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  • Bad Ads Report 2017: ecco come Google prova a combattere la cattiva pubblicità

    Ogni secondo vengono rimossi 100 annunci irregolari per assicurare a tutti gli utenti una migliore esperienza in rete

    21 Marzo 2018

    Oggi anno Google pubblica il Bad Ads Report, un resoconto sulle policy che vengono messe in atto per combattere la “cattiva” pubblicità, che viola le policy di Google e che mina l’esperienza degli utenti in rete. «La pubblicità digitale gioca un ruolo importante nel rendere il web quello che è oggi: un punto d’incontro dove chiunque abbia una buona idea e un buon contenuto può raggiungere molte persone e guadagnarsi da vivere. Per far sì che questo modello gratuito e supportato dalla pubblicità funzioni per tutti, è necessario che il web sia un luogo sicuro e adeguato dove imparare, creare e fare pubblicità. Purtroppo, però, non è sempre così.», Scott Spencer, Director of Sustainable Ads at Google, spiega in questo modo cosa spinge il suo team a combattere le pubblicità irregolari.

    I tipi di annunci che vengono bloccati su Google

    Vengono definite “irregolari” le pratiche pubblicitarie che violano le policy di Google, ovvero:

    – annunci che promuovono attività o prodotti illegali come prodotti farmaceutici o gioco d’azzardo;

    – annunci fuorvianti che tentano di ingannare gli utenti, cercando di ottenere click e visualizzazioni attraverso false informazioni; – gli annunci “self-clicking”, pericolosi soprattutto da mobile; –  i tabloid cloaking, cioè quegli annunci che si presentano come articoli.

    Quanti annunci sono stati bloccati nel 2017

    Nel 2017 sono stati rimossi oltre 3,2 miliardi di pubblicità che violavano le norme pubblicitarie, ad un ritmo di 100 pubblicità irregolari al secondo. Oltre a queste, sono state bloccate 79 milioni di pubblicità che, all’interno di Adsense, cercavano di indirizzare le persone su siti web che ospitavano malware e, di conseguenza, sono stati rimossi 400.000 siti web non sicuri. Sono state eliminate 66 milioni di pubblicità trick-to-click, quelle che inducono a cliccare su un’immagine con finalità ingannevoli, e anche 48 milioni di pubblicità che cercavano di far installare agli utenti dei software indesiderati.

    Non rispetti le policy? Sei fuori da Adsense

    Molti proprietari di siti web rendono profittevoli i propri siti e contenuti ospitando annunci pubblicitari, attraverso piattaforme come AdSense. Ma, per guadagnare con gli annunci di Google, è necessario rispettare le regole. Nel 2017 320.000 publisher hanno perso la possibilità di utilizzare la piattaforma pubblicitaria Adsense.

    Il controllo avviene sulla base di norme e policy indirizzate ai publisher e aggiornate con l’evolvere delle tendenze online. Per esempio, negli ultimi è aumentato il numero dei truffatori che cercano di approfittare della crescente popolarità delle notizie online. Fingere di essere un sito legittimo di notizie con sede a Londra se in realtà si è un truffatore che lavora con contenuti ingannevoli in un’altra città va contro le policy. Un altro trend riguarda la violazione delle norme sull’appropriazione di contenuti (scraping), che si verifica quando qualcuno cerca di guadagnare rapidamente copiando notizie o contenuti da altri siti.

    Lo scorso anno sono state aggiunte 28 nuove norme per gli inserzionisti e altre 20 norme per i publisher, proprio per poter contrastare queste nuove minacce e migliorare l’esperienza pubblicitaria online. Quest’anno ci si concentrerà sui prodotti finanziari non regolamentati e speculativi, come le opzioni binarie, le criptovalute, lo scambio di valuta estera e i contratti per differenza (CFD). online-advertising-e1497468433860 Scott Spencer conclude: «Il nostro lavoro per proteggere l’ecosistema pubblicitario non si ferma qui: è un impegno continuo. Con l’evolvere delle tendenze online, e mentre i nostri metodi per proteggere l’open web migliorano, anche le truffe online evolvono. Migliorare l’esperienza pubblicitaria sul web e rimuovere pubblicità pericolose o intrusive resta per noi una priorità.»

    Da non confondere con la “Coalition for better ads”

    Le policy e le attività di cui vi abbiamo parlato, pur avendo lo stesso obiettivo, si differenziano dagli standard per gli annunci online definiti da Coalition for Better Ads, l’alleanza nata nel 2016 di cui fanno parte i principali operatori dell’industria digitale. Tra i membri ci sono i maggiori esponenti provenienti dal mondo delle agenzie, delle aziende e dell’editoria: Google, Facebook, Procter & Gamble, Unilever, The Washington Post, ANA, IAB e altri ancora. L’AdBlock di Chrome, ad esempio, segue questi standard che sono legati ai formati e non al contenuto degli annunci o dei siti che li ospitano.