Accade che una piccola impresa nata da appena sei anni nella città di Moncalieri, alle porte di Torino, che si chiama Neve, cresca così bene da ritagliarsi una fetta di mercato importante nel campo della cosmesi. Prodotti cruelty free, naturali e di alta qualità, che in poco tempo attirano clienti e ottime recensioni.
Accade poi che una multinazionale della cosmetica, tedesca, che si chiama Nivea, noti la crescita della piccola realtà italiana, e le faccia causa per la somiglianza di nome tra i due marchi.
Il mercato di queste due aziende è rappresentato nella maggior parte da donne tra i venti e i cinquant’anni, la cui abitudine da web user si chiama Facebook. Proprio qui accade ciò che facilmente ci si potrebbe aspettare: sulla pagina italiana della multinazionale piovono critiche feroci, prontamente eliminate dai social media manager, dietro suggerimento del team di crisi (che ogni grande azienda ha).
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Perché eliminare i commenti se tanto poi vengono screenshottati dagli utenti e ripostati in rete? Semplice, per limitare il più possibile l’eventualità di far comparire quelle critiche nei motori di ricerca, poiché sarebbero indicizzate trovandosi sugli spazi web della multinazionale. Il tempo in parte cancella la memoria, così come è accaduto mesi fa con il caso delle piume d’oca di Moncler e il servizio di Report: dunque, in questo caso, la gestione della comunicazione è stata sensata e condivisibile, anche se un comunicato stampa sarebbe stato più utile del silenzio.
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Per la piccola, ma agguerrita, realtà italiana, invece, la pubblicità derivante dal caos è stata enorme e positiva, con addirittura un hashtag creato ad hoc che in poco tempo ha fatto il giro di Facebook e del resto del web 2.0.
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Spostandoci sul lato legale, però, non è andata così bene: il primo round è stato vinto da Nivea®, che ha dimostrato come il proprio nome e quello di Neve derivassero entrambi dal latino (lingua che tanto morta poi non è) niveus/nivea/niveum ossia "bianco come la neve”. Il tribunale di Milano ha pertanto dichiarato la nullità del marchio Neve, che dal canto suo intende ricorrere in appello, forte del consenso e dell’appoggio dei propri clienti e di quelli che ha ottenuto grazie al caso in questione.
Insomma, sotto il profilo vendite, il Natale sotto la Neve sarà piacevole, nonostante le beghe legali.