a prescindere da studi così "avveniristici", sta cercando di avvicinarsi al mondo della realtà virtuale già oggi attraverso diversi strumenti: un esempio è rappresentato dai video in diretta a 360 gradi, che il social network ha integrato recentemente come parte integrante dell’opzione Live e che sono già diventati parte integrante delle strategie di social media marketing (come ad esempio marchi come AirBnB).
https://twitter.com/Airbnb/status/817446748113149952?ref_src=twsrc%5Etfw
Tali applicazioni sono un’anticipazione di quello che sarà la realtà virtuale. I brand che saranno in grado di adattarsi e utilizzare queste tecnologie per migliorare l'esperienza dei propri clienti avranno la possibilità di distinguersi come leader del settore.
In ogni caso, ci vorrà ancora del tempo prima che tecnologie del genere entrino a far parte della nostra vita quotidiana. Fino ad allora, è necessario rendersi conto della trasformazione che potrà subire ogni nostra azione.
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