12 consigli SEO per migliorare il traffico da ricerca testate su Google RankBrain
Capire il cambio di paradigma di RankBrain è capire la Search Intent dei nostri utenti
20 Marzo 2018
Da poco più di 2 anni Google ha reso operativo RankBrain. I suoi effetti si sono fatti sentire e questi effetti sono destinati ad essere sempre più rilevanti nei prossimi mesi. Google RankBrain è l’algoritmo di machine learning che utilizza il motore di ricerca di Montain View per spostare il focus dalle parole chiave di ricerca alla coppia di fattori: Intento di Ricerca + Esperienza Utente Paura, eh? Non dovreste averne così tanta, sempre che non abbiate fatto uso di tecniche di Black SEO sul vostro sito. Ora proviamo a spiegarvi perché, attraverso 12 dritte utili. LEGGI ANCHE: Come prepararsi ai prossimi cambiamenti dei motori di ricerca
RankBrain e il tramonto della Keyword Research tradizionale
L’ottimizzazione delle parole chiave è sempre stata un’ossessione nella generazione dei contenuti di ogni sito web. La finalità era sempre la stessa: posizionarsi in SERP a discapito dei competitor. Abbiamo già detto come, con l’introduzione di RankBrain, il focus si sia spostato sull’intento di ricerca, quindi su un posizionamento basato più sulla semantica che sulle parole chiave secche. È dunque giunto il tempo di rivedere la vostra strategia SEO. 1. Ripensare le strategie basate su long-tail keywords Capiamoci subito con un esempio pratico. In passato una tecnica di posizionamento efficace veniva fatta utilizzando i sinonimi di ricerca a coda lunga. Quindi posizionarsi per “best automation tools for marketing” era diverso dal posizionamento su “best marketing automation tools” e le SERP in Google sarebbero state completamente diverse. Ora RankBrain è in grado di capire che si tratta di una stessa search intent e proporrà una SERP molto molto simile a fronte di 2 diverse query. 2. Imparare ad utilizzare le mid-tail keywords Visto il cambio di paradigma, proviamo allora a fare qualche ragionamento su parole chiave con una coda media. Questo tipo di parole chiave generano un volume di ricerca più elevato rispetto a quelle a coda lunga, sono più competitive e potrebbero richiedere più link e contenuti di qualità per ottenere un ranking interessante in SERP. Ad esempio, diciamo che stiamo creando un articolo sul “the/tè al limone” come parola chiave principale. Cominciamo ad analizzare i volumi di ricerca: Ci sono obiettivamente un buon numero di parole chiave a “coda media” che possono essere utilizzate per scrivere un contenuto efficace e che automaticamente grazie a RankBrain sarà collegato ad altre parole chiave semanticamente correlate. L’effetto sarà un miglior posizionamento in SERP. 3. Fare amicizia con il concetto di LSI (Latent Semantic Indexing) Ora vediamo come utilizzare al meglio l’analisi delle vecchie e care keyword a coda lunga per creare qualche strategia efficace con il nuovo algoritmo semantico. Uno dei modi migliori è identificare le parole che attivano quella che viene definita LSI (Latent Semantic Indexing), letteralmente: Indicizzazione Semantica LatenteNiente di particolarmente complesso in realtà, basterà inserire la keyword generica su cui stiamo ragionando – continuiamo con l’esempio su the al limone – e andare nella parte inferiore della SERP per leggere in grassetto le parole che secondo RankBrain attivano l’effetto LSI su quella keyword generica:
Oppure inserire sempre la nostra keyword sulla stringa di ricerca Google e scorrere verso il basso.
Il suggerimento è quello di farlo per diverse keyword, segnarsi le relative LSI e valutare in modo statistico quelle che a RankBrain piacciono di più. 4. Ottimizzare i vostri tag title per avere un CTR più alto A Google piace tanto il CTR organico. RankBrain osserva con attenzione l’interazione degli utenti in SERP quindi, se vogliamo migliorare il nostro rank, dobbiamo migliorare il nostro CTR. Mi raccomando, questo non vuol dire che vi incoraggiamo al click-baiting, anche perché andreste incontro a quello che viene definito Pogo Sticking. In termini SEO, si parla di Pogo Sticking quando una pagina di un sito è ben posizionata su Google, ma genera traffico di scarsa qualità. Succede quindi che gli utenti atterrano sul vostro sito dopo aver digitato una query di ricerca, ma lo abbandonano immediatamente perché non soddisfatti e riprendono la ricerca visitando altri risultati presenti sulla prima pagina, saltellando tra un sito ed un altro. Questo permette a Google di rimediare ad un suo errore, quello di avervi posizionato troppo in alto e quindi la conseguenza è la discesa verso il basso in SERP. Perciò proviamo a fare qualche esempio in positivo di ottimizzazione tag title. 5. Rendete i vostri titoli SEO più coinvolgenti Mettiamo un po’ di emozione in questi titoli, non facciamo gli asettici: la maggior parte delle persone che fa una ricerca su Google, scrolla la pagina finché non trova un titolo che colpisca positivamente l’attenzione. 6. Provate ad usare le parentesi nei vostri titoli Può sembrare strano, ma una ricerca condotta da Hubspot e Outbrain ha rilevato che i titoli che contengono parentesi performano addirittura il 33% in più dei titoli senza. 7. Testate alcune power words Nello stesso modo vale la pena testare alcune power words che rafforzino l’attrattività dei titoli utilizzati, come ad esempio:- Il miglior modo per
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- Il caso di successo che