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  • Come integrare le emoji nella digital startegy della tua non profit

    Statistiche e consigli sull’utilizzo di questo nuovo linguaggio

    20 Settembre 2018

    Tra chi ne abusa e chi preferisce farne a meno, le emoji possono essere un efficace strumento di marketing. È così anche nel non profit? Attraverso una serie di statistiche, capiremo se è vero che “le iconcine” hanno anche il grande potenziale di rafforzare il contatto tra organizzazioni non profit e pubblico, e per concludere ti daremo qualche consiglio su come usarle in modo strategico. LEGGI ANCHE: Twitter lancia un emoji per la Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio

    Emoji e social media: qualche dato

    Credits: Depositphotos #21187195
    Credits: Depositphotos #21187195
    Per cominciare parliamo di email. Se usate in modo appropriato, le emoji possono innescare tassi di apertura e risposta più elevati rispetto alle email che non le contengono. Tra simboli più o meno popolari da usare nell’oggetto, ricorda però che quello che ha funzionato una volta, non è detto che funzioni sempre. Quindi, il consiglio che ti diamo è quello di testare. Su Twitter le emoji, inserite in un tweet, possono aumentare l’engagement del 25,4 % rispetto a un tweet tradizionale. Tra più di 2800 pittogrammi, come già saprai, alcuni possono essere utilizzati tutto l’anno, altri sono più adatti a particolari ricorrenze o eventi. Anche su Facebook le emoji hanno riscontri di pubblico positivi: se inserite in un post, posso aumentare il tasso di engagement del 57 % e il numero di commenti e condivisioni del 33%. Da uno studio di Quintly su 29.000 account Instagram, risulta che il 56,5% degli account utilizza le emoji, e che queste portano a un 47,7 % di interazioni in più, con trascurabili differenze tra post con sole immagini e post video. Lo studio rivela anche come, su Instagram, negli ultimi anni, l’uso di questi simboli pittografici abbia subito un leggero rallentamento nella crescita: una saturazione prevedibile, ma non negativa. Qual è il rapporto tra emoji e mobile marketing? Un recente report di Leanplum, ci dice che le notifiche push contenenti le faccine o i simboli hanno, in media, un tasso di apertura superiore all’85% rispetto a quelle inviate senza emoji. Questo conferma che sono un ottimo strumento per coinvolgere gli utenti finali e possono portare a un maggiore utilizzo delle app, alla fidelizzazione e a un aumento delle probabilità di conversione. E i messaggi di testo? Se contengono emoji hanno un tasso di risposta più alto. Non solo. L’utilizzo delle emoji nei testi delle chat, predispone benevolmente le persone verso il proprio interlocutore. LEGGI ANCHE: 15 tips che dovresti conoscere per promuovere la tua azienda su Facebook

    Come usare le emoji, consigli per una non profit

    emoji Il primo consiglio che ti diamo è di accedere all’enciclopedia delle emoji, dove potrai trovare più di 2.800 simboli tra cui scegliere e le relative statistiche. Prima di utilizzarli, però, verifica che siano visualizzati correttamente nei client di posta elettronica e sui social network: non è scontato che funzionino sempre. Trova il tuo tone of voice. Una emoji può essere informativa o emozionale, e non è detto che entrambe le tipologie siano in linea con il tuo brand. Fa’ qualche ricerca online, anche per capire come vengono usate nel profit e nel non profit, e sulle diverse piattaforme social. Ultimi due consigli per la tua digital strategy:
    • non esagerare con i simboli pittografici digitali. Inizia gradualmente e fai degli a/b test, se puoi;
    • ultimo, ma non di minore importanza. Le parole contano ancora molto, non dimenticarlo.