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  • Il Coronavirus contagia anche l’economia: quale potrebbe essere l’impatto a livello globale e nazionale

    Diminuisce la produzione di beni di quelle aziende che fanno riferimento a fornitori cinesi, ma un altro modo in cui l'epidemia di coronavirus sta influenzando il business a livello mondiale è la riduzione della domanda dei consumatori asiatici

    24 Febbraio 2020

    • Un report rilasciato dalla società di ricerca globale Dun & Bradstreet ha analizzato le province cinesi più colpite dal virus e ha scoperto che sono strettamente collegate a un network aziendale globale.
    • I ricercatori hanno scoperto che almeno 51.000 aziende in tutto il mondo hanno uno o più fornitori diretti nella regione colpita.
    • Moody’s, intanto, ha già rivisto al ribasso le previsioni sulla crescita globale, mentre la maggior parte delle aziende tecnologiche hanno riscontrato cali nella produzione.
    — I risultati di una nuova ricerca mostrano che il coronavirus potrebbe avere un impatto su 5 milioni di aziende in tutto il mondo. I nuovi focolai di coronavirus in Europa (e in Italia in particolare) sono solo l’ultimo gradino di un contagio che riguarda ormai anche l’economia. L’arresto di vaste aree della Cina infatti sta già avendo impatto su tutta quella rete aziendale direttamente e indirettamente collegata con la produzione asiatica, come mostra l’analisi svolta da Dun & Bradstreet. Le aree colpite con 100 o più casi confermati al 5 febbraio scorso ospitano oltre il 90% di tutte le attività attive in Cina, secondo il report, e circa 49.000 imprese in queste regioni sono filiali di società straniere. Quasi la metà (49%) delle società con filiali nelle regioni colpite ha sede a Hong Kong, mentre gli Stati Uniti rappresentano il 19%, il Giappone il 12% e la Germania il 5%. I ricercatori hanno calcolato che almeno 51.000 aziende in tutto il mondo hanno uno o più fornitori diretti o di “livello 1” nella regione colpita, mentre almeno 5 milioni hanno uno o più fornitori di “livello 2”. L’impatto sulle imprese in Cina e nel mondo sta già trascinando le previsioni di crescita economica per l’anno. In una nota di ricerca pubblicata lunedì scorso, Moody’s ha rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita globale di due decimi di punto percentuale, prevedendo che le economie del G-20 crescano collettivamente a un tasso annuo del 2,4% nel 2020 con la Cina che scivolerà al 5,2%. Questo con una previsione di contenimento del virus entro la fine del primo trimestre, ripristinando la “normale attività economica” nel secondo trimestre. LEGGI ANCHE: TikTok e Coronavirus: il social informa su come prevenire il contagio con una connessione con le istituzioni

    L’impatto del Coronavirus sulle big del Tech

    Apple, Amazon e Facebook hanno tutti riconosciuto che le loro attività sono state direttamente colpite dall’epidemia globale. Mentre il mondo si impegna per contenere la crisi della salute pubblica dovuta al Covid-19, le aziende globali stanno iniziando ad accusare il colpo, in particolare nel settore tecnologico. La Cina – che è la seconda economia più grande del mondo – ha quasi interrotto la sua produzione di beni di consumo come telefoni, abbigliamento e automobili nelle ultime settimane. Il Paese ha adottato misure di “guerra” senza precedenti per controllare la diffusione del virus, come l’imposizione di severe restrizioni di circa 780 milioni di persone e l’istituzione di quarantene di massa nelle principali città. Secondo quanto riportato anche dal Wall Street Journal il blocco della produzione cinese ha letteralmente fatto rabbrividire i mercati globali e sta gettando una “ombra sempre più ampia” sull’economia in generale. Ciò è particolarmente rilevante nel settore tecnologico, che dipende dalla manodopera cinese per costruire qualsiasi cosa, dai chip per computer ai componenti per cellulari. Negli ultimi giorni, la Cina ha iniziato a riaprire le sue fabbriche (nonostante le preoccupazioni per la salute pubblica) nel tentativo di riavviare la sua economia, ma i siti produttivi continuano a funzionare a una capacità molto inferiore rispetto al normale. È ancora troppo presto per misurare il pieno impatto finanziario del virus sull’industria tecnologica, ma i primi segnali non sembrano buoni. Apple, la società tecnologica più valutata al mondo, ha dichiarato di ridurre gli obiettivi di fatturato in questo trimestre. Tesla ha reso noto che le “epidemie sanitarie” rappresentano un rischio per la sua attività. Amazon, la cui attività eCommerce si basa sul flusso di merci tra Cina, Stati Uniti e altri Paesi, non ha rilasciato avvisi simili ma sta accumulando articoli di fornitori dalla Cina per proteggersi da future interruzioni dovute al virus. Le società di social media – che stanno cercando di tenere il passo con una serie di iniziative per arginare la disinformazione sulle origini e sulla diffusione del virus – sono ancora finanziariamente meno colpite rispetto ad aziende come Apple poiché la loro linea di business principale non vende beni fisici. Ma anche Facebook è stata colpita, stabilendo obiettivi di produzione ridotti per le sue cuffie per realtà virtuale Oculus Quest, in parte a causa di un rallentamento della produzione cinese a causa del virus. E praticamente tutte le principali società tecnologiche – Apple, Google, Facebook, Amazon e Microsoft – hanno limitato i viaggi dei dipendenti in Cina, vietandoli o limitandoli solo a questioni di importanza critica. Complessivamente, dunque, l’impatto economico e sociale che il coronavirus sta avendo sull’industria tecnologica mette in netto rilievo lo stretto legame tra Silicon Valley e Cina, non solo per la produzione, ma per la fornitura di una forza lavoro di ingegneri altamente qualificati, fondi per gli investitori e collaborazione accademica. Al di fuori delle aziende, infine, anche grandi eventi di richiamo globale come il Mobile World Congress si sono visti costretti ad annullare le proprie date, come conseguenza dell’epidemia cinese.

    L’altra faccia della medaglia: il calo della domanda cinese

    Un altro modo in cui l’epidemia di coronavirus sta influenzando il business a livello mondiale è la riduzione della domanda dei consumatori cinesi. Un aspetto, questo, che ha avuto un primo forte impatto non solo sull’elettronica di consumo ma anche sul luxury, come ha segnalato allarmato Burberry per primo nelle scorse settimane. La Cina è il terzo mercato più grande e in più rapida crescita delle esportazioni per gli Stati Uniti e costituisce un mercato ancora più importante per le esportazioni italiane. Il che significa che le società stabiliscono obiettivi di reddito che dipendono dal fatto che i cittadini cinesi acquistino i loro prodotti. Oggi a causa del coronavirus, tutto ciò potrebbe cambiare. Apple, solo per citarne uno, ha temporaneamente chiuso alcuni dei suoi oltre 40 negozi nel Paese. Secondo alcuni analisti aziendali questa sarà solo un’interruzione temporanea che rallenterà nelle prossime settimane, ma finora il virus si è rivelato difficile da contenere e difficile da prevedere, come dimostra anche il caso di diffusione del contagio in Italia. L’ultima crisi sanitaria che ha avuto un impatto sul commercio tra la Cina e il resto del mondo è stata la SARS nel 2003. Ma all’epoca, il Paese non era un attore così importante nell’economia globale come lo è oggi.

    Effetti del coronavirus sul mercato italiano

    L’effetto del coronavirus non solo è entrato con spavento nelle case degli italiani, ma si è insidiato anche nelle loro dispense. Lo sgomento è diventato realtà tra le file alla cassa dei supermercati, letteralmente invasi dopo le ordinanze delle Regioni che hanno disposto la chiusura di scuole, università e luoghi pubblici. Durante il weekend abbiamo visto immagini di supermercati presi d’assalto, famiglie alla ricerca di beni di prima necessità. I punti vendita alimentari hanno assistito a un movimento di persone preoccupate che facevano un bel po’ di scorta. E mentre il numero di contagi aumentava sempre più, anche la tensione saliva e al supermercato la prevenzione è arrivata alle stelle: guanti, mascherine e scorte per reggimenti. C’è sicuramente grande disorientamento, nessuno aspettava un’ondata così importante.  I flaconcini di gel igienizzanti sono andati più a ruba di tutti, anche più della pasta e del latte, subito dopo seguono le mascherine. Già sabato mattina presto le persone erano in coda per la spesa, vagando nel vuoto degli scaffali; anche online Amazon ha visto sparire interi stock di questi prodotti, vedendosi costretta a rallentare le sue famose consegne veloci e garantite, con prezzi, anche qui, saliti alle stelle. A tale proposito eBay fa sapere: “In riferimento all’indagine penale relativa agli oggetti venduti su eBay.it a prezzi gonfiati a seguito dell’emergenza coronavirus in Italia, eBay conferma che sta collaborando con le forze dell’ordine nel rispetto di tutte le norme vigenti. eBay è una piattaforma che mette in contatto venditori e acquirenti: i prezzi dei singoli prodotti sono decisi in autonomia dai venditori, professionali e privati, che vi operano, nondimeno l’utilizzo del nostro sito comporta il divieto di violare la legge, i diritti altrui o le nostre regole e agiamo nei confronti di eventuali violazioni”. Abbandonando la GDO, moltissime aziende, specie a Milano, si sono viste costrette a chiudere uffici e sospendere attività di ogni genere in maniera preventiva. Mentre altre hanno optato per lo smart-working, consentendo ai lavoratori di organizzarsi subito per lavorare da casa. In proposito abbiamo chiesto un parere a Copernico, la rete di luoghi di lavoro, uffici flessibili e servizi dedicati proprio allo smart working. “Copernico ha deciso di garantire il servizio al cliente, in conformità e nel pieno rispetto delle ordinanze e delle disposizioni delle istituzioni – ci spiega Federico Lessio, Chief Experience Officer Copernico -. Abbiamo tempestivamente invitato i nostri clienti e i nostri collaboratori a seguire le indicazioni divulgate dalle istituzioni preposte attraverso i media, quali i siti di informazione delle Regioni e del Ministero della Salute: ad esempio chiedendo a coloro che sono domiciliati o residenti nei Comuni indicati dalla Regione Lombardia di attenersi a quanto predisposto dalle Istituzioni, rimanendo quindi nelle proprie abitazioni fino a nuove indicazioni, e particolare attenzione a coloro che sono entrati in contatto con queste località. Abbiamo inoltre adottato una serie di accortezze all’interno dei nostri building: ad esempio la diffusione presso i nostri spazi del manifesto “I dieci comportamenti da seguire” dell’Istituto Superiore di Sanità. Per ulteriore precauzione, abbiamo predisposto dispenser contenenti disinfettanti, che sono liberamente utilizzabili da chi visita o lavora nel centro, oltre a una sanificazione periodica degli ambienti“. Bisogna inoltre ricordare che, proprio per far fronte all’emergenza e consentire alle aziende di non sospendere completamente le proprie attività, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del 23 febbraio 2020 per facilitare l’avvio delle pratiche per il lavoro da remoto e lo smart working subito, senza i vincoli di accordi aziendali in genere previsti in questi casi.