• About Author

  • Tutta l'Informazione Ninja nella tua mail

  • Cosa ne sarà della sharing economy dopo il Covid-19?

    C’è chi parla già di un modello in crisi, ma l’era della condivisione è davvero finita?

    7 Luglio 2020

    • Tutto può essere di tutti, l’economia della condivisione ha rivoluzionato il mondo dei consumi e del possesso.
    • Fiducia, tecnologia e smartphone danno vita ad un’esplosione delle reti. Ma cosa succede se proprio la fiducia viene messa in discussione a causa dei timori legati alla pandemia Covid-19?
    • Ritorno all’essenza della condivisione e mobilità green saranno i trend che caratterizzeranno il futuro della sharing economy.
      What’s mine is yours. No, non è un testamento, né uno slogan pubblicitario. Si tratta invece dello zeitgeist degli anni dieci di questo secolo, durante i quali la condivisione ha rivoluzionato il mondo dei consumi. Ed è il titolo del libro di Rachel Botsman What’s mine is yours, the rise of collaborative economy – guru della condivisione e tra le venti migliori speaker al mondo secondo Monocle. È lei una delle prime ad intuire, prima ancora dell’esplosione di Airbnb e Blablacar, che la crisi finanziaria del 2009, partita da Wall Street e arrivata a stravolgere la quotidianità dei cittadini dall’altra parte del mondo, avrebbe lasciato un segno molto profondo, destinato non solo a trasformare l’economia globale, ma anche il comportamento dei consumatori stessi. Mrs Botsman intuisce che i millennial, diversamente dalle vecchie generazioni, utilizzano il cellulare come un vero e proprio telecomando per il mondo. Lo smartphone è un mezzo per avere accesso a ciò di cui si ha bisogno: una stanza su Airbnb o una bici per il bike sharing. Questo tipo di approccio, basato sulla gratificazione istantanea a richiesta è molto in linea con l’idea di accesso a prodotti e servizi che, nella cosiddetta sharing economy, si sostituisce all’idea di possesso. Oltre ad un ritrovato senso di comunità, l’economia collaborativa mette al centro la fiducia, vero e proprio collante sociale che, mixato con la tecnologia, dà vita ad una vera e propria esplosione delle reti. Sharing economy e Covid-19 LEGGI ANCHE: Le cose più strane che oggi la sharing economy ti permette di condividere Complici le risorse ridotte, oggi andiamo contro tutte le raccomandazioni dei genitori: si sale in macchina con sconosciuti, si esce con persone conosciute online, si affitta un posto letto a casa di qualcuno che non si è mai visto prima. Nuovi meccanismi abilitati dal digitale ci portano a fidarci di persone e aziende. Questo trend si potrebbe definire un passaggio epocale dalla cosiddetta “institutional trust” alla “distributed trust”. Ma cosa succede se questa “distributed trust” viene improvvisamente messa in discussione, come è accaduto durante la pandemia del Coronavirus?

    Sharing or not sharing?

    Si, perché fino a qualche mese fa “condividere” era la parola chiave. Oggi, complice la paura dei contagi, la condivisione non è poi così scontata. E il distanziamento sociale non supporta fiducia e apertura verso l’altro. Le restrizioni, ma soprattutto i timori legati alla pandemia Covid-19 hanno enormemente limitato i viaggi, gli spostamenti e, più in generale, la voglia delle persone di usare e condividere qualcosa di già usato da altri. La fiducia nell’altro viene meno e i colossi dell’economia condivisa, quali Uber e Airbnb, ne risentono. Nessuno avrebbe mai pensato che potessero essere così fragili. Solo poco fa Uber aveva sollevato proteste non da poco e scatenato l’ira dei tassisti delle principali città italiane. Oggi l’azienda ha dovuto tagliare 3.700 posti di lavoro, salvandosi con la consegna del cibo, cresciuta dell’89% rispetto allo scorso anno, ma questo non riesce a coprire le perdite del resto delle attività. 1.900 i tagli delle occupazioni per Airbnb, che dimezza anche le previsioni di guadagno annuali e rinuncia alla quotazione in borsa, inizialmente prevista durante il 2020. Lyft, rivale di Uber negli USA, taglia il 17% degli impiegati. Colossi dell’economia condivisa che, all’apice del loro successo, erano valutati complessivamente più di cento miliardi di dollari. Si pensava che Airbnb e Uber avrebbero raggiunto la quotazione più alta di sempre per le start-up tech. Ma, anche poco prima del COVID-19, le stelle della sharing economy avevano già iniziato a spegnersi: Uber, ad esempio, aveva bisogno di contributi economici esterni. Quando l’emergenza sanitaria ha ridotto le aziende all’inattività, si parlava già di attenzione alla redditività e dell’importanza di ridurre i costi.

    Re-trust e Re-think

    Sharing economy e Covid-19 LEGGI ANCHE: La lettera di Airbnb che potrebbe passare alla storia delle HR Continua ad essere una questione di fiducia. E le aziende stanno cercando di riconvertire le proprie attività per innescare nuovamente alcuni meccanismi che accendono la “distributed trust”. Bird, azienda operante nella micro mobilità, assicura che gli scooter siano regolarmente sottoposti “a bagno” e Airbnb istruisce bene gli host su come pulire le stanze. Basterà? La certezza è il cambio delle abitudini per i consumatori. I viaggi brevi verso le grandi metropoli saranno sostituiti da mete più vicine a casa e per un tempo più lungo. Auto e scooter saranno preferibili rispetto ai trasporti pubblici. E, a seguito del ritorno alla quasi normalità, si riscontrano già segnali in questo senso: le corse sugli scooter Bird, ad esempio, sono del 50% più lunghe rispetto a prima della pandemia. LEGGI ANCHE: Per il post-covid abbiamo bisogno di una ripresa economica sostenibile

    Ritorno alle origini e green future

    Vi è inoltre la volontà di ritornare all’essenza della condivisione, come ha sottolineato Chesky, capo di Airbnb. In effetti, l’azienda si sta concentrando sugli host, che offrono in affitto abitazioni private proprie, piuttosto che sui professionisti che gestiscono proprietà immobiliari. Olio, azienda London based, riporta l’economia della condivisione alle sue radici. In effetti, l’azienda ha come obiettivo la riduzione dello spreco alimentare e consente ai suoi utenti di condividere con i vicini il cibo e altri prodotti di cui non hanno più bisogno. Dopo aver modificato il servizio, introducendo consegne senza contatto fisico, le condivisioni sono aumentate del 50% per il cibo e del 200% per gli altri prodotti. C’è un altro campo della sharing economy che non ha risentito delle scosse della pandemia: è green ed è su due ruote. sharing economy e Covid-19 In Cina, a quattro mesi dal contagio, l’utilizzo di monopattini e bike è aumentato del 150%. Sembra che il futuro della sharing economy non sarà nero, ma sicuramente green e cavalcherà i trend e i valori riscoperti durante il lockdown.

    Fai fiorire le tue
    Digital Skills.

    FINO AL 35% DI SCONTO