Tim Berners-Lee, padre del web, in occasione del venticinquesimo compleanno della sua creatura ha parlato della necessità di una Magna Carta dei diritti digitali: "Abbiamo bisogno di una costituzione globale, una carta dei diritti" ha detto, riferendosi chiaramente alle tante situazioni controverse che hanno interessato il web negli ultimi anni, dall'attività di spionaggio della NSA alla profilazione degli utenti tramite i social media.
"I nostri diritti sono stati calpestati più volte e il guaio è che ci siamo abituati a questo. Voglio riportare il web nelle nostre mani e definire cosa vogliamo che sia per i prossimi venticinque anni".
La sua iniziativa si chiama "The web we want", un programma che intende coinvolgere tutti coloro che credono sia possibile un web più simile alle intenzioni originarie: "Il web dovrebbe essere accessibile a tutti, da ogni dispositivo, dev'essere uno strumento attraverso cui l'uomo possa esprimere il suo potenziale e garantire la propria dignità e diritti civili".
Detta così, è difficile essere in disaccordo con lui: eppure, c'è chi mette in dubbio l'effettiva fattibilità della pur legittima e condivisibile battaglia.
Michelle Dean di Gawker.com, infatti, si domanda se effettivamente è possibile redigere una Magna Carta per il web. A suo modo di vedere, l'idea è in sostanza irrealizzabile. Le contestazione della Dean riguardano più punti:
- In primo luogo, è difficile, forse utopistico, pensare a una carta dei diritti inattaccabile, rispettata dai governi mondiali e dal web stesso.
- Non esiste un Re Giovanni Senzaterra per il web, nel senso che non esiste un'autorità univoca che possa essere considerata legittimata a compilare una carta dei diritti. Inoltre, non ci sarebbe una forza di polizia ad hoc per difendere i principi della carta.
- Infine, ogni sorta di governo contraddirebbe la natura libera e aperta del web. Sarebbe, insomma, un'idea conservatrice, opposta all'idea di "libertà" propria del web.
Dubbi legittimi, che non scalfiscono la bontà delle istanze di Berners-Lee: un web in cui diritti e doveri di utenti, governi e aziende siano bilanciati.
Non a caso, dopo la sentenza della Corte di Giustizia della UE che ha stabilito la responsabilità del gestore del motore di ricerca riguardo ai dati personali degli utenti, a Google sono arrivate molte richieste di cancellazione di dati indesiderati.
In tal senso, a prescindere che sia un'utopia o no, la visione di Berners-Lee può rappresentare uno spunto di riflessione e un pungolo per costruire un web meno anarchico: ma è davvero quello che vogliamo?