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  • Chi è il 29enne che ha svelato a Wikileaks come la CIA ci spia (e che ora è nei guai)

    Joshua Adam Schulte, già detenuto per reati legati alla pedopornografia, rischia fino a 135 anni di carcere per divulgazione di materiale sensibile

    20 Giugno 2018

    Si chiama Joshua Adam Schulte, ha 29 anni, è originario di New York (Manhattan), professione informatico ed ex dipendente della CIA e da ieri sulla sua testa pesa un’accusa pesante: da interno all’agenzia di spionaggio più famosa del Mondo avrebbe rubato informazioni riservate di sicurezza nazionale dall’agenzia e l’avrebbe diffuse, verosimilmente a Wikileaks (il cui nome non viene mai fatto esplicitamente nell’ordinanza del procuratore). Il data leak riguarderebbe l’arsenale cibernetico di guerra (le operazioni di hackeraggio compiute da Schulte risalgono al periodo marzo-giugno 2016). Sul giovane pendono 13 capi di accusa, compreso il possesso di materiale pedopornografico (risalente al 2009). Se condannato, rischia fino a 135 anni di carcereSecondo gli inquirenti, nel 2016 avrebbe rubato dall’agenzia informazioni classificate segrete, per poi girarle a un’organizzazione, secondo gli inquirenti, “dedita alla diffusione pubblica di materiale sensibile, classificato, confidenziale”. La sua legale, Sabrina Shroff, respinge ogni accusa: quando tutte le prove saranno chiare “difficilmente” il suo cliente “sarà il cattivo che il governo vuole dipingere”. Shulte è stato raggiunto dalle nuove accuse mentre è già in carcere da agosto 2017 (al Metropolitan Correctional Center di Manhattan) per reati di pornografia infantile.

    wikileaks

    Vault 7

    Il data leak ha anche un nome. Si chiama Vault 7 e all’interno ci sarebbero stati i dettagli degli strumenti e delle capacità di hacking informatico dell’agenzia di intelligence: come la possibilità di hackerare smart TV e smartphone, ma ha messo anche in luce come le tecniche di crittografia utilizzate dalle app di messaggistica come WhatsApp per mantenere le conversazioni private siano obsolete. L’FBI aveva già fatto irruzione nell’appartamento di Schulte a New York nel marzo 2017, il mese della perdita di Vault 7 e aveva sequestrato computer, server e altri dispositivi di archiviazione elettronici portatili, incluso il computer desktop personale di Schulte. 

    Quelle immagini

    Gli investigatori hanno detto di aver trovato sui computer di Schulte oltre 10 mila immagini e video di pornografia infantile. Hanno anche trovato i log delle chat in cui Schulte ha discusso con altri la ricezione e la condivisione di questo materiale e le ricerche di Google in questo senso.

    Interrogato

    Schulte, interrogato in più occasioni dall’FBI, secondo l’accusa, mentì ripetutamente. Fra i segreti sottratti, ci sarebbero “gli strumenti di raccolta di informazioni dell’intelligence americana”. Per Schulte l’accusa è grave: si parla di “minaccia alla sicurezza nazionale”, come ha detto il procuratore di New York Geoffrey Berman. Per William Sweeney Jr., capo dell’Fbi di New York, il giovane ha “tradito questa nazione”. Schulte “ha giurato che avrebbe protetto il Paese, ma l’ha messo gravemente in pericolo rivelando informazioni segrete”.

    I 13 capi accusa che pendono su Joshua Adam Schulte

    Schulte è accusato di raccolta illegale di informazioni di difesa nazionale, trasmissione illegale di informazioni di difesa nazionale legittimamente possedute, trasmissione illegale di difesa nazionale illegalmente posseduta informazioni, accesso non autorizzato a un computer per ottenere informazioni classificate, furto di proprietà del governo, accesso non autorizzato di un computer per ottenere informazioni da un dipartimento o un’agenzia degli Stati Uniti, di trasmissione di un programma informatico dannoso, informazioni, codice o comando, di aver reso false dichiarazioni materiali a rappresentanti dell’FBI, di ostruzione della giustizia, di pedopornografia, possesso di pornografia infantile, diffusione di materiale di pornografia infantile e di violazione del copyright.

    Wikileaks

    Il nome di Wikileaks, la piattaforma di Julian Assange responsabile nell’ultimo decennio di alcune delle più clamorose rivelazioni di informazioni governative classificate, non viene mai fatto esplicitamente nell’ordinanza. L’allora sviluppatore di sistemi informatici avrebbe alterato una rete di computer dell’agenzia di intelligence americana per assicurarsi l’accesso. Questo gli avrebbe consentito di cancellare la registrazione delle proprie attività e negare ad altri l’accesso al sistema stesso. All’incirca un anno dopo, nel marzo del 2017, Wikileaks cominciò a rivelare dettagli su alcuni degli strumenti di cyberspionaggio della CIA. Il maxi hackeraggio fu denominato dall’organizzazione di Assange Vault 7 e rivelò come la central intelligence può entrare negli iPhone e trasformare le smart tv in strumenti di sorveglianza. Dall’agenzia di Langley non è mai arrivata un’ammissione ufficiale che una violazione dei segreti del Centro di Cyber Intelligence fosse stata messa a segno, né che ne fosse imputabile una “gola profonda” interna.