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Il Cosplay, storia di un fenomeno contagioso

Wikipedia definisce il Cosplay come la pratica di indossare un costume che rappresenti un personaggio riconoscibile in un ambito definito ed interpretarne i comportamenti.

Il personaggio scelto può appartenere all’universo dei manga o degli anime giapponesi, ma anche a telefilm, film, band musicali, libri, giochi di ruolo, videogiochi e supereroi.

Il termine Cosplay deriva dall’unione di Costume (costume) e Play (interpretare), rappresentando alla perfezione il “travestirsi dal proprio personaggio preferito”.

Sembra essere stato coniato da Nobuyuki Takahashi, direttore del giapponese Studio Hard Deluxe, dopo aver partecipato al Los Angeles Science Fiction Worldcon del 1984, durante il quale i fan di Star Trek diedero il via alla pratica di riunirsi presentandosi in costume.

La differenza tra ciò che accadeva in America e il movimento nato in Giappone è che i fan di Star Trek si limitavano ad incontrarsi mascherati, mentre i Cosplayer curano la loro interpretazione nei minimi dettagli per poter riprodurre fedelmente il personaggio scelto.

Il fenomeno diventa notevole durante l’epoca di Gundam e nel 1980 giunge per la prima volta agli occhi della stampa nipponica, raggiungendo il suo culmine nel 1995 con Evangelion.

È questo il momento in cui le potenzialità del fenomeno divengono chiare al mercato, la conseguenza principale è la nascita di una moltitudine di negozi specializzati, ma non solo. Sorgono numerosi siti, forum e perfino bar e sale da gioco dove i commessi lavorano travestiti.

La diffusione in costante crescita ha portato il Cosplay a distaccarsi dalle generiche fiere del fumetto. Sono stati creati eventi specifici, come il Cosplay Expo, il Tokio Character Show, il Tokio Game Show, e il Comiket, dove i Cosplayer si esibiscono in monologhi o dialoghi del personaggio rappresentato e si fanno fotografare.

Esistono inoltre manifestazioni chiamate Cosplay Dance Party, in cui gruppi di Cosplayer si esibiscono danzando al ritmo delle sigle degli anime che stanno interpretando.

In Giappone però, i Cosplayer non si esibiscono solo durante le fiere. I giovani spesso si divertono a radunarsi e andare in giro travestiti, suscitando la curiosità dei passanti.

Negli ultimi anni la mania di fare Cosplay si è diffusa in tutto il mondo, le tradizioni si sono mischiate, portando l’introduzione di personaggi che appartengono alla cultura occidentale.

Durante gli anni Novanta il fenomeno Cosplay ha preso piede anche in Italia. Le fiere più note sono: Cartoomics e Fumettopoli di Milano, Romics Conventions e LuccaComics.

Al momento i personaggi più in voga sono quelli appartenenti a Full Metal Alchemist, Galaxy Angel e Naruto. Anche se non mancano eroi classici come Gundam e Evangelion.

Cosplayer possono essere considerati una neotribù. Essi infatti, hanno in comune l’hobby di assumere l’aspetto dei loro beniamini, si divertono a collezionare oggetti considerati di culto perché aiutano a ricreare un universo immaginario non più impossibile da raggiungere e si incontrano, sia virtualmente che face to face, per confrontarsi e scambiarsi oggetti, pareri e consigli.

Essi però, da veri membri di una neotribù, non si comportano così ogni giorno, ma hanno la facoltà di entrare ed uscire a piacimento e liberamente dal proprio costume.

Ma cosa spinge un giovane a spendere fatica e denaro per entrare nei panni di un loro beniamino?

Il Cosplayer è innanzitutto un fan, uno di quelli che va oltre il mero collezionismo e il reinterpretare storie attraverso una fan fiction. Egli tenta di vivere quelle stesse storie, mettendosi alla prova riproducendo costumi sempre più complicati e dettagliati e cercando la gloria tra i suoi simili.

Erica Giambitto, autrice della ricerca per il Centro Studi di Etnografia Digitale intitolata Le Rappresentazioni Culturali dei Cosplayer”, ha riscontrato in essi la voglia di voglia di farsi fotografare e diffondere la cultura Cosplay. Grande importanza ha anche la condivisione delle esperienze vissute nei panni dei loro beniamini: non mancano mai foto e video che verranno diffusi in Rete tramite siti, blog, forum, Facebook e Twitter.

Tra i Cosplayer emerge la volontà di arricchire la produzione culturale e diffondere la propria passione, senza tentare (almeno nella maggioranza dei casi) di prevalere l’uno sull’altro.

Citando Erica Giambitto, si può affermare che essi possono essere ritenuti parte di un modello di società alternativa, meritocratica e paritaria, che si basa su un differente tipo di sistema economico, dove “il valore dello scambio non è determinato dal valore del denaro, bensì è il risultato finale della costruzione del vestito”.

Emerge quindi l’importanza acquisita dalla pratica del DIY (Do It Yourself), che ci fa capire il motivo per il quale i costumi fatti a mano sono sicuramente più apprezzati rispetto a quelli preconfezionati.

Kamija

Mi chiamo Simona, sono nata a Napoli nel 1986. Ho sempre cercato di seguire i miei interessi, sia nella vita che nello studio. Nel 2009 mi sono laureata in Linguaggi Multimediali e Informatica Umanistica all’Orientale di Napoli e nel 2011 ho concluso il percorso universitario con la laurea magistrale in Imprenditoria e Creatività per Cinema, Teatro e Televisione all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Solo negli ultimi due anni ho iniziato a conoscere l’affascinante mondo del marketing non convenzionale, diventato una vera passione. Mi definisco e mi definiscono social media addicted (non potrei vivere senza il mio smartphone!). Adoro guardare telefilm in lingua originale. Riconosco di essere lunatica, caotica e anche abbastanza testarda. Amo il mare, il nuoto, i viaggi, le foto e tutto ciò che è fucsia.

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