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  • Google mette in palio 10 Galaxy Nexus ma non in Italia

    14 Novembre 2011

    10 smartphones per 10 “smart-fans”

    Dopo la presentazione del nuovo Ice cream sandwich di cui vi abbiamo parlato poche settimane fa, venerdì 11 Novembre  Google ha annunciato tramite le sue pagine  “Android” di Google+ e “Google Nexus” di Twitter la creazione di un nuovo contest: in palio 10 Samsung Galaxy Nexus. Ogni giorno a partire da sabato 12 Novembre ore 12:00 americane fino alle 23:59 del 21 novembre 2011 – sempre americane –  Google creerà infatti sulla propria pagina Twitter una gara di abilità (del tipo rompicapi, sfide con foto o domande a tema)  a cui i “seguaci” più accaniti dovranno dare una soluzione. Le risposte verranno valutate da giudici secondo dei criteri ben precisi : la persona fortunata la cui soluzione avrà ottenuto il punteggio più alto riceverà in regalo lo smartphone marchiato Samsung. Vi starete dicendo: “Fantastico!“. Vero, se non fosse che:
    Il concorso è aperto solo a coloro che risiedono nei seguenti paesi: 50  Stati Uniti d’America e Distretto di Columbia, Australia, Canada (Quebec escluso), Francia, Germania, Hong Kong, Giappone, Paesi Bassi, Singapore, Spagna, Corea del Sud e Regno Unito.”
    L’Italia, come potete notare, è esclusa, in dolce compagnia del Quebec. Lasciando da parte la delusione, cerchiamo di capire come mai una nazione in cui il mercato Android è molto fiorente come l’Italia non sia stata inclusa tra i paesi membri del contest. Superficialmente potrebbe sembrare solo una scelta di mercato ma nei fatti in realtà il problema è ben più grosso, da ricercare in cause burocratiche.

    I precedenti

    Tornando un po’ indietro nel tempo, non è la prima volta che BigG esclude l’Italia da uno dei suoi concorsi. Nel gennaio 2008 infatti lanciò Android challange,  un super concorso da 10 milioni di dollari che avrebbe premiato i 50 migliori sviluppatori di applicazioni per Android. Anche in quella occasione l’Italia venne esclusa dai paesi elegibili e la motivazione data fu che le norme italiane, a causa dei tempi burocratici, avrebbero allungato i processi organizzativi  non agevolando l’inizio del concorso nei tempi previsti. Più recente è il caso del Google Code Jam 2011, un concorso di programmazione in cui  professionisti e programmatori o anche studenti erano invitati a risolvere problemi algoritmici sempre più complessi in un breve lasso di tempo. Anche in quel caso l’Italia non ha potuto partecipare  “a causa delle norme”. Stessa situazione nei casi dei Nexus S Challange (dicembre 2010) e Nexus S Challenge 2 (aprile  2011) un po’ più simili a quello discusso a inizio articolo .

    Ma quali sono le cause?

    Le cause di queste esclusioni sono da ricercare – lo avrete capito – nella legge italiana e in particolare nella regolamentazione dei concorsi a premi (per le fonti vi rimando a fine articolo): da noi ci sono infatti norme che spaventerebbero qualsiasi organizzatore di concorsi internazionali. La prima di queste è  una norma che impone a chi intende svolgere un concorso a premi in Italia di pagare prima una cauzione pari al valore complessivo dei premi promessi: la cauzione ha scadenza non inferiore ad un anno dalla conclusione della manifestazione. Insomma, considerando che il Galaxy Nexus costa 599€ , Google avrebbe dovuto stanziare 5990€  in un conto corrente solo per lanciare il contest in Italia e lasciarli li per un anno anche qualora nessun italiano avesse vinto. In secondo luogo è necessario dare comunicazione del concorso quindici giorni prima del suo inizio al Ministero dello Sviluppo Economico, attraverso compilazione di appositi moduli. A questi devono essere allegati il regolamento del concorso e la documentazione attestante l’avvenuto versamento della cauzione. Infine l’assegnazione dei premi deve essere effettuata alla presenza di un notaio o del responsabile della tutela del consumatore della camera di commercio. La nostra legislazione dunque oltre a imporre vincoli di tipo economico genera anche ostacoli di tipo temporale a quello che è l’iter organizzativo: qualora BigG avesse deciso di estendere il ” Galaxy Nexus Contest ” anche all’ Italia si sarebbe potuta venire a creare  una discrepanza tra quella che era l’uscita sul mercato dello smartphone e l’inizio del concorso stesso. Infatti o Google annunciava  l’inizio del concorso molto tempo prima che il Galaxy Nexus uscisse sul mercato oppure molto tempo dopo. Queste  incertezze che non agevolano esose campagne di marketing fondate quasi del tutto sulla tempistica, hanno portato dunque il gigante di Mountain View alla rinuncia.

    Conclusioni

    La rigidità burocratica italiana presenta sostanzialmente due risvolti contrastanti: il primo positivo in quanto è volta a tutelare gli interessi del consumatore italiano da spiacevoli fregature ; il secondo negativo poiché indirettamente lesivo delle libertà del consumatore stesso – come nel caso dell’ esclusione dai Google contest. In sintesi la burocrazia così rigida e lenta rappresenta un enorme vincolo allo sviluppo della imprenditoria in  Italia. In tempi di crisi come questa dovremmo infatti chiederci, mettendo a confronto aspetti positivi e negativi,  quanto essa – anche a livelli macroscopici –  possa incidere sulla crisi economica del nostro paese. Secondo voi infatti, se un colosso economico come Google decide di rinunciare a fare impresa in Italia a causa delle sue norme restrittive – un contest è pur sempre una operazione commerciale  –  quante pensate possano essere le persone attualmente interessate a investire nel Belpaese? A voi l’ardua sentenza.

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