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  • Airbnb: gli host potranno ospitare gratis in caso di emergenza

    Il servizio di home sharing Airbnb consentirà agli host di registrarsi come volontari in caso di catastrofi naturali. La sperimentazione parte da San Jose

    11 Giugno 2018

    Chi ha bisogno di un alloggio in caso di emergenze, successive a uragani, inondazioni, terremoti potrà contare sulla disponibilità di Airbnb. Durante la conferenza dei sindaci a Boston, il servizio di home sharing, che consente di affittare case private o stanze in abitazioni private a persone in alternativa agli hotel, ha lanciato un nuovo servizio che punta a velocizzare la risposta alle emergenze. Il progetto inizia da San Jose, in California, ed è l’evoluzione dell’iniziativa Open Homes lanciata l’anno scorso, con cui Airbnb ha chiesto alla sua rete di dare alloggio gratuito alle persone colpite da disastri, come gli sfollati o i soccorritori. Nel 2017 tramite la piattaforma sono stati offerti 17 mila pernottamenti gratis. “Quando un disastro colpisce, una delle nostre maggiori necessità è garantire che ogni residente sfollato abbia un posto sicuro dove stare – ha detto il sindaco di San Jose, Sam Liccardo – la partnership con Airbnb offre un ottimo esempio di come il governo possa sfruttare l’innovazione per aggiungere un altro strumento alla cassetta degli attrezzi con cui affrontare le catastrofi”. airbnb

    Case disponibili in standby

    Il progetto è l’evoluzione del programma Open Homes e consentirà agli host di mettere in lista le loro proprietà, prima di un disastro. L’idea è quella di semplificare la risposta dopo un disastro, consentendo agli host di registrarsi in anticipo, in modo che quando un disastro colpisce, chi ne ha bisogno non sia costretto ad aspettare che i padroni di casa si facciano avanti. Attualmente, il programma abbina gli utenti disposti a donare spazio con i gestori delle emergenze, che possono quindi mettere in collegamento le persone che hanno bisogno di alloggi con lo spazio disponibile.

    Nuovi protocolli per comunicare

    Il programma prevede anche alcuni eventi di preparazione e reclutamento di personale per gli ospiti e una campagna di marketing e nuovi protocolli per comunicare con chi si occupa della gestione delle emergenze locali.

    Perché San Jose

    La società ha ospitato in totale circa 9 mila persone nel corso di 90 eventi disastrosi, un’esperienza che ha messo in evidenza che c’era un intervallo temporale tra il momento in cui quel qualcosa è accaduto e i giorni necessari per reclutare volontari per fornire case. La società ha però pensato che potesse fare qualcosa per essere più preparati. La città di San Jose è diventata la prima città a pilotare il programma per due motivi. Nel 2017 si è servita di Airbnb per fornire case alle persone sfollate durante le inondazioni: la città si è trovata costretta ad evacuare e trovare alloggi per 14 mila famiglie, quindi ha molto chiari i benefici che potrebbero derivare dal programma.
    Come ci si potrebbe aspettare, come la più grande città della Silicon Valley, crediamo nel lavorare in collaborazione con la tecnologia, che ha avuto un impatto e cambiato la nostra economia. Sappiamo anche che c’è l’opportunità straordinaria di avere un approccio collaborativo (Sam Liccardo. sindaco di San Jose)

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