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  • Usiamo abbastanza i social media per parlare di diversità? Instagram già lo fa

    Lo storytelling visuale è un ottimo strumento per allargare le community e ampliare il dibattito sull'inclusione negli sport e nelle attività condotte all'aria aperta

    16 Marzo 2018

    In una società caratterizzata dall’odio nei confronti del diverso, dello straniero, delle categorie più deboli e marginalizzate – non serve andare troppo lontano, dato che per certi versi le recenti elezioni nel nostro Paese hanno fatto emergere questa tendenza – in una società che fa leva sulle paure più recondite delle persone, tanto da farci sentire sempre meno parte di una comunità unita e inclusiva, non si può fare a meno di chiedersi quale sia il ruolo svolto dai social media nella diffusione di questo sentimento comune a molti.

    Se è vero che sono tanti gli account Facebook e Twitter dei cosiddetti incitatori all’odio e se è altrettanto vero che, spesso e volentieri, gli atti di queste persone restano impuniti, anche a causa di un forte vuoto legislativo in materia, è altresì vero che nel variegato mondo dei social non tutto è da demonizzare. La risposta, infatti, proviene proprio da quelle persone, perlopiù vittime di questi attacchi, che anziché chiudersi nelle proprie cerchie ristrette, hanno deciso di reagire creando community che siano in grado di fornire una diversa e più autentica rappresentazione di loro stessi e della loro identità nel mondo.

    Instagram, in virtù del potere delle immagini sul quale può fare affidamento, sembra essere il canale preferito di quello che potremmo definire un grande movimento che rivendica un più inclusivo e differente modo di vivere e raccontare anche le attività all’aria aperta. 

    Brown People Camping

    Ambreen Tariq è la fondatrice dell’account Instagram Brown People CampingIn quanto immigrata asiatica del sud, donna musulmana e di colore, Tariq sentiva il desiderio di creare qualcosa che fosse in grado di utilizzare la narrazione personale e lo storytelling al fine di promuovere la diversità nelle comunità che vivono le attività all’aperto.

    Con la creazione di BPC, Tariq può discutere in maniera autentica di come le sue identità riescano a modellare le sue esperienze all’aria aperta. Attraverso la condivisione delle sue storie personali su Instagram si prefigge, infatti,  l’obiettivo di riuscire ad ispirare altre persone ad uscire dalle loro comfort zone.

    Un post condiviso da Ambreen T (@brownpeoplecamping) in data: Ott 24, 2017 at 11:47 PDT

    Il testo che accompagna questa immagine dice: “Per la prima volta, cucinerò per cinquanta persone e servirò la minestra di lenticchie piccante e il chai aromatizzato secondo la ricetta segreta di famiglia, proveniente da Haidarabad, in India.  Per la prima volta, affronterò anche i miei timori di ospitare un evento pubblico per Brown People Camping.”

    Anche se non è così immediato, la stessa industria della vita all’aria aperta è solita riproporre un’immagine che non valorizza la diversità, anzi non la mostra affatto. Siamo circondati da immagini, annunci pubblicitari e contenuti che non fanno che mettere al centro uomini bianchi e le loro avventure, mentre esplorano le terre più remote. Questo non fa che creare una voragine sempre più profonda. 

    Brown People Camping è solo uno degli account Instagram che si prefigge di portare all’attenzione queste tematiche, con lo scopo di creare una comunità d’accoglienza fornendo visibilità, assistenza, istruzione e supporto a coloro che si sentono marginalizzati o intimiditi, per uscire fuori dal loro mondo circoscritto. Questa lacuna storicamente include persone di colore, donne, comunità LGBTQIA e quelle con differenti capacità fisiche.

    Un post condiviso da Ambreen T (@brownpeoplecamping) in data: Gen 24, 2018 at 5:14 PST

    Perché è importante questa chiamata all’azione?

    Da una ricerca condotta dal National Park Service del Dipartimento degli interni statunitense emerge come “collettivamente, le minoranze che hanno visitato i parchi nazionali sono solo il 20% degli ospiti totali, a dispetto del fatto che queste costituiscano il 40% della popolazione degli Stati Uniti.”

    Partendo da questi numeri si deduce che lavorare al fine di includere coloro che sono più marginalizzati può apportare benefici mentali, fisici e culturali a tutti gli americani, oltre a svolgere un ruolo vitale nel processo di conservazione.

    Secondo la rivista Outside, ad esempio, “le persone di colore sono sottorappresentate nelle azioni del marketing mainstream, eppure contribuiscono in maniera significativa alle vendite”.

    I rivenditori e le marche dovrebbero dunque riflettere sulla diversità dei consumatori che acquistano i loro prodotti e lavorare più duramente nelle aree del marketing e della vendita al fine di connettersi in maniera autentica con questi consumatori. Ad esempio grandi marche come la North Face o Patagonia hanno già intrapreso alcune azioni per diversificare le loro campagne pubblicitarie, tanto che i social media veicolano immagini di donne di forme e dimensioni differenti, così come persone di colore.

    È un buon inizio ma di certo non è abbastanza. Le numerose marche che si occupano di promuovere la vita all’aria aperta hanno ancora molta strada da fare per attirare quel 40% della popolazione che resta fuori dalle loro attività. Instagram, in questo senso, può essere un ottimo canale per ottenere un impatto significativo.

    Come promuovere la diversità e l’inclusione su Instagram

    Per contribuire a dipingere un’immagine più viva, ecco alcuni degli account migliori che, attraverso la piattaforma, stanno lavorando per sostenere una migliore visibilità e rappresentazione dei gruppi marginalizzati negli sport d’avventura e nello svago all’aperto.

    Native Women’s Wilderness

    Jaylyn Gough è fotografa, assistente sociale e ambasciatrice per Native Outdoors, oltre che fondatrice di Native Women’s Wilderness (NWW), la comunità che si riunisce per condividere delle storie e sostenere le altre donne indigene nel regno della vita all’aperto.

    In un’intervista rilasciata a Digital Trend, Jaylin dichiara: “Il Native Women’s Wilderness nasce dalla frustrazione dovuta alla mancanza di rappresentazione delle donne di colore, specie delle donne indigene, nell’industria delle attività all’aperto. Sono cresciuta in una Riserva Navajo con la terra che era la mia area di gioco e quando sono diventata grande desideravo essere la donna che avrebbe scalato le montagne ed esplorato terre sconosciute. Tuttavia, ho pensato che soltanto alle donne bianche fosse concesso fare queste cose, perché era questo ciò che veniva rappresentato. Non ho mai dato retta alle persone che mi dicevano cosa non potevo fare, così sono diventata una guida e la coordinatrice della corsa in mountain bike. Inoltre ho lavorato con REI e altri rivenditori di attività all’aperto. Vengo ispirata dalle storie delle nostre donne indigene e dai loro legami con la terra, desidero che le loro voci e i loro cuori vengano ascoltati.”

    A proposito delle reazioni negative che ha scatenato questa impresa, afferma che: “C’erano persone che dicevano che sfidare il regno delle attività all’aria aperta non era importante, altre che si sono fatte portatori di cyber attacchi nei confronti delle donne atlete e altre ancora che mi hanno attaccata personalmente per la mia visione del NWW.”

    Quando Jaylyn Gough è stata vittima di un crimine d’odio da parte di un sostenitore della supremazia dei bianchi, ha passato mesi a riprendersi da quell’evento e l’unica cura che le è venuta in soccorso è stata la sua terra: ha trovato la sua pace immergendosi in quel suo mondo selvaggio. È da lì che è nata l’idea di lanciare #whoselandareweexploringon, un hashtag che raccoglie su Instagram le immagini di donne native e atlete che sono alla ricerca delle proprie terre ancestrali, in modo da farle conoscere anche al di fuori delle proprie comunità d’appartenenza.

    Grazie al lavoro del Native Women’s Wilderness, le donne indigene stanno finalmente acquisendo una voce, tanto che altre donne, stimolate da questa impresa, stanno creando dei veri club d’avventura. La stessa Jaylin è attiva in prima persona per sostenere queste attività, considerato che non tutti hanno il privilegio o i soldi per poter viaggiare, ha deciso di aiutarle a costituire un fondo o a fornire borse di studio per aiutarle a sviluppare le loro idee e a farle crescere.

    Repost from @nativesoutdoors – Introducing Athlete Ambassador Monserrat @in_lak_ech – ??? Monserrat Alvarez (Matehuala), is a brown girl from the South who loves to climb and dismantle systems of oppression. She comes from a mixed background of mestizos, Guachichil and Mexica people. She has worked in the outdoors for five years, working with communities from North Carolina to Colorado and currently lives in Denver, CO. Monse spends her time working as an outdoor educator, rock guide, and consultant around Inclusion, Equity, and Diversity in the outdoors. #indigenouswomxnclimb #nativesoutdoors #nativewomenswilderness #unaplogeticallynativeandproud #indigenouswomen #unapologeticallybadass #optoutside #browngirlsclimb #whoselanddoweclimbon #landprotocol #wellforculture #decolonizeclimb #colorthecrag #diversifyoutdoors #theadventuregap #boccrew #browngirlsclimb #melaninbasecamp #latinooutdoors #outdoorafro #heyflashfoxy #rei #coloredwomeninnature #horsepens40 #nativewomenswilderness #unaplogeticallynativeandproud #wilderness #outside #indigenouswomen #unapologeticallybadass #optoutside #whoselandareweexploringon

    Un post condiviso da INDIGENOUS WOMXN CLIMB (@indigenouswomxnclimb) in data:

    Melanin Base Camp La mission che si prefigge il Melanin Base Camp, fondato nel 2016 da Danielle Williams, è quella di aumentare la partecipazione delle minoranze etniche e di quelle LGBTQIA negli sport d’avventura. Riportando le parole della fondatrice, “quando si parla di attività all’aria aperta, la storia è ancora molto legata alla figura del maschio bianco, che mette alla prova la sua forza e il suo coraggio contro un vasto paesaggio incontaminato. È una storia che però omette le donne, le persone di colore, le identità di genere marginalizzate e gli indigeni”. In merito alla strada da intraprendere per includere le persone marginalizzate e al ruolo svolto dai brand che operano in questo settore, aggiunge: “è troppo facile, per una marca, fare qualcosa a parole riempendosi la bocca di concetti quali diversità, uguaglianza e inclusione, o condividere una foto che ritrae una persona di colore che sta facendo un’escursione.  Altra cosa è differenziare gli ambasciatori di una marca in modo che riflettano la base dei loro clienti, ad esempio avendo persone di colore rappresentate in ogni livello dell’organizzazione. È un impegno molto più grande quello di lavorare con le diverse agenzie pubblicitarie per produrre campagne pubblicitarie nazionali che siano costantemente inclusive”.

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    Tra gli altri account su Instagram che si prefiggono lo stesso obiettivo, puoi seguire anche:

    Natives Outdoorsfondato da Len Necefer, scalatore, sciatore e  membro della Nazione Navajo.

    Latino Outdoors, un’organizzazione no profit fondata da Jose Gonzalez.

    Wild and Weightless, un movimento creato da Kristen Ales per coloro che hanno trovato la libertà dai disordini alimentari e dall’immagine negativa del proprio corpo attraverso le attività all’aria aperta.

    Outdoor Asianfondata da Christopher Chalaka per sostenere le comunità asiatiche e delle isole del Pacifico nelle loro attività all’aria aperta.

    We Belong Outsidenato da una idea di Jes Scott per sostenere un diverso gruppo di donne, trans e amanti dell’alpinismo.

    The Heroes Project: questa organizzazione, fondata da Tim Wayne Medvetz, rende possibile una realtà mettendo i veterani di guerra danneggiati da addestramenti fisici ed emotivi nelle condizioni di esplorare  zone inaccessibili di se stessi e del mondo in cui vivono.