L’economia sta cambiando. Il mondo sta cambiando. Startup, fablab, incubatore sono le parole d’ordine che si sono pian piano imposte negli ultimi anni. E l’Italia, per fortuna, non è rimasta a guardare.
È notizia di questi giorni che l’incubatore di startup digitali Digital Magic è stato ammesso dalla Borsa Italiana alla negoziazione su AIM Italia, il Mercato Alternativo del Capitale dedicato alle piccole e medie imprese tecnologiche italiane ad alto potenziale di crescita. La negoziazione delle azioni ordinarie della società è iniziata ieri, mercoledì 31 luglio.
Digital Magics è una investment company fondata nel 2004 da Enrico Gasperini e dal 2008 opera come incubatore di startup innovative digitali, che propongono contenuti e prodotti ad alto contenuto tecnologico.
Il modello Digital Magics si basa sul Digital Magics LAB, il team che identifica, analizza e lancia le nuove iniziative, fornendo alle startup innovative servizi di mentorship, finanziari, amministrativi, strategici, logistici, tecnologici e di comunicazione e marketing, oltre a un supporto di business management in grado di accelerare il processo
di crescita dell’impresa.
Dalla sua fondazione Digital Magics ha investito circa 10 milioni e creato 35 startup per circa 300 posti di lavoro.
I Soci Fondatori di Digital Magics sono Enrico Gasperini (Presidente), Alberto Fioravanti, Gabriele Ronchini e Gabriele Gresta, affiancati dai Partner: Massimiliano Benci, Luca Fabio Giacometti, Alessandro Malacart, Giandomenico Sica, Edmondo Sparano.
L’operazione di collocamento ha comportato l’emissione di 1.239.247 nuove azioni e l’aumento di capitale complessivo è pari a € 8.585.000. Il primo prezzo di negoziazione è fissato in € 7,50 per azione.
Per l’occasione abbiamo intervistato Enrico Gasperini, fondatore e presidente di Digital Magics, che ci commenta la quotazione in borsa dell’azienda.
Cosa significa per l’economia italiana l’ammissione in Borsa di un venture incubator? Quali le conseguenze per voi?
La quotazione di un venture incubator come Digital Magics in Italia rappresenta un momento importante per la nostra economia digitale. Sono convinto che Borsa Italiana e in particolare l’AIM abbiano le potenzialità e le caratteristiche per ricoprire un ruolo importante nella costruzione del segmento del venture capital in Italia, sostenendo lo sviluppo delle imprese tecnologiche ad alto potenziale di crescita, in collaborazione con tutti gli operatori della filiera – istituzioni, università, incubatori, acceleratori, fondi e società di investimento, operatori industriali – che già operano nel mercato dell'innovazione.
L’ammissione in Borsa di Digital Magics è dunque un'operazione di ecosistema, che mira a rafforzare la nostra posizione di
leadership, creando i presupposti per accelerare le nostre attività di investimento e di sviluppo di startup innovative digitali, grazie alle risorse che abbiamo raccolto e alla fiducia dei nostri investitori. La quotazione all’AIM ci consentirà di ampliare ulteriormente e “industrializzare” il nostro modello di business, contribuendo così alla nascita di molte nuove imprese nel settore internet e digital, che ha conosciuto una crescita senza precedenti e che in Italia crescerà a doppia cifra nei prossimi anni.
Che requisiti deve avere una startup per ‘farsi notare’ da Digital Magics e ‘meritare’ il vostro aiuto?
Deve sicuramente avere un’idea “disruptive” e originale alla base, che riesca quindi a creare una nuova nicchia nel mercato digitale italiano. Le startup che finanziamo sono tutte legate al settore internet e propongono contenuti e servizi ad alto valore tecnologico: dall’advertising online, al social commerce, ai servizi business to business.
Un’altra componente fondamentale per entrare nel nostro incubatore è rappresentata dagli imprenditori: il team che compone la nuova impresa. Dal 2008 siamo riusciti a creare un ambiente di lavoro stimolante grazie alle competenze
altamente qualificate dei nostri professionisti e mentori. Il nostro è un lavoro appassionante che parte dai talenti e dalle idee, la selezione dei progetti e soprattutto la scelta dei nostri collaboratori è fondamentale per noi. Partiamo
sempre dai talenti e dalle idee e siamo sempre alla ricerca di nuovi progetti innovativi. Ogni anno ne riceviamo 1000 e ne finanziamo una decina.
Come giudichi lo scenario startup italiano e quali sono le difficoltà di fare startup in Italia?
In Italia siamo ancora agli inizi. Dobbiamo costruire quasi da zero il mercato del venture capital. Siamo da sempre il Paese delle piccole medie imprese: abbiamo talenti, creatività, professionalità e passione. Quello che manca è il sistema. Il 2013
è stato sicuramente l’anno delle startup grazie all’attenzione, per la prima volta, delle istituzioni, alla nascita di tante imprese innovative e di nuovi incubatori, ma non basta. Tutti gli attori della filiera dovrebbero collaborare e creare delle vere e proprie alleanze di sistema, per far sì che l’ecosistema del venture capital e dell’innovazione possa funzionare.
È un modello indispensabile per creare innovazione e nuovi posti di lavoro per il nostro Paese, così come avviene in tutto il mondo. Investire in aziende innovative ad alto potenziale di crescita è il futuro. In USA questo modello virtuoso inizia dalle università e dagli incubatori e finisce con la Borsa: molte sono le startup finanziate, alcune ce la faranno, altre no, e quelle che avranno successo assumeranno i dipendenti delle altre. La Borsa è l’ultimo anello di questo sistema, dobbiamo pensare alla quotazione come una possibilità per crescere.
Per concludere, 3 consigli ai giovani imprenditori.
1. Essere originali e avere un’idea innovativa nel proprio settore di business.
2. Essere umili e tenaci, e credere fortemente nel proprio progetto.
3. Non pretendere di avere competenze a 360°, ma saper scegliere i giusti partner come acceleratori, incubatori, università, che possono sostenere al meglio la neoimpresa e il suo team.