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  • È davvero crisi per Netflix o il pioniere dello streaming ha ancora delle carte da giocare?

    Con 2,9 milioni di nuovi utenti in meno, una quota di abbonamento in crescita e la svalutazione delle sue azioni in borsa, Netflix sembra sull’orlo di una crisi. E intanto la concorrenza si fa avanti

    4 Settembre 2019

    Lo ricordo come fosse ieri quando Netflix è sbarcato in Italia: ho iniziato a scoprirlo e a divulgarlo come la nuova rivoluzione dell’intrattenimento online, una sorta di streaming legale dove trovare un sacco di serie e di film tv. Ma come ogni novità pian piano diventa uno standard e altre novità o nuovi concorrenti si fanno strada, ecco che per il primo anno dalla sua nascita, nel 2019, Netflix rallenta la propria crescita con meno utenti nuovi acquisiti nel secondo trimestre. Nonostante la concorrenza che pian piano si fa avanti, a partire dal nuovo Disney Plus, Netflix punta a distinguersi pensando a una nuova interfaccia utente e una nuova modalità di download. Basterà per convincere gli spettatori? netflix

    Tutta questione di numeri

    L’andamento di mercato per un’azienda come Netflix va guardato, principalmente, in due fattori: il numero di clienti, fissi e nuovi, e il valore degli utili. Ecco che una possibile crisi del servizio di streaming online viene preannunciata dal fatto che nell’ultimo trimestre i nuovi abbonati sono stati solo 2,7 milioni a livello globale, contro i 5 milioni previsti e annunciati a inizio anno; e gli abbonamenti USA sono diminuiti di circa 130.000 unità. La motivazione è da cercare in una combinazione di diversi fatti. Primo tra tutti è il prezzo dell’abbonamento: un aumento del costo mensile e una perdita del mese di prova gratuito hanno segnato un autogol per l’immagine del brand, passato da nazional-popolare e trasparente, ad essere l’ennesimo servizio che con il passare del tempo si trasforma in un esborso di denaro percepito come eccessivo o ingiustificato. La seconda causa è da ricercarsi nello stesso palinsesto, con la perdita ad esempio dell’esclusiva di una serie come Friends, che per i nostalgici degli anni ‘90 ha rappresentato un motivo ulteriore per abbandonare Netflix. Questo nonostante l’azienda abbia spiegato che gli investimenti in serie originali, targetizzate in base allo stato di proiezione e alla nazionalità del pubblico, e le nuove stagioni di serie cult come Orange is the new Black o Stranger Things, siano alle porte. Hastings, CEO di Netflix, ha comunque annunciato che si tratta di un rallentamento temporaneo che il terzo trimestre riporterà il numero dei nuovi utenti a crescere, raggiungendo la cifra di 7 milioni. Nonostante le rassicurazioni del numero uno di Netflix il mercato azionario non ha reagito bene, e così si fa avanti anche il secondo fattore di “perdita di valore degli utili”. Dopo la pubblicazione dei risultati del secondo trimestre le azioni del big dello streaming sono scese del 10% a favore di quelle dei competitor che stanno prendendo sempre più piede, come alternative valide e differenti agli occhi degli utenti. Netflix, nonostante tutto, ha promesso nuovi investimenti (15 milioni di dollari) in serie tv e film originali, in esclusiva per la piattaforma, e ha confermato di voler continuare a lasciare alle porte l’inserimento di Adv, ma il beneficio delle novità immaginate potrebbe non essere sufficiente se il numero di nuovi abbonati non torna ad essere florido come è sempre stato. Tutti, Hastings compreso, considerano quello del secondo trimestre un rallentamento temporaneo, come una crisi del dodicesimo anno, dalla quale Netflix uscirà più forte di prima.

    Le ultime novità per tenersi il mercato

    Nell’ottica dell’“investire per innovare”, tra le ultime novità in casa Netflix, oltre a quelle in materia di contenuti, ci sono quelle in fatto di utilizzo della piattaforma: ecco allora l’innovazione per l’interfaccia utente e per la visione dei contenuti offline. Netflix come Instagram, offre un’esperienza di uso e di visualizzazione di contenuti fatta a scorrimento, a condivisione e con la possibilità di usufruire di contenuti extra sempre nuovi. Per ora è una versione ancora sperimentale dell’app Android che però punta ad introdurre novità come trailer in riproduzione automatica con e senza audio (se viene disattivato), preview di film, documentari o serie TV, una lista creata in base agli interessi e alle interazioni dell’utente. Per quanto riguarda l’utilizzo di Netflix da TV, la nuova interfaccia utente, gestibile da telecomando, renderà la vita più facile allo spettatore dandogli la possibilità di gestire direttamente ricerca e libreria, andando a scovare, in modo guidato, le novità o i nuovi episodi delle proprie serie preferite. Un gran lavoro di UX, insomma. LEGGI ANCHE: Come i formati verticali stanno modificando anche l’offline, spiegato con un esempio L’altra carta sulla quale Netflix ha puntato è quella di dare la possibilità ai suoi abbonati non solo di fruire dei contenuti online, ma anche offline grazie al servizio di download, che ora diventa smart. Cosa vuol dire? Una volta che avremo finito di guardare l’episodio offline, l’applicazione lo cancellerà automaticamente scaricando, in presenza di wi-fi, quello successivo ed evitando così un sovraccarico di memoria. Ovviamente, nessuna paura: sia la funzionalità Smart Downloads sia quella di eliminazione dell’episodio precedente saranno selezionabili di volta in volta.

    La concorrenza

    Siamo partiti con Amazon Prime Video e stiamo finendo con Disney+. La TV vista attraverso internet e app è qualcosa che sempre di più sta affiancando e superando la classica TV, grazie anche alla possibilità di usufruire di contenuti selezionabili e senza pubblicità. Ecco quindi perché Netflix non poteva rimanere da solo sulla scena ancora per molto. LEGGI ANCHE: Le dimensioni contano. Film e serie TV in formato verticale: la Cina spinge sull’acceleratore con le prime mini serie Per citare alcuni esempi di concorrenza sono andata a selezionare quelli più comuni e che davvero possono rappresentare una minaccia per il servizio streaming dalla “N” rossa. In particolare:
    • Amazon Prime Video, è un servizio in esclusiva per i clienti Amazon Prime dal costo di 36 euro annui con i quali accedere a un abbonamento fatto di titoli esclusivi o serie tv famose disponibili online ed offline. Offre anche un servizio di upload per chi si diletta nel creare film e cortometraggi che vuol mettere a disposizione degli utenti
    • Disney+, in arrivo sul mercato a novembre 2019 per gli USA e ad inizio 2020 per noi, sarà il servizio di streaming marchiato Disney con la possibilità di avere in esclusiva i titoli Disney, Pixar, Marvel, Lucasfilm (Star Wars) e National Geographic, oltre ai titoli prodotti da 21st Century Fox come i celebri Simpson. Ha rappresentato fin da subito una minaccia a Netflix, da quando cioè gli ha strappato i diritti su film e serie tv Marvel, come Jessica Jones. Il costo dell’abbonamento può essere mensile o annuale e non supera i 6€ al mese.
    • BritBox, un servizio streaming all’inglese voluto da BBC e ITV. Costerà 6 sterline al mese e avrà una connotazione e identità molto territoriale, offrendo anche contenuti esclusivi.
    • La ibrida Apple TV  funge sia come device per rendere smart una TV di vecchio modello, alla stregua di una Chromecast, ma dall’altra parte inizia a farsi spazio tra i nomi dello streaming con la possibilità di acquistare e noleggiare molteplici titoli disponibili online che, da questo autunno, includeranno anche delle lavorazioni originali Apple.
    Quindi, per Netflix crisi sì o crisi no? Probabilmente non si tratta di una crisi dell’azienda o del sistema, anzi è semplicemente l’evidenza dei fatti di una suddivisione del mercato con più player di prima: inevitabilmente la quota pro-capite di abbonati si abbassa e solo chi riuscirà a innovare ancora potrà restare in corsa.