Per Natale ho regalato alla mia mamma uno smartphone. Scartato il pacchetto, mamma con gli occhi pieni di gioia, simili ai miei da bimba davanti a ‘Barbie luci di stelle’, salta dalla sedia al grido di: “Ora anche io potrò avere whatsapp!”. Da qual momento hi-tech è iniziata la formazione e anche i miei dubbi: “Avrò fatto la cosa giusta? Mi sarò data la (whats)zappa sui piedi?”. Mia mamma avrebbe conosciuto ancora di più i miei orari monitorando gli accessi all’app, in particolare quelli in cui sarei andata a dormire, e avrebbe avuto la possibilità di sapere se avessi letto o meno un messaggio. Averle regalato lo smartphone era stata una scelta per migliorare la nostra comunicazione tramite la tecnologia, un modo per farla preoccupare di più e rinunciare così anche alla mia privacy?
Mi sono venute in mente le parole di Stefano Rodotà scritte nell’articolo “Persona, libertà, tecnologia”:
Quali sono le dimensioni della libertà nell’età della scienza e della tecnologia? È giusto invocare la protezione della vita privata, ma non basta. Il nostro modo di vivere è divenuto un flusso continuo di informazioni, inarrestabile, che noi stessi alimentiamo per avere accesso a beni e servizi.
A discapito forse di un pizzico di privacy ho infatti dato accesso a mia madre a un bene, lo smartphone, e a servizi... precisamene, infiniti servizi. Ho forse rivoluzionato in parte la vita di madre, rendendo anche lei ancora più digitale e contribuendo a dare un’ulteriore sforbiciata, dato che mamma se la cava egregiamente con il pc, a quel famoso digital divide di cui tanto si è parlato con l’avvento del web 2.0. Ho dato a mamma l’opportunità di condividere con me e tante altre persone emozioni ed esperienze, di ‘cercare’ e ‘conoscere’ in qualsiasi momento, di avere un collegamento con il mondo a portata di tasca: da Google a YouTube, fino alla mail e a Google Maps.
Ormai la società in cui viviamo è assolutamente tecnologica e anche gli italiani pare in parte ne siano consapevoli considerando i dati Istat pubblicati il 18 dicembre 2014 con la ricerca “I cittadini e le nuove tecnologie” :
Nel 2014, aumenta rispetto all'anno precedente la quota di famiglie che dispongono di un accesso ad Internet da casa e di una connessione a banda larga (rispettivamente dal 60,7% al 64% e dal 59,7% al 62,7%). Le famiglie con almeno un minorenne sono le più attrezzate tecnologicamente: l'87,1% possiede un personal computer, l'89% ha accesso ad Internet da casa. Nel 2014 oltre la metà delle persone con almeno 3 anni di età (54,7%) utilizza il pc e oltre la metà della popolazione di 6 anni e più (57,3%) naviga su Internet. Rispetto al 2013 rimane stabile l'uso del personal computer mentre aumenta quello di Internet (+2,5 punti percentuali). In particolare aumenta l'uso giornaliero del web (+3,3 punti percentuali).
Certo, il nostro Paese ancora tanto deve lavorare nella diffusione della tecnologia considerando gli ultimi dati Eurostat:
Sono ormai quasi due terzi (65%) gli europei che usano quotidianamente internet, un numero ormai più che raddoppiato rispetto al 2006, mentre si è più che dimezzato il numero di chi in Europa non ha mai usato internet (18%). L’Italia resta però indietro, tra i paesi maglia nera in Europa con il maggior numero di persone che tuttora non si sono mai connesse (32%) e sotto la media Ue anche per il numero di utenti quotidiani (58%). Più indietro dell'Italia solo Romania (39%) Bulgaria (37%) e Grecia (33%), mentre all'opposto sono quasi tutti connessi in Danimarca (solo il 3% non ha mai usato internet), Lussemburgo (4%), Olanda (5%), Finlandia, Svezia e Gran Bretagna (6%).
L’utilizzo di internet in Italia non è al massimo rispetto agli altri paesi dell’Europa. Molto ancora si deve fare ma di certo che la tecnologia abbia influenzato la nostra vita è abbastanza evidente. Addirittura c’è chi sostiene empiricamente che l’hitech possa anche avere effetti negativi.
Secondo uno studio presso della Kent State University in Ohio condotto su 500 giovani da Jacob Barkley, Aryn Karpinski e Andrew Lepp e pubblicato sulla rivista Computers in Human Behavior, un utilizzo troppo frequente del cellulare farebbe diventare ansiosi riducendo il livello di felicità, e influisce negativamente anche sullo studio. La tecnologia usata male produrrebbe effetti negativi anche sulla memoria: scattare ripetutamente foto di luoghi, viaggi o eventi ne ridurrebbe la capacità mnemonica di serbarli. Ciò perché non ci si concentrerebbe ad osservarli, rassicurati dalla possibilità di poter immortalarli in fotografia.
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Sinceramente non me la sento di biasimare queste rilevazioni anche se è abbastanza ovvio che tutte le cose se non usate con moderazione possono creare problemi. Ma la mia formazione universitaria, la mia esperienza lavorativa e anche interpersonale mi hanno reso fan della tecnologia. Sono profondamente convinta che per quanto possa avere degli effetti negativi, condizionare i nostri comportamenti, limitare la privacy e quanto altro… hi-tech è bello!
E’ bello poter fare un colloquio per una posizione dall’altra parte del mondo tramite Skype o con Hangout. E’ bello anche poter indossare un orologio e gestire il proprio smartphone grazie agli sviluppi della wearable tecnology. E’ bello monitorare la propria casa tramite un’app con l’evoluzione della domotica. Hitech è bello anche perché ci sono persone che hanno progettato un anello con la stampa 3d per far leggere gli ipovedenti, è bello perché i Google Glass rivoluzioneranno la medicina, è bello perché un microchip presto ci potrà evitare gli sprechi avvertendoci dei cibi in scadenza nel frigo. Hi-tech è anche bello perché ora potrò mandare a mia mamma su Whatsapp il link di questo post e renderla un po’ più orgogliosa di sua figlia!
Allora Guerrieri, pesate a come sarebbe più lenta la vostra vita senza la tecnologia: stavamo meglio quando stavamo peggio? No, non posso credere che un Ninja digital addicted pensi questo, se così fosse un bit vi seppellirà!