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  • Cos’è, a cosa serve e come si fa Co-design

    Alla scoperta di un approccio che coinvolge un gruppo di portatori di interesse nella fase di generazione delle idee e di progettazione di un concept

    12 Luglio 2018

    Sempre più spesso (e spesso a sproposito) si sente parlare di Co-design, un approccio che è ben più di una buzzword e che mi ha portato alla fondazione nel 2011 (insieme ad altre figure di spicco nell’ambito romano del design) del gruppo di ricerca CoDesign Jam, che promuove e fa ricerca nelle tematiche della co-progettazione. Ma cos’è davvero il co-design e come funziona?

    Che cos’è il Co-design

    Il Co-design, design partecipativo o co-progettazione è un approccio che coinvolge un gruppo di stakeholder – i portatori di interesse – nella fase di generazione delle idee e di progettazione di un concept, un prodotto o un servizio con lo scopo di condividere i bisogni di tutti e definire insieme le linee guida di un progetto. Le attività sono strutturate in modo da far dialogare tutti i partecipanti del workshop trasformandoli in co-autori del progetto. Sullo stesso tavolo lavoreranno persone con competenze e livelli operativi diversi,  ma attraverso il Co-design potranno convogliare e allineare le loro idee verso un obiettivo comune con lo scopo di definire alcuni dei criteri che incideranno sui futuri sviluppi del progetto. design LEGGI ANCHE: Cos’è, a cosa serve e come si fa Design Thinking Il co-design non è una pratica nuova: le origini delle pratiche risalgono agli anni ’60 quando in Scandinavia i sindacati si battevano per il “design cooperativo”,  il diritto dei lavoratori di Co-progettare i sistemi IT che avevano un impatto sul loro lavoro. Negli Stati Uniti a partire dagli anni ’70 il termine cambia in “design partecipativo” e la necessità di coinvolgere gli utenti finali nella ricerca guadagna sempre più consenso. Negli anni 80 l’approccio viene ripreso anche da altri settori e Donald Norman pubblica il suo famoso libro “Design of Everyday Things” nel quale conia il termine “user-centered design” e segna così il passaggio ad una mentalità progettuale focalizzata su sistemi olistici e bisogni umani. Il termine si evolve successivamente in “human-centered design” e in Design Thinking più in generale.

    Come funziona nella pratica

    I momenti di Co-design si svolgono principalmente sotto forma di workshop in un ambiente informale. Grazie all’aiuto di uno o più facilitatori, i partecipanti si confrontano ed esplorano idee tramite brainstorming e altre tecniche di Design Thinking. des2 È importante definire e chiarire prima di iniziare l’obiettivo della sessione di Co-design per facilitare la comprensione degli esercizi e per poter guidare i partecipanti nel processo di co-creazione. LEGGI ANCHE: Design con i dati, cioè progettare seguendo variabili quantitative ma anche qualitative

    Gli spazi & l’attrezzatura del Co-design workshop

    La scelta e l’allestimento dello spazio sono fondamentali per creare un ambiente di lavoro accogliente. Spazi ampi e luminosi con tavoli di lavoro grandi e muri liberi, per appendere canvas, informazioni e post-it, facilitano lo svolgimento dell’incontro.