• About Author

  • Tutta l'Informazione Ninja nella tua mail

  • VIDEO Le cuffie del MIT in grado di “ascoltare” quello che pensi (e senza parlare)

    AlterEgo è il dispositivo sviluppato al MIT Media Lab che usa l'intelligenza artificiale per interagire con i computer e impartire comandi in maniera silenziosa

    23 Aprile 2018

    Anziché pronunciare “Hey Siri!” oppure “Ok Google”, basterà “pensare”. A dare concretezza al comando sarà AlterEgo, lo strumento progettato al MIT Media Lab da Arnav Kapur e Pattie Maes che permette a chi lo indossa di effettuare ricerche su Google o dei calcoli, senza aprire bocca. Proprio così, il prototipo per ora riconosce le cifre da 0 a 9 e un centinaio di parole. Funziona con un gancio che si ancora all’orecchio destro e con una fascia con sensori piazzati in sette aree chiave della guancia, della mandibola e del mento.

    Come funziona

    Alla base del funzionamento di AlterEgo c’è un processo di sub-vocalizzazione che permette di interagire con i computer per impartire comandi in maniera silenziosa. La sub-vocalizzazione è definita come un discorso interno fatto durante la lettura di una parola e avviene attraverso il movimento dei muscoli che utilizziamo per parlare. I 4 sensori sul dispositivo rilevano gli input, un sistema di intelligenza artificiale ne decifra il significato e lancia la ricerca. La risposta con i risultati viene poi sussurrata all’orecchio dell’utilizzatore attraverso la cuffia.
    alterego
    AlterEgo seeks to make computing a natural extension of the user’s own cognition by enabling a silent, discreet and seamless conversation with machines and people, in likeness to the user talking to her own self – credits Arnav Kapur, Neo Mohsenvand
    Ciò che ci ha spinto alla creazione di AlterEgo è stata la voglia di costruire un dispositivo IA, un sistema di potenziamento dell’intelligenza. La nostra idea era: è possibile creare un sistema informatico più interiore, capace di fondere l’uomo e la macchina e anche di sembrare un’estensione interna della nostra stessa cognizione? (Arnav Kapur)