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  • «Vi racconto Heroes: il festival dell’impresa allegro e un po’ rock»

    Michele Franzese parla di HEROES Meet In Maratea: dal 20 al 22 settembre tre giorni di confronto sui grandi temi dell'innovazione

    17 Settembre 2018

    Ha 43 anni, l’età in cui non c’è più niente da avere paura, è lucano (di Potenza), una terra che, al di là della facile retorica e delle narrazioni sopra le nuvolette, è affascinante e difficile, come altre regioni di questo Paese: ma la Basilicata di più. E’ un posto che ti chiede coraggio. E alla fine a Michele Franzese il coraggio non manca. Nel 2016 si è inventato dal nulla un appuntamento di tre giorni in un posto, anche questo, bello e difficile, coraggioso pure: Maratea. Era il 2016. E qualcuno già allora disse: un altro appuntamento sull’innovazione? Anziché farsi domande, Michele e il suo team (a partire dalla co-founder Andreina Romano) hanno puntato sull’identità e così Heroes Meet in Maratea, in programma dal 20 al 22 settembre in Basilicata, è arrivato alla terza edizione e quest’anno si occuperà di soldi. “Il prossimo anno? – ha detto Franzese a NinjaMarketing – vorrei raccontare il piccolo e il grande. Mi piacerebbe analizzare le differenze in termini di misura, che ci sono nella nostra società”. In attesa della prossima edizione abbiamo fatto un piccolo punto proprio con Michele: ecco cosa ci ha raccontato della sua piccola Davos sul Mediterraneo (come è stata definita QUI da TPI – The Post Internazionale) e dove vuole arrivare. LEGGI ANCHE: Futuro e impresa: Heroes Meet in Maratea heroes Franzese, come procedono i preparativi di questa terza edizione di Heroes? «Tutto procede per il meglio: a volte mi sembra di organizzare le Olimpiadi (ride). Siamo contenti, però: tanti riscontri positivi. La cosa bella? Le conversazioni sui social». Perché? «Le persone si stanno taggando, scrivendo. Insomma, al di là dei contenuti, a me interessa molto la community». Dopo tre anni può dire che c’è una community che ruota intorno all’appuntamento. Come c’è riuscito? «Grazie a Maratea: un posto molto bello, ma anche complicato da raggiungere. Un luogo che però fa dimenticare la fatica di arrivare. Anche l’ospite internazionale più impegnato, quello che ha fatto 20 ore di volo, per i 2 giorni dell’evento, non fa lo speech e se ne va, ma resta e si gode il posto». La serenità dell’ambiente fa da quadro ad argomenti molto seri. «Sì, alleggerisce anche il peso delle conversazioni. Un argomento così serio come quello di quest’anno in un posto simile ti emoziona, e ti ispira più facilmente. Abbiamo sempre voluto riferirci ad argomenti che combinassero modernità e velocità con valori e sviluppo sostenibile. In questa terza edizione parleremo di denaro, declinato però in termini di valore». Michele, ma alla fine, cos’è Heroes? «Heroes è un evento dedicato all’impresa. Mi piace definirlo però come il festival dell’impresa: dove al posto dei cantanti ci sono business man, startupper, giovani talenti, esperti che hanno voglia di trasmettere conoscenza. Un appuntamento allegro, dove le persone si incontrano e a cui abbiamo voluto dare anche un ritmo rock». TPI – The Post Internazionale ha parlato di Heroes come di una piccola Davos sul Mediterraneo. E’ d’accordo? «Mi piace. Definizione impegnativa certo. Però vogliamo essere più inclusivi. L’idea che questa community possa un domani influenzare i temi e le conversazioni di personalità importanti che prendono le decisioni, beh, questo non mi dispiace affatto». Heroes è un appuntamento innovativo? «Sì, per il modo con cui le persone si interfacciano e si relazionano nei tre giorni. E poi anche per il tipo di appuntamenti con cui mixiamo il programma (76 eventi). Mi piace l’idea di fare sessioni parallele in cui c’è la parte formativa o ispirazionale. Alla fine ti fai l’agenda come ti va». Parliamo di startup. Come è cambiata la Startup Competition dal 2016? «Da una parte abbiamo cercato di spostare il tema nell’ecosistema delle imprese e poi abbiamo cercato anche di diventare parte attiva dell’ecosistema. Nel corso dell’anno andiamo nelle università per incontrare i ragazzi, cercando di stimolare il coraggio, per far emergere idee e talento». Come contribuite allo sviluppo dell’ecosistema? «Con una narrazione positiva e con il matching: aiutiamo le persone a connettersi con altre con cui non lo farebbero mai o con grande difficoltà. Per intendersi, la possibilità di incontrare il CEO di Kickstarter, Yancey Strickler, per un ragazzo non è solo un momento di esaltazione, ma anche un incontro che può ispirare». A proposito di ospiti, l’anno scorso c’è stato Oliviero Toscani… «Quest’anno c’è, come ti dicevo, Yancey Strickler, che porterà a Maratea non solo la sua esperienza come come CEO di Kickstarter (non più solo una startup, ma anche un modo di produrre ricchezza, quasi un canale di vendita) ma anche come startupper seriale. Un altro ospite di cui sono molto fiero è Bob Dorf, autore di uno dei libri più importanti sulle startup e Lean Innovator. E poi c’è Pamela Norton, founder e CEO di Borsetta, piattaforma blockchain che certifica diamanti e altri gioielli».

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