In casa Facebook la battaglia per la trasparenza non si ferma. Una delle sfide più difficili che il social sta affrontando è proprio quella di garantire la credibilità del suo network, dove si aggirano più o meno indisturbati individui, organizzazioni e brand.
Gli strumenti a disposizione di questi utenti sono diversi, alcuni molto efficaci e diffusi come ad esempio Facebook Ads. Tuttavia, dietro a questo dirompente tool di marketing, si celano anche situazioni poco chiare riconducibili spesso al fenomeno della pubblicità ingannevole.
Troppo bello per essere vero
Immaginatevi un annuncio che vi mostra il vestito o l’accessorio dei vostri sogni ad un prezzo stracciato, che fa capo ad una pagina con milioni di like, grafica professionale e testimonial famosi. L'esperienza di shopping sul sito di riferimento è facile ma, al momento della consegna, ciò che arriva (se arriva), non è esattamente quello che avevate visto indossare dalla modella in foto... E magari il rimborso è merce rara.
Il tema è stato affrontato in occasione di un’inchiesta svolta da BuzzFeed News lo scorso 5 aprile. I reporter del sito hanno identificato un gruppo di aziende cinesi di abbigliamento che si celano dietro a brand come Zaful, SammyDress, DressLily, RoseGal, RoseWe, TideBuy, Choies e RomWe. Il meccanismo, denunciato in questo caso da migliaia di donne americane, è molto semplice: i brand pubblicano inserzioni utilizzando come oggetto foto rubate da altre aziende o persone; i prodotti che vengono realmente spediti risultano essere però delle scarse riproduzioni, talvolta impossibili da indossare.
La risposta di Facebook
Il fenomeno non è isolato tanto che il social network sta lavorando per correre ai ripari e per difendere la credibilità dei contenuti che promuove.
“Uno dei nostri obiettivi più importanti con Facebook Ads è quello di presentare agli utenti quelle esperienze che sono rilevanti e di qualità” afferma Andrew Bosworth, Vice Presidente di Facebook Ads e Facebook Pages, in una dichiarazione inviata in merito all'indagine; “comprendiamo la gravità del problema" continua "e stiamo prendendo la questione molto seriamente”.
Sempre secondo il sito BuzzFeed, uno dei risultati dell’impegno preso potrebbe essere proprio il recente lancio, in versione test, di un nuovo strumento che consente agli utenti di valutare la qualità dell’acquisto effettuato a seguito di annunci pubblicati con Facebook Ads.
La finestra appare sotto l’inserzione, chiedendo all’utente se in passato abbia mai comprato da quel venditore e in tal caso, di indicarne l'esito: è andata "bene", "male" oppure "non ho comprato".
Il social network sarà così in grado di raccogliere feedback sulle esperienze degli utenti e contemporaneamente, salvaguardare la correttezza delle attività commerciali che avvengono al suo interno. Va evidenziato che attualmente non risulta chiaro il numero di utenti che sono sottoposti al test; tra le testimonianze autorevoli c’è un tweet pubblicato lo scorso 7 dicembre da Alex c. Kaufman editor di Huffington Post.
Che ne dite, amici lettori? Facebook riuscirà a vincere la sua battaglia contro gli inserzionisti poco corretti? Diteci la vostra sulla nostra pagina Facebook e sul nostro gruppo LinkedIn!