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  • Mentre il mondo discute sulla parità di genere, i bambini trovano la soluzione giocando con le bambole

    Luvabella è la bambola che dice “papà” e combatte gli stereotipi partendo dal mondo dei giocattoli

    18 Luglio 2018

    Quando eravamo piccoli noi millennials, il mondo sembrava nettamente diviso in due, con una sorta di decisione irrevocabile, per cui i maschietti giocavano con le macchinine e le femminucce con le Barbie. Ora arriva Luvabella e le regole del gioco cambiano.

    Siamo nell’epoca del “gender neutral” e dei “genitori millenials” e la normalità non è ciò che finora ci hanno fatto credere. I genitori cercano di fare del loro meglio: le bambine non vengono più considerate come delle principesse e i bambini non vengono più trattati come gli ometti di casa, ma sono proprio loro a stupire noi adulti con il loro approccio neutro ai giochi.

    Ne parla ad esempio Let Toys Be Toys, la campagna inglese che dimostra che l’85% dei giovani tra gli 11 e i 21 anni è convinta che sia la pubblicità in primis a dover smettere di utilizzare stereotipi di genere per vendere più giocattoli.

    E in questo scenario rivoluzionario, a sei mesi dal Natale arriva Luvabella, il giocattolo dell’anno in America e Gran Bretagna.

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    La bambola che dice “papà”

    Cos’ha di diverso la nuova bambola robotica

    Questa bambola rivoluzionaria, oltre ad usare la robotica e l’intelligenza artificiale, è in grado di riprodurre circa 200 reazioni altamente realistiche: ad esempio soffre il solletico, beve il latte e impara fino a 100 parole.

    Ma la vera rivoluzione di Luvabella è la levetta posizionata nella sua schiena, che le consente di dire papà o mamma in base a chi la tiene in braccio. Questa novità incoraggia anche i maschi a giocarci e far comprendere loro il significato di prendersi cura di qualcuno o qualcosa.

    Nessuna distinzione nel gioco

    Ma cosa comporta diversificare i giochi in base al sesso? “Lego o puzzle, ad esempio, sono rivolti più ai maschi e incoraggiano abilità visuali e di spazio”, ha spiegato Lauren Spinner psicologa dell’età evolutiva dell’Università del Kent in Inghilterra, “mentre quelli tradizionalmente femminili, come la cucina o le bambole, stimolano la comunicazione e le abilità sociali”.

    Per la dottoressa Elizabeth Sweet, sociologa e docente all’Università della California, “gli studi dimostrano che il limite dei giocattoli di genere è ridurre la gamma di abilità che ragazzi e ragazze possono esplorare attraverso il gioco”.

    Per ora però non arriverà in Italia, il bambolotto-supereroe a metà tra un action figure e un cucciolo, come lo definisce il New York Times.

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    Luvabella la bambola che dice papa

    La parità di genere spiegata a un bambino

    Laurel Wider, la sua ideatrice e psicoterapeuta, sostiene che questi bambolotti eroi avvicinano i bambini all’idea di accudimento senza vergogna, sentimento registrato sia in genitori che bambini dovuto agli stereotipi di genere.

    Una strategia simile a quella di Lego Friends che punta invece ad avvicinare le bambine al mondo delle costruzioni, usando colori rosa e viola e personaggi femminili. La Bbc li ha definiti il “campo di battaglia del gender” che, a causa delle critiche nate tra le femministe, si sono poi moltiplicati: ora le bambine possono anche occuparsi di camion e autolavaggi.