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  • Renzo Piano è pronto a ricostruire il ponte Morandi

    Dopo la tragedia del crollo del ponte sul Polcevera a Genova, Renzo Piano ha già fatto la sua proposta per la ricostruzione, con l'obiettivo di far rinascere la città.

    29 Agosto 2018

    “Al di là del legame sentimentale con Genova ho provato una grande sofferenza, di quelle che arrivano all’improvviso e ti sconvolgono”. Queste le sensazioni di Renzo Piano alla notizia del crollo del ponte Morandi a Genova, avvenuto il 14 agosto scorso. Il celebre architetto si trovava in una riunione al Cern di Ginevra, quando è stato informato dell’accaduto. In recenti interviste, Piano ha confermato più volte di voler collaborare per la ricostruzione del ponte, aiutando a risollevare la città di Genova, che negli ultimi anni è stata colpita da molteplici avvenimenti allarmanti. Il crollo della “torre dei Piloti” nel 2013, le alluvioni del 2011 e del 2014 e il tragico cedimento del Ponte sul Polcevera formano un insieme di tragedie che hanno colpito nel profondo la città ligure. Renzo Piano

    Genova: una città che deve e vuole rialzarsi

    Renzo Piano vuole mettersi a servizio della sua città, dove è nato nel settembre del 1937, e l’incontro con il presidente e commissario per l’emergenza per il crollo del ponte Giovanni Toti lo conferma. All’incontro si è fatto addirittura precedere dal suo staff, che ha portato alla riunione un grande plastico, un'”idea di ponte”. D’altronde, solo pochi giorni fa aveva dichiarato che non pensava ad altro, dopo il crollo, e vorrebbe essere d’aiuto per la ricostruzione “perché è la mia missione. […] Anche in quanto senatore a vita, rispondere in qualche modo a questo disastro è tra i miei doveri”. Genova è una città ferita, che però non rinuncia alla speranza. La voglia di rivincita contro gli errori e le calamità sfociano in reazioni per rimettersi in gioco, per riprogettare il futuro “capitalizzando anche gli sbagli, le disattenzioni e il fatalismo che hanno preso vigore in questa nostra Italia, smentendo la nostra naturale propensione al fare e all’eccellenza del fare”. Genova, infatti, ha bisogno subito di un nuovo ponte. Una città sbarrata dai monti e cresciuta lungo la costa, con un’icona straordinaria, identitaria e piena d’orgoglio come il suo porto, che non può sopravvivere senza connessioni. È necessario, dunque, secondo Renzo Piano, creare una nuova visione dal punto di vista delle infrastrutture e della movimentazione, pensando a un insieme coordinato di proposte per ridare vita a una città importante per la nazione intera. E questo può avvenire solo collaborando, cercando di unire le forze, come avviene in un cantiere, metafora “di coesione, di sforzi sincronizzati a realizzare qualcosa che non esiste ma che renderà la vita migliore. Nel cantiere spariscono le differenze, si valorizzano le competenze, si sviluppa l’orgoglio di fare bene assieme”. Piano, infatti, sottolinea come la ricostruzione sia vitale, non solo per i collegamenti “fisici” che garantiva il ponte Morandi, sul quale transitavano veicoli dalla parte orientale a quella occidentale della città, permettendo collegamenti anche tra Lombardia, Piemonte e il vicino confine francese, ma anche per il significato che ha un ponte: “Un ponte è un simbolo, e come tale non deve mai cadere, perché quando cade un ponte si erge un muro. Non è solo una questione fisica, ma anche metaforica – i muri sono qualcosa di negativo, non dovremmo costruirne, mentre i ponti trasmettono un’idea positiva, creano connessioni”.
    Crollo Ponte Morandi - Genova - Renzo Piano
    Il feed di Google Immagini sul crollo del Ponte Morandi

    Il nuovo ponte Morandi, secondo Renzo Piano

    Ancora quando era troppo presto per parlare di ricostruzione, Renzo Piano aveva dichiarato che ogni struttura futura, per Genova, dovrà essere una dichiarazione di vero orgoglio, in grado di trasmetterne i suoi valori. Per l’archistar, il nuovo ponte dovrà comunicare un’idea di bellezza, non in senso superficiale, ma considerando il vero valore della bellezza, in grado di mandare un messaggio di verità e di orgoglio. “Dovrà essere un posto dove le persone possano riconoscere la tragedia, in qualche modo, ma che allo stesso tempo sia in grado di fornire una grande entrata nella città” ha dichiarato Piano. A quanto sembra, infatti, la proposta presentata in Regione prevede quarantatré pali dell’illuminazione, lo stesso numero delle vittime del crollo. Il resto del progetto consiste in una linea semplice, pulita, senza strutture alte che sovrastino la carreggiata, in pieno stile Renzo Piano. Quest’ultimo, nonostante consideri Genova come una città introspettiva, timida, che non chiede aiuto, con una forte energia interiore che non vuole esternare, si è dimostrato volenteroso di darle un futuro, avendo già posto le basi per la ricostruzione. Ricostruzione di qualcosa che però, secondo lui, non doveva crollare. Anche Piano, infatti, smentisce l’idea della fatalità, nonostante il Ponte Morandi fosse stato un simbolo dell’ingegneria italiana del Novecento e un’icona dello spirito di innovazione italiano. Quando venne eretto il ponte, infatti, il celebre architetto cominciava la sua professione, e ammirava Morandi per la sua audacia. Questa, forse eccessiva, potrebbe essere una causa del crollo, ma è presto per indicare con esattezza le sue cause, che potrebbero essere imputabili anche a difetti di cura o ad altri elementi ancora. Certamente, però, l’opera esprimeva “la volontà di spingere l’Italia nella direzione di un grande ottimismo, senza il quale non ci sarebbe stato il miracolo della ripresa”. Un’opera, però, che si è rivelata fragile e “bisognosa di un’attenzione e di una cura di cui nel tempo abbiamo perso la consuetudine”. Renzo Piano Renzo Piano potrebbe sicuramente essere la persona giusta per la ricostruzione del ponte Morandi, un cittadino del mondo partito da Genova, un architetto che ha fatto della leggerezza il suo tratto distintivo. Ciò che rende le sue opere uniche così come le vediamo, lo ammette Piano stesso, è un metodo, non una qualche alchimia strana o il caso. Per partire dagli elementi fondamentali per un architetto, come la luce, la trasparenza, il colore, ma anche le vibrazioni o le grane, tutti elementi immateriali, Piano parte proprio dalla leggerezza. Per lui significa togliere peso alle cose, far lavorare la forma delle strutture, conoscere i limiti di resistenza dei componenti, sostituire l’elasticità alla rigidità. Per un architetto, infatti, è importante  “togliere”, lavorare sottraendo elementi, e fare un po’ come lo scultore, che parte da un blocco di marmo e realizza poi la sua opera. Interessante riflettere sull’idea di architettura di Renzo Piano, che non si ferma alla costruzione di qualcosa, ma va ben oltre. Secondo lui l’architettura è un servizio, nel senso più letterale del termine. È un arte imposta, sempre presente, che conferisce immense responsabilità a un architetto nei confronti della società odierna e, soprattutto, futura. Tutto quello che realizza un architetto dev’essere pensato per le persone, poiché i suoi progetti incideranno sulle loro vite. Non solo un compito estetico, ma anche sociale.
    Renzo Piano Sketch
    Uno dei celebri sketch di Renzo Piano, questo sul grattacielo “The Shard” di Londra
      Per ulteriori dettagli sulle interviste di Renzo Piano riguardo al crollo del ponte Morandi: il Sole 24 OreLa RepubblicaThe Guardiandesignboom.

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