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  • Chi è Daniel Ek il papà di Spotify e come è nata l’app di streaming legale

    Costruiva siti web all'età di 14 anni coinvolgendo i compagni di classe. Anni dopo, rivoluzionerà il mondo della musica

    3 Aprile 2018

    Spotify è un servizio di streaming musicale nato da un’idea di Martin Lorentzon e Daniel Ek in Svezia, circa un decennio fa: internet stava portando grandi cambiamenti in tutti i settori e il tentativo di fronteggiare il problema della pirateria musicale fu un successo. L’industria della major discografiche subiva miliardi di dollari di perdite a causa dei neonati sistemi di sharing in peer-to-peer e della duplicazione sui supporti digitali. Per tutti quelli fra noi cresciuti con walkman e lettori cd, questa è storia recente: un masterizzatore dvd era alla portata di tutti. spotify2

    Chi è Daniel Ek, CEO di Spotify

    Daniel Ek riceve in regalo il suo primo computer a 5 anni. Nato in Svezia nel 1983, Daniel entra nel mondo del lavoro dei servizi digitali già a 14 anni, costruendo siti internet insieme ai compagni di classe con un discreto successo in un mercato in forte espansione. LEGGI ANCHE: Il 3 aprile Spotify si quota in borsa al Nyse. Il punto Il suo percorso non è molto lineare: si iscrive all’università ma non conclude gli studi e, sebbene non laureato, si candida per una posizione in Google, da cui viene scartato. Fonda e vende Advertigo, poi la depressione Finito il liceo, Daniel fonda Advertigo e diventa milionario. Ma anche triste e infelice: ha solo 23 anni, è circondato da lusso e compagnie piacevoli e scivola lentamente nella depressione. Riconsidera la sua vita e il suo percorso: le persone che gli stanno intorno, lo fanno solo per il successo e il denaro che possiede? Vende la Ferrari appena acquistata (sì, una Ferrari) e torna a Ragsved, il sobborgo di Stoccolma in cui è cresciuto. L’incontro con Lorentzon e μTorrent Lì incontra di nuovo Martin Lorentzon, l’imprenditore a cui aveva venduto Advertigo, e con lui inizia l’avventura Spotify: sono entrambi innamorati di Napster, della rivoluzione che ha significato la condivisione dei file fra gli utenti. Il loro obiettivo, però, è quello di formalizzare un sistema perfettamente legale per la diffusione di musica in streaming; proprio per questo, i primi approcci con μTorrent, di cui Ek diviene CTO, non sono particolarmente fruttuosi: Daniel vuole operare in un sistema che non sia ai limiti dell’illegalità, vuole un vero e proprio antidoto alla pirateria musicale in grado di mettere tutti d’accordo. LEGGI ANCHE: Spotify sta testando una nuova funzione di ricerca vocale

    Come nasce Spotify

    Questa piccola startup si è inserita perfettamente in quel contesto, riuscendo a costruire un vero e proprio impero, fino alla quotazione in borsa. Il servizio di base è gratuito, ma la piattaforma offre la possibilità di sottoscrivere un piano premium, a pagamento, con numerose opzioni aggiuntive. Spotify3

    Crescita ed espansione di Spotify

    Nell’ottobre del 2008 Spotify era finalmente pronto per andare in diretta online dopo che Ek era riuscito a stringere accordi con le etichette discografiche per la distribuzione dei contenuti. L’industria musicale era sopravvissuta al passaggio dal vinile prima alle audio-cassette e poi ai CD, ma la facilità con cui le canzoni potevano essere copiate e condivise su internet stava assorbendo vendite e profitti. L’industria discografica ha probabilmente scelto l’unica via per la sopravvivenza: collaborare con Spotify ma entrando nel capitale dell’azienda; nel 2009 ne controllava il 20%. Martin Lorentzon e Daniel El hanno saputo rinunciare a parte del profitto per agevolare la chiusura di un accordo che ha avuto portata storica sulla fruizione della musica online. Nel febbraio del 2009, Spotify offriva già il suo servizio gratuito nel Regno Unito, ma fu costretta a uno stop per l’improvvisa impennata degli utenti che si registravano al servizio, tornando a una modalità su invito. Il servizio è partito sul serio quando è sbarcato negli Stati Uniti ed è ora presente anche in gran parte dell’Europa, Australia e Nuova Zelanda. In alcuni paesi asiatici, è disponibile sulla maggior parte degli smartphone. spotify4  

    Come paga i musicisti Spotify

    La partenza di Spotify non è stata col botto: muovendo i primi passi nel mondo dello streaming musicale, l’app era addirittura in perdita. Ma dal 2010 Spotify iniziava a fare strage di competitor, fagocitando o portando alla chiusura gli altri servizi di musica. Sulla base dei numeri forniti da Spotify aggiornati a dicembre 2017, la popolare app musicale attualmente può vantare
    •  71 milioni di iscritti
    • 157 milioni di utenti attivi
    • Oltre 35 milioni di canzoni
    • Oltre 2 miliardi di playlist
    I diritti d’autore sono pagati agli artisti in base a quanto i loro brani vengono ascoltati: circa il 70% delle entrate viene erogato ai gestori dei diritti che remunerano gli artisti in base agli accordi interni. Altre fonti di entrate derivano dagli acquisti di musica in-app. Apple competitor di Spotify Il mercato è appetitoso e i competitor di Spotify non stanno di certo a guardare: Apple Music, introdotto nel 2015, ha consentito, dietro il pagamento di un canone mensile, l’accesso illimitato alla sua libreria musicale e si è aggiudicata accordi importanti con star del calibro di Taylor Swift e Drake. Non tutti sono contenti della loro esperienza con Spotify: la faida tra Taylor Swift e Spotify ha fatto scalpore quando l’artista ha affermato che la piattaforma non compensa equamente gli artisti. Lo scontro è durato tre anni ma, per la gioia di Spotify, Taylor Swift è tornata. A gennaio del 2016 Spotify ha anche lanciato il suo servizio di streaming video, anche se, per il momento, non per film e serie tv.