Lo avevamo già scritto circa un mese fa: il 2016 sarà l’anno degli emoji. Faccine, cuori, gesti, cibi, azioni: per qualunque cosa si voglia esprimere, esiste l’emoji perfetto per l’occasione (o quasi, siamo ancora in attesa del simbolo dell’avocado), e non si tratta di semplici “disegnini”. Secondo quanto riportato dall’Oxford Dictionaries, che ha indicato come termine dell’anno 2016 l’icona del pianto di gioia, l’utilizzo degli emoji nel 2015 è triplicato, e dovremo quindi aspettarci una crescita massiva del fenomeno nel corso del nuovo anno. Ancora non ci credete? Abbiamo le prove!
Prova numero 1: Adotta un emoji
Hai letto bene: è possibile adottare un emoji. La notizia è stata data direttamente dall’Unicode Consortium, ovvero la società che si occupa di definire gli standard di scrittura a livello mondiale e che ha lanciato la campagna Adopt-a-Character, ovvero la possibilità di sostenere il proprio emoji preferito per 12 mesi, attraverso donazioni deducibili dalle tasse. Le “adozioni” partono da un minimo di $100 per la versione base (bronze), senza limiti di disponibilità, $1.000 per la versione intermedia (Silver), di cui sono disponibili 5 adozioni per emoji, e $5.000 per il livello più alto (gold).
Ovviamente, più alto sarà il livello di donazione selezionato e maggiori saranno i riconoscimenti per il sostenitore dell’emoji; con un’adozione gold infatti si diverrà i principali supporter dell’emoji, e questo sarà reso ben evidente sul sito di Unicode attraverso un hyperlink verso il proprio sito web. Un po’ più limitati i benefit per il sostegno Silver, e Bronze dove sarà comunque far apparire il proprio nome senza però godere della presenza del link. Inoltre, per tutte le donazioni sono previsti dei gifts, ovviamente commisurati al livello di donazione effettuata.
“Stiamo cercando di fornire una forma alternativa di finanziamento che permetta [a Unicode] di indirizzare alcuni di questi linguaggi, che al momento non sono molto usati, così da preservare il linguaggio ed il suo patrimonio, e renderli più usufruibili sui computer” ha dichiarato a VentureBeat Mark Davis, Unicode president e chief international architect di Google.
Prova numero 2: come usare gli emoji nelle mail di lavoro
Ci sono luoghi (virtuali) dove usare gli emoji, e altri dove invece sarebbe bene mantenere un certo profilo. O forse no: c’è chi pensa che inserire faccine e simboli all’interno di comunicazioni di lavoro non sia poi così tanto inappropriato. Certo è che, nel caso si dovesse decidere di utilizzare gli amati simboli all’interno dell’ambito lavorativo, sarà necessario adottare qualche accorgimento, selezionando le persone con cui ci si andrà ad interfacciare nel modo più consono. Perché, è bene ricordarselo, oltre a vestirsi e comportarsi in modo appropriato per il lavoro che si svolge è fondamentale comunicare nella maniera corretta adattando il proprio linguaggio a chi si ha di fronte. Quindi, nel caso si stia mandando una mail al proprio capo forse sarà meglio evitare faccine sorridenti, ma in caso di comunicazioni tra pari o non formali, o nel caso non si voglia apparire troppo bruschi, ci si potrà anche lasciare andare un po’ (con moderazione!).
C’è però chi non crede nell’utilizzo degli degli emoji in ambito lavorativo, e nel loro futuro. Il Dr. Joseph Barber, Associate Director presso il Career Services dell’università della Pennsylvania, che intervistato da Mashable ha affermato:
“Non vedo un utilizzo massiccio delle emoticon nel futuro delle comunicazioni professionali ed aziendali. Il loro uso potrebbe essere più comune in alcuni settori e nelle start-up, ma saranno comunque associate con la comunicazione diretta, e le persone che potranno davvero usare bene questo strumento saranno probabilmente coloro che ricoprono ruoli manageriali e di leadership.”
Qual è quindi, la conclusione di tutto questo? Gli emoji possono essere usati al lavoro, ma con tanta, tanta attenzione, e non con il capo!
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Prova numero 3: gli emoji hanno dominato le campagne di marketing 2015
Domino's Pizza, Coca-Cola, Taco Bell, Bud Light, Burger King, Chevrolet, Star Wars, Chicago's Superdawg, Ford Focus, Saturday Night Live: cosa hanno in comune queste realtà, a primo sguardo piuttosto diverse tra di loro? Nel 2015, hanno tutti utilizzato gli emoji in maniera creativa ed innovativa per le proprie comunicazioni, rendendole uno strumento fondamentale della propria strategia di marketing e non solo. Nel caso di Domino’s infatti, questi simboli vanno oltre e si stanno traducendo in una nuova piattaforma di ordinazione, perché secondo quanto dichiarato ad Ad Age “Gli utenti che usano l’emoji della pizza per le proprie ordinazioni sono 4 volte di più rispetto a coloro che digitano la frase ‘Easy Order’”. E se qualcuno di voi avesse provato ad utilizzare l’hashtag #ShareaCoke (digitata 170,500 volte solo il primo giorno!), avrà visto apparire l’immagine delle celebri bottigliette che brindano tra di loro. Se la bevanda con le bollicine non fa per voi ma siete fan Chevrolet, probabilmente non vi sarà sfuggita l’iniziativa Chevy Cruz, ideata per il lancio della versione 2016 e sostenuta da un video ed una campagna Twitter, dove è stato coinvolto il comico Norm McDonald, che ha provveduto a “tradurre l’annuncio in emoji per Chevrolet”.
Insomma, gli emoji sono strumenti utili e versatili, dal potenziale enorme: noi non vediamo l’ora di vedere cosa accadrà nel 2016, e come le compagnie decideranno di implementarli nella propria comunicazione.