La gommosa balsamica alla menta, meglio nota come Pastiglia Valda, si rilancia sul mercato, mira ad abbracciare una nuova fetta di consumers e, allo stesso tempo, a rifarsi il look.
L’operazione di “svecchiamento” dell’immagine di Valda è affidata al popolo dei blogger e messa in atto dall'agenzia Ogilvy.
Risale a pochi giorni fa il recapito del “Valda kit” a casa di alcuni blogger scelti a campione.
Dopo aver dato il proprio consenso, tramite e-mail, alcuni mattatori della blogosfera, infatti, si sono visti recapitare a casa un cofanetto contenente alcune confezioni di caramelle e un invito ad esprimere la propria opinione sul prodotto.
Assieme al kit, a fare da corredo, il “Codice etico di coinvolgimento dei blogger” stilato da Ogilvy e composto da 13 punti.
Il documento appare come una sorta di dichiarazione d’intenti dell’agenzia: il voler entrare in punta di piedi in un territorio conosciuto ma poco praticato - quello dei blogger-consumatori - evitando atteggiamenti invadenti e poco educati.
Nel primo punto Ogilvy riconosce alla blogosfera rilevanza opinionistica e si pone come suggeritore di contenuti, a proprio avviso, interessanti per il blog scelto e per i suoi lettori.
La strategia adottata per la campagna in questione - si legge più avanti nel documento - non farà parte di tutti i futuri lavori di Ogilvy: l'opportunità verrà vagliata caso per caso. Si sottolinea, in questo modo, la necessità di trovare attinenza tra i contenuti della camapgna e la nuova linea strategica.
Nei punti a seguire varie, rassicuranti e forse un po’ melense raccomandazioni di non invasione della privacy, di rispetto della trasparenza e delle intenzioni del blogger.
“Saremo sempre trasparenti e in ogni comunicazione via email che invieremo e metteremo in chiaro chi siamo e per chi lavoramo”.
“Prima di inviarti una email controlleremo se nella pagina “Chi sono”, “Contatti” o “Pubblicità” del tuo blog sia indicato esplicitamente che preferisci non ricevere comunicazioni da agenzie di PRMarketingAdvertising. In tal caso non ti disturberemo”.
“Se hai indicato una modalità specifica per essere contattato, ci atterremo alle tue indicazioni”.
L'agenzia si ripromette, inoltre, di surfare per bene il Blog, prima di passare al contatto dell’interessato: “Non faremo finta di aver letto il tuo blog se non l’abbiamo realmente fatto”.
Al punto 9 il codice recita :
“Ti incoraggiamo a mettere al corrente i tuoi lettori dei nostri rapporti, e non ti chiederemo mai di fare diversamente” (e qui da Blogger nasce spontaneo il commento "ci mancherebbe altro!”).
Impensabile, a mio avviso, mettersi in casa un osservatore che stimola una conversazione e contamina lo spazio, senza avvertire i propri readers che stanno facendo da tester per il progetto di riqualificazione di un brand.
In quello seguente (punto 10), quasi a voler fare un passo indietro e coprirsi le spalle, si autorizza il Blogger a poter scrivere liberamente la propria opinione sul prodotto: “Sei autorizzato a scriverele tue sincere opinioni sulle informazioni o sui prodotti che ti abbiamo inviato (si può anche dire che non ti piacciono)”.
Questi ultimi due punti suonano, ad avviso di chi scrive, come uno scivolone.
Mi sembra bizzarro contattare ed insistere nel coinvolgere i controinformatori per eccellenza e voler poi quasi far passare in secondo piano che, principale attività degli operatori della Blogosfera, è l’informazione libera da vincoli e censura.
Ad ogni modo, quello che deve far riflettere non è tanto il valore - di cui si era già da tempo consapevoli - dei nuovi canali di informazione web, dell’importanza della rete di contatti che sorge e si dirama in modo rizomatico giorno per giorno, dell’alta visibilità che oggi Internet garantisce a costo zero. Per chi si nutre di web - come chi scrive e chi legge - questi valori sono assodati, all’ordine del giorno.
Il punto, a mio avviso, è quanto tutto ciò sia appetibile per i vari marchi e di conseguenza per le agenzie pubblicitarie.
Questo meraviglioso mondo della comunicazione veloce e virale, rappresenta per i brand un luna park sfavillante in cui fare ingresso pian piano fino ad arrivare con calma a dettare le proprie regole.
Il “si puoi anche dire che non ti piacciono” ne è l’ingenua dimostrazione: un po’ la scoperta dell’acqua calda.
Sono certa che nessuno dei blogger interessati abbia mai neanche lontanamente pensato di dover chiedere autorizzazione a chicchessia per esprimere liberamente il proprio giudizio su un pacchetto di caramelle!
Articolo originale di Linda Serra