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  • Facebook, Google e gli altri big del web insieme per salvare i cuccioli di tigre e rinoceronte

    WWF, Traffic, Alibaba, Facebook, Microsoft e Google sono solo alcuni dei sostenitori della coalizione globale, i numeri del Cites e l'impegno dei 183 Paesi membri

    23 Marzo 2018

    I colossi del World Wide Web stanno realizzando una coalizione globale con l’intento di ridurre dell’80%  il commercio illegale online di avori e altri prodotti selvatici entro il 2020. In collaborazione con WWF , TRAFFIC   si stanno impegnando per porre fine al traffico di animali selvatici online, adunando tecnologia, eCommerce e società di social media per lavorare insieme e ridurre lo spazio disponibile online ai trafficanti di animali selvatici.

    La coalizione comprende tra le società: Alibaba, Baidu, Baixing, eBay, Etsy, Facebook, Google, Huaxia Collection, Instagram, Kuaishou, Mall for Africa, Microsoft, Pinterest, Qyer, Ruby Lane, Shengshi Collection, Tencent, Wen Wan Tian Xia, Zhongyikupai, Zhuanzhuan. 01-ecommerce-wildlife-trade.adapt.768.1

    (foto National Geographic)

     Il mercato nero di cuccioli di tigre e di altri prodotti della fauna selvatica, tra cui avorio, squame di pangolino e coralli rossi e rosa, non si verifica solo nel retro dei negozi o in luoghi segreti anonimi. Sempre più spesso il commercio illegale di animali selvatici si è spostato online, dove l’anonimato e l’elevato numero di postazioni per la vendita rende difficile fermare il contrabbando. Quando un sito crolla, i venditori si spostano semplicemente su un’altra piattaforma. La richiesta di prodotti illegali come il corno di rinoceronte sta spingendo molte specie sull’orlo del baratro.

    I numeri dell’estinzione causata dal commercio illegale

    Il commercio illegale di specie selvatiche sta facilitandone l’estinzione. I numeri degli elefanti della savana sono crollati del 30% tra il 2007 e il 2014 a causa del bracconaggio per l’avorio, che viene trasformato in statuette, gioielli e altro ancora. landing_rinoceronte_812   Il numero di rinoceronti uccisi illegalmente per le loro corna nel 2017 – più di un migliaio solo in Sud Africa – è un netto aumento rispetto ai 13 uccisi nel 2007. Oggi delle 30 specie che ne esistevano, ne rimangono solo 5 che vivono in Asia ed Africa Innumerevoli altri animali e le loro parti vengono comprati e venduti online illegalmente ogni giorno, da pettini a guscio di tartaruga marina, a pelli di animali in via di estinzione, a rari rettili vivi e cuccioli di tigre. “La connettività globale di internet e il relativo anonimato dei venditori, consentono ai trafficanti di animali selvatici di comprare, vendere e spedire animali e prodotti naturali con una semplice transazione online”, afferma  Crawford Allan, direttore senior del crimine sulla fauna selvatica presso il World Wildlife Fund e TRAFFIC.

    Instagram scoraggia la ricerca di post con gli hashtag di animali selvatici

    commercio-illegale-estinzione Dal 4 dicembre 2017 Instagram ha annunciato sul suo blog  che ogni volta che verrà cercato un hashtag riferito a post che incoraggi comportamenti violenti nei confronti di animali o dell’ambiente comparirà una schermata che suggerirà di non condivere specie in estinzione e rimanderà ai valori del social in merito, benchè tuttora siano ancora presenti e ben visibili i post: “Ti invitiamo inoltre a prestare attenzione al modo in cui interagisci con gli animali selvatici e a chiederti se un animale è stato contrabbandato, catturato da cacciatori di frodo o maltrattato per scopi turistici. Ad esempio, non fidarti di chi ti offre la possibilità di scattare foto con animali selvatici a pagamento, dato che questo tipo di foto e video potrebbe mettere a rischio animali in via di estinzione. Instagram collabora con gruppi che si occupano di tutelare la fauna selvatica al fine di identificare e intervenire sulle foto che non rispettano le linee guida della nostra community, come post che mostrano maltrattamenti sugli animali, caccia di frodo o vendita di animali in via di estinzioni o parti di essi.”

    La Convenzione di Washington – CITES 

    CITES-commercio-illegale La  Convenzione di Washington sul Commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione, più comunemente conosciuta come CITES, è un accordo internazionale tra Stati che ha lo scopo di proteggere piante ed animali a rischio di estinzione, regolando e monitorando commercio, esportazione, riesportazione e importazione di animali vivi e morti, di piante, nonché di parti e derivati. L’accordo è in vigore dal 1975 e attualmente vi aderiscono 183 Paesi, compresa l’Unione Europea dal 2015. In base alle regole internazionali, a essere esportabile legalmente è l’avorio importato prima del 1975, anno di entrata in vigore delle norme Cites a protezione degli elefanti, e munito di certificato. È inoltre possibile mettere in commercio oggetti d’antiquariato – ad esempio pezzi degli scacchi, tasti di pianoforte, palle da biliardo – lavorati prima del 1947. L’Italia risulta essere il terzo Paese al mondo per esportazione di oggetti di avorio legale, preceduta da Regno Unito e Usa, secondo i dati del Cites. Il grosso gap è che non c’è una una burocrazia ben definita che attesti la legalità di questi prodotti messi in vendita online e l’ignoranza degli acquirenti acuisce maggiormente la commercializzazione di queste merci. Invece per chi è a conoscenza dell’illegalità di questo tipo di vendita, si è creata una rete di parole in codice non sempre facile da stanare. Eppure le aziende della coalizione affronteranno questi problemi in diversi modi, adattandoli alle loro piattaforme specifiche: il punto di partenza sono gli algoritmi che utilizzano l’intelligenza artificiale per rilevare le parole chiave. Proprio un ricercatore italiano, Enrico di Minin , attualmente coordina un’equipe all’ università di Helsinki che collabora da oltre dieci anni con le autorità sudafricane per combattere lo scempio del contrabbando di avorio e traffico di animali selvatici.   https://twitter.com/EnTembo/status/976877927945195520