Io non ho pregiudizi: quante volte lo abbiamo detto o pensato, ma non è vero. Secondo gli psicologi, ci sono alcuni pregiudizi inconsci che tutti abbiamo e che influenzano le nostre decisioni. Un report di McKinsey evidenzia come essere vittima di questi pregiudizi possa essere determinante per la carriera.
Per esempio, un capo potrebbe essere influenzato da queste distorsioni cognitive nel decidere a chi affidare una promozione. O un recruiter potrebbe esserne soggetto quando deve scegliere il candidato più adatto per una posizione. I pregiudizi inconsci non possono essere eliminati ma riconoscerli è un passo avanti per ridurli. Ecco i più comuni sul lavoro:
Effetto alone
Si crea quando a un soggetto viene dato un giudizio positivo o negativo in base a una caratteristica, come
il fisico o il modo di vestire, e questa impressione viene allargata all’intera persona. Esempi di questo pregiudizio: pensare “se è bello è anche bravo”, “se veste bene è anche un tipo preciso”.
Pregiudizio della negatività
Questo pregiudizio nasce quando si attribuisce più peso agli
errori di un dipendente, capo o collega e si trascurano i suoi successi e le competenze acquisite.
Equazione personale
Chi non si è mai trovato a valutare con spirito più positivo una persona che ci somiglia nel carattere o negli interessi? In molti, secondo gli psicologi. Ma solo fra
chi ha autostima. Chi tende a svalutarsi giudicherà invece in modo negativo un candidato o un dipendente che ha le sue stesse caratteristiche.
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Pregiudizio di gruppo
Porta a intensificare i legami con le persone del nostro gruppo (pensiamo per esempio a un lavoro da fare in team) e a guardare con
sospetto o disprezzo gli estranei. Si tratta dello stesso preconcetto che porta a giudicare con distacco un nuovo impiegato proveniente da un’altra azienda.
Fallacia del giocatore
Se è uscito il rosso, è probabile che uscirà il nero. Quando decide le sue puntate, un giocatore alla roulette pensa che quanto avvenuto in
passato influenzi il futuro. Lo stesso meccanismo si verifica per ogni decisione. Se un dipendente è stato valutato sempre in modo positivo nel corso della carriera, tenderà a ricevere ancora un buon giudizio, anche se a volte le sue prestazioni non saranno proprio ottime. E viceversa.
Pregiudizio di conferma
Questa distorsione cognitiva fa sì che un leader dia la precedenza
a chi avvalora le sue idee e appoggia i suoi progetti ed eviti le persone che lo contraddicono.
Pregiudizio dello status quo
Questo pregiudizio è invece dovuto alla
resistenza al cambiamento. Porta a considerare con cautela chi propone di variare abitudini consolidate.