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  • SmartLens, lo Shazam del mondo reale, è l’app creata da uno studente

    Un'app che riconosce il mondo reale, anche in modalità offline

    10 Maggio 2018

    Michael Royzen è un adolescente come tanti, ha però una passione per i codici fin dall’età di 11 anni. Nei successivi sei anni ha realizzato diverse applicazioni mobile, di tipo gaming e non solo e oggi, a 17 anni, ha sviluppato un’app che ha suscitato l’interesse di molta stampa del settore Tech e Mobile. Michael_Royzen La sua app per iOS, SmartLens, è stata definita a più riprese lo Shazam del mondo reale: è infatti in grado di identificare ciò che viene inquadrato dalla fotocamera dell’iPhone e di fornire su questo maggiori informazioni.

    L’app può sembrare dunque banale e semplice, ma è in grado di fare ricerche in milioni di immagini sul web per identificare più di 17.000 oggetti. Si connette non soltanto a siti enciclopedici come Wikipedia, ma anche ad Amazon, per consentire all’utente di acquistare eventualmente quel determinato prodotto che ha visto e che ha suscitato il suo interesse. smartlens-app-2 LEGGI ANCHE: Vuoi diventare un astronauta? Provaci con questa app approvata dalla NASA

    Un’app che riconosce il mondo reale, anche in modalità offline

    Il plus di quest’app è che tutto ciò avviene offline: il database è tutto sull’app, che infatti richiede un download di quasi 500 MB, poiché deve conservare tutti i dati di riconoscimento e i contenuti offline direttamente sul telefono. Questo è un approccio molto diverso rispetto ad esempio alla funzione di scansione di Google Foto. La dimensione dell’app e il peso sul processore sono problemi non da poco, uniti al fatto che l’app è tutt’altro che infallibile. I suoi suggerimenti su cosa può essere un oggetto a volte si rivelano esilaranti: un livello di prestazioni che non sarebbe tollerato in un prodotto stand-alone rilasciato da Google o da Apple. smartlens-app E poi  c’è l’aspetto più importante per un’app, la monetizzazione: gli utenti possono scaricarla gratuitamente ma, all’apertura, viene immediatamente richiesto di iscriversi a un abbonamento di 2 dollari al mese (anche se il primo mese è gratuito), prima ancora di aver verificato se l’app funziona o meno. Eppure quest’app, fatta da uno studentello – permettetemi il vezzeggiativo – sembra avvicinarci sempre di più a quello che sarà il normale futuro delle cose: un mondo reale che passa attraverso la lente dei nostri smartphone. “La ricerca visuale è ancora una nicchia, ma il mio obiettivo è quello di dare alle persone il gusto di un futuro in cui un’app può fornire informazioni utili su qualsiasi cosa intorno a loro – ha dichiarato il giovane Royzen alla testata TechCrunch -, tuttavia è inevitabile che le grandi aziende lanceranno le loro offerte in competizione. La mia strategia è quella di batterli sul mercato come la prima app di ricerca visiva universale e accumulare più utenti possibili in modo da poter rimanere in vantaggio (o essere acquisito)”.
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    Un’app da migliorare, ma che va premiata

    L’app ha dunque molti aspetti da migliorare: non è possibile  scansionare le immagini che hai già scattato, né salvare le immagini associate alle ricerche, come mancano alcuni elementi per un’interfaccia più “rassicurante” e meno cheap. Probabilmente la stampa al momento sta premiando più la giovane età di Royzen che l’app in sé: noi ci sentiamo di premiarla come App of The Week per la sua capacità di aver messo in discussione il riconoscimento visuale, una tecnologia che fino ad oggi era il campo delle grandi industrie tech e che un giovane studente del liceo è comunque riuscito a padroneggiare con un po’ di codice messo bene.