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  • Dai primi smartphone clone a 100 miliardi, il miracolo Xiaomi

    Il produttore cinese ha depositato i documenti per quotarsi alla Borsa di Hong Kong. Le tappe più importanti della sua storia (che passa anche da Jeff Bezos)

    4 Maggio 2018

    A soli quattro anni dalla costituzione era già la startup di maggior successo al mondo, grazie alla produzione di smartphone performanti e al tempo stesso competitivi dal punto di vista del prezzo. Nel 2014 ha venduto 61,1 milioni di cellulari. Tre anni dopo, nel 2017, è il quinto produttore di smartphone al mondo, con una quota di mercato del 7,4%, dietro Oppo e Huawei, Samsung ed Apple.

    xiaomi
    xiaomi credits http://www.mi.com/en/founder/
    I numeri di Strategy Analytics per il primo trimestre del 2018 parlano di un quarto posto, di una quota di mercato dell’8,2% e di 28,3 milioni di smartphone spediti. Stiamo parlando di Xiaomi, la società fondata nel 2010 da Lei Jun (classe 1969, un patrimonio di 12,5 miliardi di dollari), che produce smartphone, tablet e smartwatch, ma anche robot per le pulizie di casa, auricolari Bluetooth, zaini e router Wi-Fi. Ecco, la Big Tech cinese è pronta a debuttare alla Borsa di Hong Kong in quella che sembra essere destinata ad essere la più importante IPO dell’anno e la più grande da quattro anni, dalla quotazione di Alibaba (New York 2014 per 25 miliardi di dollari). Una quotazione che secondo Bloomberg potrebbe consentire all’azienda cinese di raccogliere 10 miliardi di dollari e che la porterebbe ad un valore di 100 miliardi.

    Gli store, modello Apple

    Intanto conto alla rovescia anche per l’Italia. Si avvicina infatti l’apertura di un negozio a Milano. Per alcuni c’è già una data: il 26 maggio. Da registrare ieri la firma dell’accordo tra Xiaomi e CK Hutchison (la multinazionale che controlla il 50% del gruppo Wind Tre) per portare i suoi prodotti nei negozi Tre in Austria, Danimarca, Irlanda, Svezia e Regno Unito. E Italia. È Steve Jobs, ovvero Apple, il modello che ispira Lei Jun: tanto da imitarne anche il look. Un’abitudine che ha attratto critiche, al punto che la sua azienda è accusata di copiare i design dei prodotti Apple.

    Tutto è partito da Amazon

    Xiaomi è diventata un gigante, anzi è nata proprio, grazie a Jeff Bezos, sì proprio lui, il CEO e founder di Amazon. Nel 2004 ha staccato un assegno da 75 milioni di dollari per acquisire la piattaforma di eCommerce cinese Joyo, di proprietà di Lei Jun (l’aveva fondata nel 2000). Con quei soldi l’imprenditore cinese ha costituito una startup: Xiaomi appunto. Miglio, ecco cosa significa Xiaomi: un cereale diffusissimo in Cina che grazie al suo contenuto proteico e al suo prezzo basso sfama milioni di persone. Non solo un nome, una filosofia: lo smartphone low cost per tutti. Per questo in poco tempo l’azienda è riuscita a diventare marchio di riferimento per gli smartphone, anche fuori dalla Cina. Prezzi stracciati e device di livello attirano l’attenzione dei consumatori di mezzo mondo, che con ogni mezzo cercano di acquistare gli smartphone Xiaomi.