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  • Un breve ripasso sulla net-neutrality che, sorpresa, non si applica ancora agli smartphone

    Il rapporto dell’ARCEP pone l’accento sui condizionamenti ai quali siamo sottoposti utilizzando un dispositivo invece di un altro

    27 Febbraio 2018

    Smartphone, tablet e assistenti vocali consentono solo un accesso limitato a Internet. È ciò che sostiene l’ARCEP, l’equivalente francese della FCC negli USA, che ha pubblicato un rapporto in cui sostiene che la neutralità della rete dovrebbe valere anche per i dispositivi.   In un accurato report di 65 pagine, l’autorità che regola le telecomunicazioni traccia un panorama che ritrae evidenti limitazioni ad un accesso libero e neutrale ad Internet tramite dispositivi quali smartphone, tablet, assistenti vocali, e via dicendo. Il rapporto dell’ARCEP pone l’accento sui condizionamenti ai quali siamo sottoposti utilizzando un dispositivo invece di un altro: provate a pensare ad esempio al fatto che siete costretti ad utilizzare Apple Music su un Apple Watch, o che Amazon Echo dia per scontato che vogliate fare acquisti su Amazon quando dite “Ehi Alexa, comprami uno spazzolino da denti”. Facciamo però un passo indietro: cerchiamo di capire cosa si intende per principio di neutrality e vediamo nello specifico che cosa viene proposto dall’ARCEP. LEGGI ANCHE: I mille modi che Google ha per controllarti se hai uno smartphone Android

    Cosa si intende per principio di neutrality?

    La net neutrality è una tema molto discusso in questi giorni: è notizia davvero recente la sua abolizione negli USA, ma l’Europa, e l’Italia nello specifico, non sono coinvolte da questo cambio di rotta statunitense (almeno per ora) perché la neutralità della rete è stabilita e garantita dalla regolamentazione europea. Ma cosa si intende per net neutrality? Per poter navigare in internet bisogna passare attraverso un provider, ovvero un servizio che ci fornisce l’accesso alla rete e che collega casa nostra o il nostro ufficio (e qualsiasi altro luogo, pubblico o privato) a un centro dati, che permette così la connessione a qualsiasi sito web nel mondoI provider si comportano esattamente come fanno le poste con le lettere: consegnano delle cose da un punto X ad un punto Y senza tenere in considerazione il loro contenuto, trattando quindi ogni “busta” allo stesso modo, senza favoritismi. Detta in altri termini: un provider non può bloccare o rallentare l’accesso a particolari siti o servizi online, così come le società che forniscono le connessioni non possono fare in modo che un contenuto venga caricato più velocemente di un altro. Et voilà spiegato il principio della neutralità della rete: tutti i contenuti presenti in Internet devono essere trattati in maniera uguale dai provider, senza corsie preferenziali. netneutrality-landscape

    Perché secondo l’ARCEP nei dispositivi la neutrality non è garantita

    In un rapporto di 65 pagine sui dispositivi che utilizziamo ogni giorno, dal titolo “Les terminaux, maillon faible de l’ouverture d’internet”, consegnato al Segretario di Stato incaricato di Digital, Mounir Mahjoubi, l’ARCEP non lascia spazio all’interpretazione: i dispositivi darebbero accesso all’utente a solo una porzione di internet, impedendo una connessione aperta alla rete. L’ente regolatore francese delle telecomunicazioni ritiene pertanto che il principio di neutralità della rete dovrebbe essere esteso anche ai dispositivi. Sébastien Soriano, presidente di ARCEP, si riferisce soprattutto agli smartphone, ma include anche i tablet e gli assistenti vocali. All’interno del rapporto si legge che questi dispositivi, operando quasi esclusivamente tramite le app, limitano l’esperienza di navigazione e di scelta perché l’utente non ha un’alternativa, ad esempio, rispetto al Play Store o all’Apple Store. Questo meccanismo, inoltre, costringerebbe anche gli sviluppatori a giocare esclusivamente secondo le regole di Apple e Google. “Anche se Apple e Google non vogliono sostituire i loro store, si possono immaginare dei motori di ricerca alternativi che si colleghino all’App Store o al Play Store grazie alle API. Non c’è motivo per cui possiamo tranquillamente passare da Google a Qwant o DuckDuckGo, ma non dal Play Store ad un altro motore di ricerca”, sostiene Soriano. Da novembre 2015 il Regolamento Europeo garantisce il diritto degli utenti ad accedere a qualsiasi contenuto senza impedimenti: ma, sa detta del presidente ARCEP, questo è di fatto inutile se non viene esteso anche ai dispositivi e agli assistenti vocali dato che le app rappresentano l’86% del traffico Internet mobile.

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    Le cinque linee d’azione proposte da ARCEP

    Per garantire una connessione Internet aperta, ARCEP propone cinque linee d’azione principali per “riconquistare il nostro potere di scelta”:
    1. Applicare un principio di libertà di scelta del contenuto e delle applicazioni indipendentemente dal dispositivo che stiamo utilizzando;
    2. Rendere le informazioni trasparenti e comparabili per utenti, individui e professionisti;
    3. Garantire la fluidità dei mercati e la libertà di spostarsi da un “ambiente” all’altro;
    4. Rimuovere alcune restrizioni imposte artificialmente dai “giocatori chiave” dei dispositivi agli utenti e agli sviluppatori di contenuti e servizi
    5. Intervenire rapidamente grazie a una procedura agile per supportare le aziende, in particolare le PMI e le startup.