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  • «Così vogliamo aiutare i pendolari di Genova a spostarsi in città»

    Intervista a Gerard Albertengo, CEO e founder della società di carpooling aziendale Jojob, che ha lanciato il servizio gratuito Colleghiamo Genova

    6 Ottobre 2018

    Quando è crollato il Ponte Morandi di Genova il 14 agosto pochi si sono resi conto nell’immediato del caos che avrebbe provocato alla viabilità della città. Soprattutto l’attenzione era concentrata sulla tragedia umana e su chi sotto quel ponte ci ha perso la vita. Una volta scesa la polvere delle macerie, è però apparso subito chiaro che la città dopo il crollo era praticamente tagliata in due. Ne abbiamo parlato con Gerard Albertengo, 38 anni, ceo e founder di Jojob, società di carpooling aziendale, basata a Torino e cresciuta come startup all’incubatore del Politecnico di Torino I3P, quella di Colleghiamo Genova, progetto per facilitare la viabilità della città, pensato per ricollegare le aree industriali più difficili da raggiungere proprio dopo il crollo del Ponte Morandi. “Il primo pensiero – ha detto – è stata la presa di coscienza di quanto poco teniamo al nostro Paese e altrettanto poco capaci nel garantire sicurezza. Una grande amarezza. Nell’immediato del fatto – ha spiegato – non avevo percepito che ci sarebbero state ricadute così pesanti sulla viabilità quotidiana. Invece no, il Ponte Morandi è un’arteria essenziale per Genova e che ne collega i due lati. Quando abbiamo capito che la città era praticamente tagliata in due, ci è venuto immediato pensare di poter essere utili”.

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    Gerard Albertengo, ceo e founder di JoJob

    Il progetto. Colleghiamo Genova funziona così. Jojob ha messo a disposizione, gratuitamente, la sua piattaforma di  carpooling aziendale per facilitare gli spostamenti di lavoratori e cittadini. Tutti gli abitanti che utilizzano il proprio mezzo per raggiungere il posto di lavoro potranno aderire all’iniziativa e condividere l’auto con chi ha difficoltà ad attraversare la città per recarsi al lavoro, contribuendo anche a ridurre il numero di vetture nelle strade e a semplificare la viabilità cittadina. La società ha individuato in città 10 aree quali punti di arrivo, a ciascuna delle quali corrisponde un codice. Ogni iscritto dovrà inserire il codice dell’area in cui si trova l’azienda per cui lavora o il CAP di destinazione, potrà così pubblicare il proprio tragitto casa-lavoro e individuare i possibili passeggeri o autisti per condividere la tratta. 

    I numeri. Secondo i dati forniti dalla società, “oltre 2.500 viaggi sono stati condivisi in meno di un mese e 5 mila auto sono state lasciate a casa e tolte dalle strade del capoluogo ligure”.

    Albertengo, com’è nata l’idea?

    «La chiamata è arrivata da Talent Garden, un nostro cliente, che ci ha segnalato che il sindaco aveva chiesto soluzioni di mobilità per Genova».

    Voi però avete sviluppato una soluzione per le aziende, b2b?

    «Abbiamo immediatamente pensato a come modificare la piattaforma e offrirla gratuitamente per chiunque lavorasse a Genova».

    Avete detto di aver tolto 5 mila auto dalle strade con 2500 viaggi condivisi, da dove vengono questi dati?

    «La nostra non è una stima, ma una misurazione. La nostra applicazione geolocalizza e traccia gli equipaggi in carpooling. A quel punto non facciamo altro che rilevare che il gruppo è assieme e sta facendo un determinato percorso. Sappiamo anche i che trasportati, nei 20 giorni del servizio, sono stati 5 mila».

    Un servizio gratuito.

    «E lo sarà per sempre. Penso di poter dire che a Genova rimarrà così. Colleghiamo Genova ha avuto un’eco enorme. E’ vero che è un costo, ma crea un valore per l’azienda».

    Che idea ha del carpooling?

    «Il carpooling è la più semplice e facile alternativa di trasporto fuori dagli ambiti urbani. La città deve dotarsi e dovrà farlo sempre di più di trasporto pubblico efficiente. Per raggiungere le porte della città e lo scambio intermodale, l’unica soluzione al momento è l’auto privata. Il carpooling ti permette di arrivare all’interscambio in modo più efficiente. Quindi, no carpooling in città, dove non ha senso, mentre è di impatto fondamentale per muoversi fuori dai confini della città».

    In quali altre città è attiva Jojob?

    «Siamo presenti da Nord a Sud, contiamo circa 2 mila fra grandi aziende e PMI che hanno aderito al servizio, di queste 180 hanno più di 250 dipendenti. Siamo anche operativi in Spagna, da quasi un anno».

    Come è cresciuta l’azienda?

    «Nel 2011 ho creato BringMe, un portale che faceva quello oggi che fa benissimo Blablacar. Quando arrivò la piattaforma francese nel 2012 in un attimo ha fatto piazza pulita. Abbiamo a quel punto ho sviluppato una soluzione per le esigenze dei pendolari. Nel 2014 ho testato la piattaforma, e nell’arco di tre anni questa realtà si è diffusa un po’ ovunque in Italia. Sul carpooling aziendale devo dire che abbiamo fatto la differenza».