Il forum globale per la lotta al terrorismo online nacque a metà dell’anno scorso. Durante l’internet forum europeo, Twitter, Facebook e YouTube presentarono l’iniziativa al mondo.
Pochi giorni fa Facebook ha rilasciato un aggiornamento sui progressi fatti e le nuove adesioni conquistate: Ask.fm, Cloudinary, Instagram, Justpaste.it, LinkedIn, Oath, e Snap ne sono entrati a far parte.
Insieme ai grandi nomi del mondo social e tech, ben 68 piccole aziende sono state coinvolte attraverso workshop e conferenze tenute a San Francisco, New York, Giacarta e Bruxelles.
Cos’è il Forum Globale per la Lotta al Terrorismo?
Il
GIFCT (da Global Internet Forum to Counter Terrorism, la sua denominazione in inglese) ha lo scopo di rispondere alle tattiche propagandistiche estremiste e terroristiche online, contrastandole.
Il continuo dialogo e collaborazione con i governi (attraverso la partecipazione alle riunioni del
G7 e del
Consiglio Europeo) la cooperazione con altre aziende del settore, associazioni civili ed enti accademici sono una parte fondamentale della iniziativa, che coprirà tre aree fondamentali:
- Soluzioni tecnologiche
- Ricerca
- Condivisione della conoscenza
Tra le soluzioni tecnologiche già operative grande importanza ha il
database condiviso di hash, (una sorta di impronte digitali uniche) che permettono alle aziende partecipanti di identificare ed eventualmente rimuovere contenuti di matrice terroristica , in qualche caso addirittura prima che siano pubblicati.
Il database, attivo da giugno 2016,
conta già oltre 40mila impronte uniche di tal genere di contenuti.
Contemporaneamente continua la ricerca di nuove tecniche (incluse applicazioni dell’intelligenza artificiale come il Deep Learning) per affrontare il dilagare di propaganda terroristica online, coinvolgendo governi, enti e associazioni civili, il comitato per il contro terrorismo del consiglio di sicurezza dell’
ONU e la fondazione
ICT4Peace, che ha come obiettivo salvare vite umane e proteggerne la dignità attraverso la tecnologia per l’informazione e la comunicazione.
Ogni nuova scoperta e sviluppo sarà quindi condivisa per permettere anche alle piccole aziende di avere i mezzi per combattere il terrorismo online, sia con metodologie e tecniche sviluppate ad-hoc sia con meccanismi di contro-informazione.
Creators for Change di YouTube, il percorso di formazione per ONG di Twitter e le iniziative
P2P e
OCCI di Facebook, sono alcuni dei programmi e iniziative che permetteranno di creare un flusso di informazioni credibili e autentiche che contrastino la diffusione dei messaggi di odio ed estremismo online.
La condivisione delle conoscenze, tecniche e metodologie sviluppate avviene attraverso una specifica piattaforma.
La piattaforma di condivisione della conoscenza contro il terrorismo online
Battezzata “
Tech against terrorism”, la piattaforma è stata implementata dalla fondazione
ICT4Peace, in seguito alla
risoluzione 2354/2017 del consiglio di sicurezza dell’ONU e in conformità alle raccomandazioni del comitato anti terrorismo dell’ONU stessa.
Le aziende che desiderino aderire al progetto e accedere alla piattaforma dovranno dimostrare di rispettare e aderire ad alcuni principi operativi (l’elenco completo lo trovate alla voce
Trustmark del loro sito).
In sostanza, oltre ad alcuni aspetti puramente tecnici o burocratici, i termini di servizio dell’azienda che intenda aderire
dovranno esplicitamente proibire il terrorismo e garantire al tempo stesso il rispetto di alcuni principi fondamentali.
Dovrà essere garantita la
libertà di espressione, la
privacy degli utenti, il
rispetto delle diversità e la difesa dalle discriminazioni.
Chi aderisce alla piattaforma dovrà assicurare la
trasparenza necessaria ad una corretta gestione dei contenuti ammessi, di come si risponda ad eventuali richieste governative di collaborazione e di quali siano i
criteri per decidere sui contenuti, nel rispetto dei diritti umani ma anche delle responsabilità delle persone.
Non sempre le decisioni prese in merito ad un contenuto potrebbero essere efficaci od opportune. Nel caso che queste avessero un impatto fortemente negativo sulle persone o comunità, devono essere previste le opportune misure per porvi
rimedio.
La libertà di espressione comporta doveri e responsabilità, affermano, e non può essere assoluta: potrebbero esservi delle limitazioni se, nell’esercitarla, non si rispettassero i diritti o la reputazione di altri oppure se si mettessero a rischio la sicurezza nazionale, l’ordine pubblico, la salute o la morale.
Alle aziende aderenti viene richiesto di collaborare nello sviluppo di strategie per mantenere le rispettive piattaforme e prodotti immuni dall’abuso da parte di organizzazioni terroristiche e dei loro sostenitori, promuovendo al tempo stesso la tolleranza, la coesistenza e la diversità.
Un equilibrio difficile e delicato. Sarà possibile raggiungerlo?