A chi non è mai capitato di pronunciare la frase:«In un'altra vita voglio rinascere...»?
Probabilmente è proprio in questa ambizione - o se vogliamo semplicemente speranza - e nel desiderio di riscatto, che risiede la giustificazione sociologica al successo dei tanti giochi di ruolo che, soprattutto nel Web trovano oggi ampia diffusione.
Infatti, da quando esiste la Rete e sono state implementate piattaforme che ricreano decine e decine di nuovi "mondi possibili", ogni individuo ha potenzialmente infinite identità (reali o presunte tali) da giocarsi.
Esistenze, queste, che in taluni casi sembrano essere capaci di vita propria altro-da-sé rispetto al proprio antesignano “in carne ed ossa” (quello, cioè, off-line).
C’è da perderci la testa! Oppure da inventare un nuovo mondo e così via, in un processo che potrebbe contemplare infiniti nuovi universi paralleli.
Un po’ come è successo per Koinup, il primo social network dedicato interamente alle vite virtuali, un luogo all’interno del quale gli utenti possono condividere le esperienze vissute all'interno dei tanti mondi on-line (Second Life, The Sims, IMVU, ecc.) senza limitazione alcuna.
E pensare che Colombo era convinto di aver scoperto il nuovo mondo...