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  • Contenuti da incubo: 10 motivi per cui i tuoi contenuti fanno pena (e come rimediare)

    Anche postare la foto del pasto che stai consumando ha delle regole precise: ovvietà e contenuti scadenti annoiano i tuoi follower

    23 Febbraio 2018

    Lunghi sermoni autoreferenziali, ovvietà, liste della spesa, keyword “lanciate” nel testo e copia e incolla da Wikipedia. La rete è vasta, ma è impossibile non incontrare contenuti da incubo sul proprio percorso. Del resto, siamo onesti, chi di noi almeno una volta non ne è stato la causa ? Tranquilli, non c’è da preoccuparsi, anche Mark Zuckerberg segue il detto “sbagliando si impara” e i 10 motivi che stiamo per svelarvi, vi aiuteranno a prendere coscienza degli errori commessi e a rimettervi in forma smagliante giusto in tempo per l’estate.

    1. Sempre la stessa storia

    Nessuno di noi è un “tuttologo” e conoscere ogni argomento del mondo è quantomeno impossibile. Per questo motivo, nel momento in cui abbiamo necessità di produrre un contenuto su un tema nuovo, facciamo riferimento a fonti esterne affidabili. contenuti da incubo Consultare fonti esterne non significa fare riassunti, copia e incolla o collage di più contenuti, ma invece comprendere un tema, approfondirlo e infine rielaborarlo con un stile personale. Che differenza ci sarebbe altrimenti tra il vostro contenuto e un qualsiasi altro su Google? Ricercate soprattutto uno stile di scrittura in linea con il vostro brand e non lasciate “piatto” l’elettrocardiogramma del vostro lettore. Per esempio siete un brand caratterizzato da energia, colore, positività, perché dovreste scrivere “Ieri si è tenuto il Festival Holi a Roma” invece di “Ieri Roma si è vestita di colori per il Festival Holi”?.

    2. Brand ovunque e autoreferenzialità

    È chiaro a tutti quanto il content marketing sia una strategia per attirare l’utente sulla propria pagina web o social con contenuti di valore, costruire la propria reputation e quindi aumentare vendite, awareness, contatti. Ciò non significa però ricordare in ogni frase chi siete e cosa state vendendo. Eric Kinaitis, VP Marketing per American Endowment Foundation, schiettamente dichiara al Content Marketing Institute: “Più un contenuto è intriso di citazioni al brand o al suo prodotto, tanto più quel contenuto sarà debole” Il rimedio in questo caso è semplicemente mettersi nei panni del lettore e chiedervi se contenuto che avete prodotto sia piacevole da leggere. Voi lo fareste? Il brand può e deve essere presente, ma non in modo così ripetitivo e diretto. Per esempio, potete utilizzare figure retoriche o valori che appartengono alla vostra azienda e da soli identificano il brand stesso. In questo modo il lettore sarà avvolto non solo dal brand o dal prodotto, ma da tutto il mondo che lo circonda. LEGGI ANCHE: Branded content: gli scrittori che sono anche ottimi pubblicitari

    3. No alle ovvietà e ai contenuti irrilevanti

    “I giovani vanno all’estero perché l’Italia non offre posti di lavoro qualificanti”; “Le temperature al mare sono più alte rispetto a quelle in montagna” ;”Per dimagrire bisogna fare sport”. Che effetto vi fa leggere queste frasi? Non aggiungono nessuna informazione perché sono ovvie o sentite talmente tante volte da esserlo diventate. L’effetto scaturito è come minimo uno sbadiglio, che si potrebbe tramutare in un sonnellino quando oltre a leggere frasi ovvie, queste vengono anche argomentate, in un ammasso di contenuti da incubo. contenuti-da-incubo; content-marketing Il rimedio in questo caso è uno e semplice: creatività. Volete parlare di dieta? Bene, proponete soluzioni originali come tecnologie innovative per dimagrire, sperimentando anche qualcosa di nuovo con i vostri lettori. Un altro errore tipico che finisce nei contenuti da incubo è non fornire temi interessanti per l’audience di riferimento. L’errore in questo caso può essere evitato, validando sempre quello che si propone, come suggerisce Frank Strong dell’agenzia Sword and The Script Media :”È importante sfidare continuamente le ipotesi, con dati, analisi e persino intuizioni”.

    4. Liste della spesa

    I listicle, ossia gli articoli basati su liste, come questo che state leggendo, sono una forma di scrittura molto utilizzata sul web, perché propongono informazioni condensate e semplificate (da un punto di vista esplicativo), mantengono l’attenzione, si prestano ad una lettura veloce e mobile e generano di conseguenza impression. È un bene usare liste quindi, ma come sempre non bisogna abusarne. Per evitare che i listicle diventino contenuti da incubo, alternateli ad altre tipologie di testi come interviste, testi argomentativi o casi studio, vedrete che non annoierete il lettore.

    5. Informazioni sbagliate e mancanza di fonti

    Fake news e informazioni sbagliate sono molto frequenti sul web e a volte difficili da individuare, quindi si prendono per buone, si condividono e poi arriva puntualmente l’utente attento, che fa notare l’errore. LEGGI ANCHE: Fake News: il virus che nasce e spesso muore sul web Nulla farà capitolare di più il vostro contenuto (e di conseguenza la vostra reputazione come un’informazione sbagliata). Cosa fare? Attenzione, analisi e tempo. Quando incappate in un argomento non fermatevi solo all’articolo di cui avete bisogno, ma indagate sul sito e sull’editore stesso, quali contenuti generalmente propone, l’interazione e i commenti degli utenti, i riferimenti della fonte esterna ad atri altrettanto affidabili. Jeff Roberts, direttore digital marketing per l’agenzia Olive&Company, in proposito:
    Credibilità significa citare esperti (imparziali) in materia, utilizzare dati provenienti da fonti fidate, obiettive, neutrali e non proprie opinioni. Le fonti autorevoli creano credibilità, la credibilità genera fiducia e la fiducia produce profitti.

    6. Contenuti negativi/ Contenuti da incubo

    Uber, cercando di entrare in un nuovo mercato, ha utilizzato spesso una comunicazione negativa per catturare l’attenzione e attaccare i propri competitor. Un esempio è la lettera aggressiva del 2013 ai tassisti di Boston o il tweet del 2017 contro i tassisti di New York per il disservizio causato dallo sciopero sui provvedimenti di Trump. In questo ultimo caso, gli utenti non sono stati per niente contenti e il competitor Lyft di giust’appunto ha lanciato una contro campagna con hashtag #DeleteUber. contenuti-da-incubo; content-marketing In sostanza, se proprio volete puntare sulla competizione, fatelo in modo sano, anche ironico come Pepsi e Coca-Cola o McDonald’s e Burger King, vedrete che divertirete gli utenti e aiuterete a far crescere il mercato con vantaggio di tutti. LEGGI ANCHE: UberAir, i Taxi di nuova generazione non andranno solo più veloci, ma voleranno nel cielo

    7. Quali keyword e quanti caratteri

    Quanto deve essere lungo un testo per “piacere” a Google e tenere l’utente incollato sulla pagina? Quali e quante keyword sono necessarie per comparire tra i primi risultati? Domande da porsi e che meritano la nostra attenzione, ma che non devono generare chiodi fissi a scapito del contenuto, che prima di tutto deve rispondere a uno scopo, portare un valore aggiunto e rispettare le promesse del titolo senza lunghi sermoni introduttivi e inconcludenti. L’utente riconosce i contenuti di qualità dai contenuti da incubo, creati per “catturare” traffico. Certo non prendetelo come un invito alle 5000 parole, video da 10 minuti o un’indigestione di immagini sui social, l’equilibrio è sempre nel mezzo. LEGGI ANCHE: Cosa sono i content-bot e come ci ruberanno il mestiere

    8. Emoticon, punteggiatura adolescenziale, parole fuori contesto

    Le emoticon sono la lingua universale del futuro, aggiungono una “tridimensionalità” al messaggio, ma siamo sicuri che vadano usate sempre?  La risposta è no, dipende dalla nostra audience, dal messaggio che vogliamo trasmettere e dalla sua “formalità” o “informalità”. Lo stesso vale per la punteggiatura e le parole: “Oggi saremo online con il nuovo sito, non stiamo più nella pelle!!!!!! :)”, “Abbiamo perso il premio Strega, che peccato! T_T” come suona detto da un’azienda farmaceutica o da una casa editrice? Poco credibile, fuori contesto e sicuramente fuori target, non credete? LEGGI ANCHE: Emoji: la lingua universale del futuro

    9. Immagini noiose, design Goffo e Struttura da brivido

    Le immagini non sono importanti in un post, sono fondamentali, generano un coinvolgimento nell’argomento oltre che svolgere una funzione descrittiva e esplicativa. Parliamo per esempio dell’importanza della pasta nella cucina italiana, guardate queste due foto, quale delle due vi fa venir più voglia di continuare a leggere? contenuti da incubo Ashley Candy, integrated communications manager per Flock and Rally, consiglia rispetto alla scelta delle foto: “Invece di postare una foto sul poster di un evento promozionale o del menu di un ristorante, postate una foto dell’evento stesso o un menu con un copy coinvolgente a supportare la promozione. Siate descrittivi, ma non commerciali! Un cattivo contenuto potrebbe dire “Gusta un delizioso cocktail in questo ristorante”, uno buono invece direbbe “‘Tacos + Margarita rendono le ore più felici”. Anche il design e la struttura del contenuto rivestono un ruolo di primaria importanza. Usare font datati, testi strutturati in un solo blocco, colori disturbanti o immagini di bassa qualità potrebbero far capitolare il lettore in un vero e proprio film dell’orrore pieno di contenuti da incubo.

    10. Elemosinare share e like

    Ultimo, ma non per ordine di importanza e di frequenza, tra i contenuti da incubo c’è anche l’elemosina dei follower. Mehmood Hanif, senior digital marketing strategist per PureVPN, consiglia: “Twitta, metti mi piace, condividi. Non sminuirti elemosinando condivisioni social e like, perché potresti dare un’impressione negativa all’utente e mettere la reputazione del brand a rischio”. Il consiglio è davvero esaustivo, aggiungiamo solo che lavorando bene e con contenuti di valore e qualità, troverete un modo per differenziarvi e facendo breccia nel cuore dei vostri utenti, non perdete di vista l’obiettivo.