Un Paese confuso e abulico, che tentenna sulla strada da intraprendere. Un Paese, schiacciato sul presente, incapace di proiettarsi nel futuro, di prolungare lo sguardo oltre l’arrangiarsi giornaliero e di lanciare il cuore oltre l’ostacolo. Un’Italia alla ricerca di un progetto.
Si assiste al ritorno di pericolose forme di disuguaglianza sociale, economica e culturale, la mobilità sociale in senso ascendente e duraturo sembra essersi bloccata mentre appare attiva e sempre più pervasiva quella discendente. Siamo in presenza, per la prima volta nel dopoguerra, di un fenomeno che abbiamo definito di re-flazione, dato dalla successione temporale, nello scenario economico italiano, di elevati tassi di inflazione – che, deliberatamente, sfuggono alla contabilizzazione della statistica ufficiale – e di segnali significativi di recessione, sia dal lato della domanda di beni di consumo e di investimento sia dal lato della produzione di beni e servizi.
Tuttavia non mancano nel nostro Paese modelli di vitalità imprenditoriale e territoriale, casi di successo organizzativo, come il Lazio e la Campania, aree di eccellenza produttiva e tecnologica, modelli che attendono soltanto di essere replicati su scala nazionale, soprattutto in quei contesti dove è maggiore la fragilità di carattere sociale ed economico.