La vista influenza tutti gli altri sensi, è risaputo. Metà delle nostre risorse mentali infatti vengono utilizzate per vedere ed interpretare le immagini che giungono al nostro cervello. Quello che vediamo fisicamente però, è solo una parte di ciò che percepiamo, e vi sto per spiegare alcuni trucchetti per sfruttare questa cosa a nostro vantaggio.
Quello che vediamo non è quello che il cervello percepisce
Si pensa che gli occhi inviino semplicemente informazioni al cervello, che poi ci restituisce quello che stiamo vedendo. Beh, è un po' più complicato di così: il cervello elabora costantemente quello che vediamo, al punto da distorcere la realtà oggettiva in un certo senso. Provate a guardare l'immagine qui sotto:
Cosa vedete? Probabilmente un triangolo a bordo nero sullo sfondo ed un triangolo bianco capovolto in primo piano, dico bene? Sbagliato! I due triangoli sono quello che il vostro cervello si aspetta di vedere per abitudine, ma la realtà è che ci sono solo tre linee spezzate nell'immagine, niente triangoli... questa particolare illusione ottica si chiama triangolo di Kanizsa, e prende nome dallo psicologo italiano Gaetano Kanizsa, che l'ha inventata nel 1955.
Il cervello crea delle "scorciatoie"
Per comprendere prima il mondo intorno a noi, il cervello crea delle associazioni istantanee (ed ha anche ragione, dovendo elaborare circa 40 milioni di stimoli ogni secondo!). Quindi, associa l'esperienza passata con quello che vediamo al momento e fa un semplice discorso logico per indovinare (sì, avete letto bene, indovinare) cosa sia quello che stiamo guardando.
Ecco, proprio perchè in un certo senso tira a indovinare, a volte può cadere in errore, e possiamo sfruttare questi errori a nostro vantaggio. Usando forme e colori, si può influenzare quello che vede la gente, o almeno crede di vedere. Ecco un esempio di come, con le stesse identiche parole, si può rendere un messaggio o il suo opposto con il solo uso dei colori:
Applicazione pratica: le persone guardano lo schermo basandosi sulle esperienze pregresse e su quello che si aspettano
Qual è il primo punto che le persone guardano sullo schermo? E dove guardano subito dopo? Beh, dipende da cosa stanno facendo in quel momento, e da quello che si aspettano in realtà. Ad esempio, se nella loro lingua si legge da sinistra a destra, tenderanno a guardare prima a sinistra.
Comunque, non si comincia mai dall'angolo in alto a sinistra: questo perchè, per abitudine, abbiamo l'idea fissa in mente che in quella parte dello schermo ci sono elementi di poco interesse per noi (loghi, spazio vuoto o barre di navigazione). Andiamo dunque direttamente un po' più giù, verso quello che nella nostra testa è il vero punto d'inizio. Inoltre, c'è una tendenza a guardare verso il centro dello schermo e molto meno ai lati.
Anche questo atteggiamento può essere manipolato ovviamente, inserendo un elemento che attira l'attenzione in un altro punto: ad esempio un'immagine (possibilmente grande) oppure un banner animato si può facilmente spostare lo sguardo.
Conclusioni
Quello che pensate di mostrare alle altre persone, potrebbe non essere quello che in realtà vedono. Dipende dalla loro esperienza passata, cultura, familiarità con gli elementi che guardano, ed anche da cosa si aspettano. Però, presentando le cose in un certo modo, tenete presente che potreste modificare la percezione a vostro piacimento.
Quindi, tirando le somme:
- E' preferibile mettere le informazioni importanti nel primo terzo dello schermo o al centro;
- Evitare di posizionare elementi di rilievo sui bordi, perchè la maggior parte delle persone tende ad ignorarli;
- Progettare la pagina o comunque gli elementi visuali in modo da permettere alle persone di seguire il loro verso di lettura;
- Se due elementi sono concepiti per essere guardati insieme, cercate di metterli più vicini possibile (funziona meglio se sono vicini da sinistra a destra, sempre per il discorso del verso di lettura. Provate a guardare l'immagine qua sotto, il testo che accompagna l'immagine è in basso, ma tendiamo ad associarla con il testo alla sua destra).
N.B: Questo articolo è stato tratto da un passo di un libro che ho intenzione di leggere assolutamente, 100 things every designer needs to know about people, di Susan Weinschenk.