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  • Facebook non rispetta le regole sui consumatori e rischia una multa dall’UE

    Il social di Mark Zuckerberg non avrebbe adeguato i termini di servizio come previsto dalla normativa a tutela dei consumatori. Airbnb esempio virtuoso

    20 Settembre 2018

    L’Unione Europea ha nuovamente nel mirino Facebook. Come anticipato ieri da Reuters, che cita fonti UE, ripreso dal magazine The Verge, la società non avrebbe adeguato i termini di servizio come previsto dalla normativa a tutela dei consumatori, qualora il social network non dovesse provvedere a modificare i terms of use potrebbe incappare in una sanzione. Cosa che invece avrebbe fatto Airbnb. “Questa è una buona notizia per i consumatori che beneficeranno ad esempio di una maggiore trasparenza sui prezzi, in modo che possano confrontare le offerte in anticipo” hanno riferito le stesse fonti a Reuters, secondo cui Airbnb ora è più trasparente sui dettagli dei prezzi e ha termini migliori per i consumatori che utilizzano la sua piattaforma nell’UE.

    Entro dicembre. “Facebook mi ha assicurato che avrebbe adeguato definitivamente i rimanenti termini di servizio ingannevoli entro dicembre – ha dichiarato in mattinata il commissario per la Tutela dei consumatori, Vera Jourova – la mia pazienza ha raggiunto il limite. Se le modifiche non saranno pienamente attuate entro la fine dell’anno, invito le autorità dei consumatori ad agire rapidamente e sanzionare la società”. La replica di Facebook. “Abbiamo aggiornato i Termini di servizio di Facebook a maggio e introdotto la maggior parte delle modifiche che la Consumer Protection Cooperation Network (Cpc) e la Commissione europea avevano proposto. I nostri termini ora sono molto pù chiari su cosa è e cosa non è consentito su Facebook e sulle opzioni che le persone hanno a disposizione” ha risposto un portavoce del social media alla commissaria. Il portavoce ha promesso anche una stretta collaborazione: “Siamo grati al CPC e alla Commissione per il loro feedback e continueremo la nostra stretta collaborazione per comprendere ulteriori dubbi e apportare aggiornamenti appropriati”, ricordando che “le persone condividono i loro momenti più preziosi su Facebook. Così vogliamo rendere le nostre condizioni chiare e accessibili a tutti”. facebook

    Non è più tempo di promesse, è tempo di azioni

    I nuovi termini di servizio di Facebook contengono una presentazione “ingannevole” delle principali caratteristiche dei servizi del social network. In particolare, secondo Bruxelles, questo “dice ai consumatori che i loro dati e contenuti sono utilizzati solo per migliorare la loro “esperienza” complessiva e non menzionano che l’azienda utilizza questi dati per scopi commerciali”. I nuovi termini di servizio risalgono ad aprile. Il mese successivo Mark Zuckerberg, in audizione in Parlamento Europeo, aveva promesso il rispetto delle regole comunitarie dopo lo scandalo Cambridge Analytica, società accusata di aver violato profili degli utenti e averne fatto un uso illecito. Allora era un problema di privacy, che però non sembra aver indotto il popolare sito a rispettare la tutela degli internauti. “Non è più tempo di promesse, è tempo di azioni”, ha avvertito Jourova.

    Che cosa sta succedendo

    I funzionari dell’Unione Europea insomma non ritengono sufficienti le modifiche apportate a febbraio scorso. “Anche se le ultime proposte di Google sembrano essere in linea con le richieste delle autorità che si occupano della tutela dei consumatori, Facebook ha affrontato solo in parte questioni importanti sulla loro responsabilità e su come gli utenti sono informati sulla possibile rimozione dei contenuti o la risoluzione del contratto”.

    Che cosa vuole l’Europa

    Le autorità vogliono che Facebook garantisca ulteriori diritti per i consumatori, compresa la possibilità di ritirarsi da un acquisto online o di fare causa alla società in Europa e non in California, dove ha sede la società. L’Unione Europea vorrebbe anche regole più favorevoli ai consumatori in merito alla responsabilità legale della piattaforma nel momento in cui il servizio non rispetta le leggi.