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  • Instagrammer of the week: intervista a Gabriele Colzi

    Nuovo appuntamento con il mondo degli instagrammer con Gabriele Colzi, giovane iger che vede il mondo e racconta le sue emozioni grazie ai colori (pastello)

    25 Novembre 2017

    Luce e colori pastello, è questa la firma che contraddistingue le immagini di Gabriele Colzi, in arte Gabdetails, giovane igers toscano che ha scelto instagram come veicolo per raccontare le sue emozioni e condividere i suoi scatti. Gabriele racconta panorami urbani tenendosi però in bilico tra realtà e fantasia, inserendo nelle sue immagini elementi estremamente reali – uccelli, cieli che sembrano dipinti e nuvole – e giocando con la luce e con i colori pastello per raccontare la sua personale visione del mondo.

     Nonostante la passione per i viaggi lo abbia portato un po’ ovunque, da Tokyo a Londra, passando per Venezia così come molti altri luoghi, è Firenze la città che più ricorre nelle sue foto come città della memoria. È qui che è nata la sua passione per la fotografia e che Gabdetails ha iniziato a giocare con i colori. Rapiti dai colori e dalla bellezza dei suoi scatti, abbiamo chiesto a Gabriele cosa vuole dire per lui essere un igers. Per iniziare, domanda di rito: raccontaci tutto (o quasi) di te con 3 hashtag. «#Viaggiare: viaggiando si scopre sempre più di quello che ci portiamo dentro. Quando scatto una foto, vado a specificare quella che è la mia testimonianza. Durante un viaggio, vado a trovare, più che cercare: in un certo senso so già cosa cerco. Così vado a scoprire quel che posso fare mio per rielaborarlo secondo il mio punto di vista. #Guardare: cerco motivi nei dettagli, simboli nelle immagini, parole e suoni in quel che non è stato ancora detto. Quello che vedo, per come si mostra, non mi basta quasi mai. #Parlare: ci vuole tempo per capire certe cose, per questo la vita è così lunga e ci fa aspettare prima di ritrovare un po’ di fiducia. Con il tempo, sto scoprendo quanto dipendiamo gli uni dagli altri, quanto sia fondamentale comunicarlo, quanto abbia imparato a spiegarmi e ritrovarmi, grazie anche alla fotografia». 
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    Nelle tue foto di nota come per te sia importante la luce e l’uso del colore, in particolare i toni pastello. Quali sono gli elementi che rendono una foto efficace su Instagram? «Vediamo da sempre a colori. E per me, il colore rappresenta la vita, il pensiero, il sentimento. E, se il bianco e il nero già interpretano, l’uso del colore si lascia interpretare. Mi piace pensare che ogni sensazione si componga di sfumature azzardate. Col tempo, tutto diventa sempre più difficile da editare, ma forse più intriso di significato. Il mio uso del pastello è un modo di rinunciare alla realtà per valorizzarla in maniera più ideale.
    In linea generale, è davvero difficile riuscire a dire con certezza quali sano gli elementi di efficacia di una fotografia su Instagram. Credo che i gusti della fotografia digitale seguano delle vere e proprie tendenze che si evolvono continuamente. Si può scegliere se seguirle o meno, ma, personalmente, sono sempre rimasto fedele al mio stile».  Per avere successo su Instagram, quanto è importante “seguire le regole” e quanto invece avere una propria firma ben riconoscibile? «Penso sempre che la ragione per la quale un quadro di Warhol sia venduto all’asta a centinaia di milioni di dollari sia la sua immediata riconoscibilità; così nell’arte, così su Instagram. Che sia un fil rouge innovativo o un editing impattante, che sia un racconto appassionante e ben strutturato o un metodo fotografico inatteso, l’importante è avere un’idea originale, riuscire a comunicarla quotidianamente e ritagliarti così il tuo spazio unico nel mondo Instagram.
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    In un certo senso, le “regole da seguire” le creiamo noi stessi». Qual è il tuo rapporto con i follower? «Nell’ultimo anno, con l’avvento delle stories, il mio rapporto con i ‘followers’è cambiato drasticamente: raccontare più della mia vita, documentare le mie avventure in giro per il mondo, mostrare il backstage delle mie fotografie ha accorciato le distanze con i miei seguaci, creando un rapporto di complicità e, in qualche caso, anche amicizia.
    Grazie ad Instagram sono riuscito ad incontrare, dalla Francia al Giappone, persone che non avrei mai pensato di poter vivere così intensamente.» Nelle tue foto ricorre spesso l’hashtag #GabDixit. Ci parli di questo progetto? «La fotografia per me è uno dei metodi più efficaci per usare il mondo, per significare quello che sono, quel che voglio rappresentare. Penso di fotografare non (solo) quello che vedo, ma (anche) quello che sono.
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    E, laddove non arrivano i colori, le luci, le nuvole e le ombre, aggiungo un pensiero, una riflessione, un racconto che attinga dalla mia vita da ventitreenne per creare una cornice sempre diversa ad ogni nuovo frame. Mi lascio ispirare dalle mie esperienze, dalle persone e dalle letture, per restituire alla fotografia quella componente umana che (apparentemente) sembra mancare». Come (e dove) ti vedi da qui a 5 anni? «Sono quel tipo di persona che al futuro pensa poco. Mi continuo ad immaginare in viaggio, sempre in cammino, sempre instancabile. Sempre con la mia Canon al collo.»