Abbiamo già precedentemente trattato il tema degli eBook, ma abbiamo deciso di affrontarlo nuovamente traendo beneficio dalla testimonianza di Francesco Verso, autore ed editore, che nel 1996 ha deciso di affacciarsi al mondo della scrittura e che nel corso degli anni ha ricevuto diversi riconoscimenti come la vittoria del Premio Urania nel 2009 con il romanzo e-Doll e del Premio Odissea nel 2012 con Livido.
Prima di procedere con l’intervista vorremo farvi riflettere su alcuni numeri che la ricerca dell’Aptara (Aptara Survey of Publishing Professionals) ha portato alla luce:
Tre anni fa ho conosciuto i ragazzi di Kipple Officina Libraria, una casa editrice incentrata sul fantastico e la fantascienza. Senza finanziamenti, né altri capitali, erano costretti a pubblicare pochissimi testi all’anno. L’avvento degli eBook e l’apertura di store come IBS, Amazon e Bookrepublic ci ha permesso di abbattere i costi di produzione legati alla carta, alla distribuzione e al magazzino aumentando dall’altro lato i profitti: i libri sono sempre disponibili, non si esauriscono mai e i pagamenti elettronici sono puntuali e tracciabili. La differenza con l’editoria tradizionale è enorme. Oggi alcuni miei racconti e romanzi sono disponibili su Kipple, senza bisogno di investire grosse cifre.
Oggi gli eBook coprono circa l’1,5% del mercato dei libri, sembra poco, ma se consideriamo una crescita anno su anno del 750% si capisce che le cose stanno cambiando in fretta. Negli Stati Uniti gli eBook valgono già il 25% del mercato e nel Regno Unito il 15%. La carta non scomparirà, solo si useranno due modalità di lettura. Poter scaricare l’anteprima del libro è un grosso vantaggio, una cosa impossibile su cartaceo a meno di non trascorre molto tempo in libreria. A mio avviso, il libro di carta potrebbe diventare il riconoscimento che si attribuisce soltanto agli autori e ai romanzi che vale davvero la pena tenere nella propria libreria.
Non conosco il Kobo, ma ho un Kindle e un iPad. Un eReader non affatica la vista e consente di sottolineare il testo e inserire note e commenti laddove il display retroilliminato di un tablet, dopo un po’, stanca gli occhi come qualsiasi schermo PC. Personalmente passo da uno all’altro più volte al giorno, quindi il consiglio è legato a quanto si legge. Se poche ore, meglio un tablet; se tante ore, un eReader.
Primo, un’idea editoriale forte: il numero di libri digitali pubblicati, per la facilità di commercializzazione, inclusi gli autori “indie” e il self-publishing sta salendo in maniera esorbitante. Il rischio è di essere invisibili, così come lo si era su uno scaffale nascosto in libreria.
Secondo consiglio, competenza: non basta mettere un libro in vendita e sperare che qualcuno lo compri. Se prima aveva senso affidarsi a un distributore che portava il libro alle librerie, oggi questo scenario è superato. Bisogna conoscere il mercato e i suoi influencers, le figure legate al marketing editoriale come ad esempio Anobii e Goodreads, i blogger più autorevoli, oltre che gli strumenti di social network per programmare le uscite.
Terzo consiglio: cura editoriale. Il mercato dei libri vive la stessa bolla virtuale che ha colpito altri mercati. Penso al settore musicale e a quello cinematografico. Molte etichette indipendenti hanno sostituito le major degli anni ’90. Inoltre il prezzo medio del libro sta scendendo, spinto oltre che dall’abbassamento dei costi, anche dal desiderio – spesso narcisistico, altre volte doveroso – degli autori sconosciuti di darsi visibilità regalando il loro libro. Questo può portare a una svalutazione della percezione del valore del prodotto. Ci sono lettori che si lamentano del fatto che un racconto costi 0,89 cents. Per loro, 20/30 pagine dovrebbero essere gratis, quando forse per scrivere il testo ci sono voluti 3/5 mesi di ricerca, studio, scrittura e riscrittura. Si dovrebbe rivalutare la cura editoriale come fattore di differenziazione in un mercato da far-west, dove le grandi case editrici continuano a spartirsi il 70% del mercato, le piccole e medie imprese il 20% e il rimanente 10% è suddiviso tra le centinaia di migliaia di micro case editrici e autori indipendenti.
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