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  • Body shaming, il caso Rihanna e alcuni consigli per fermare i leoni da tastiera

    La vicenda che ha coinvolto Rihanna ci serve per capire cos'è davvero il fenomeno del body shaming online (e come arginare i violenti)

    17 Novembre 2017

    Tutto è iniziato ad agosto, con una foto di Rihanna in un costume succinto di pailettes e piume, che mostrava un decolté generoso. Rihanna si mostrava più formosa e con qualche chilo in più, sexy e confident, scatenando una serie di commenti negativi che la definivano fat, grassa. Tra le schiere di quelli che la vedevano imperdonabilmente ingrassata anche Chris Spags di Barstool Sport, un magazine maschile che ritiene opportuno dedicare all’argomento un lungo articolo. (NB: l’articolo è stato rimosso ma è disponibile ancora nella sua versione cache ed è documentato in numerosi screenshot.)

    Sostanzialmente, nel pezzo si profetizza un futuro distopico in cui tutte le belle donne sexy sono diventate obese a causa del trend “mi accetto come sono e mangio tutta la pizza che voglio” lanciato da Rihanna. Insomma, questo l’incubo che toglie il sonno alle notti di Spags. Il dibattito online si è poi espanso, ma il body shaming ai danni di Rihanna non si è fermato e continua, tuttora, in forme più o meno violente, a essere una parte considerevole dell’engagement online della cantante.
    Un post condiviso da badgalriri (@badgalriri) in data: 21 Ott 2017 alle ore 23:23 PDT

    Siamo sempre noi donne quelle sbagliate

    Il volume costante di commenti di body shaming nei confronti di Rihanna, nonostante il suo atteggiamento impaccabile sia offline sia online, è preoccupante. A nulla sono valse le risposte ironiche della cantante delle Barbados, né tantomeno il suo sereno ignorare le critiche e continuare a postare foto discinte del suo magnifico corpo burroso: una fetta di chi la segue continua ad additarla come grassa e a fare gentili congetture sulle angolazioni delle foto. Quello che preoccupa è come il corpo sia diventato un tema di dibattito, un argomento come un altro su cui scrivere pubblicamente di un’altra persona, un metro di giudizio su cui misurare il valore di qualcuno. Il fenomeno del body shaming non è nato ad agosto, ma negli ultimi due anni ha preso una consistenza preoccupante, che ha coinvolto un sempre crescente numero di star, tutte donne ça va sans dire. L’oggetto della disputa non sono il loro talento o loro idee, ma è il loro corpo. Tutto diviene oggetto di dibattito: troppo formose, poco formose, troppo muscolose, androgine, anziane, eccessivo sovrappeso o l’eccessiva magrezza. È quest’ultimo il caso dell’attrice di Modern Family Sarah Hyland che è stata additata come anoressica o peggio ancora come promotrice di valori pro anoressia per aver postato sue foto in bikini o con una maglietta over size. L’attrice, di sua costituzione molto esile, ha spiegato di stare poco bene e di avere problemi di salute nel prendere peso, ma i commenti degli haters non si sono arrestati.

    “The best way out is always through”- Robert Frost. Symbolism by @_dr_woo_ for one of my favorite quotes

    Un post condiviso da Sarah Hyland (@sarahhyland) in data: 12 Set 2017 alle ore 08:48 PDT

    Le altre vittime

    Le star vittime dell’odio online mirato al loro corpo sono in un numero sempre crescente: Demi Lovato, Kate Nash, Kelly Clarkson, Ariel Winter, Paris Hilton, Jessica Simpson, Lady Gaga, Amber Rose, Megan Trainor, Jennifer Lawrence, Susan Sarandon, Lily Collins, Gigi Hadid, Emma Stone, Gal Gadot, Keira Knightley, Kelly Osburne, Gabourey Sidibe, Khoel Kardashian, Amy Schumer, Alyssa Milano, Nicki Minaj, Sasha Pieterse, Beyoncè, Serena Williams. Questi sono solo alcune delle personalità che sono state viste “additate” online a causa del proprio corpo, costrette a giustificarsi per aver perso peso, averne preso, avere un seno prosperoso e amarlo, per essere muscolose o per non esserlo abbastanza. Ovviamente non riportiamo casi di pochi sporadici casi, ma casi di veri e proprie valanghe di commenti contenenti body shaming.
    “Quando sei una donna, hai una strana relazione con il tuo corpo perché – soprattutto quando sei un personaggio pubblico – sei costantemente giudicata” Kate Nash, the Independent
    Il mondo in cui viviamo ci ha abituati a vivere d’immagini univoche e su quelle immagini abbiamo importato i nostri modelli estetici e i nostri giudizi insensati. Ogni anno gli standard di bellezza cambiano senza riuscire mai a essere veramente inclusivi, ma soprattutto quegli standard si riversano in un dibattito online incontrollato che giudica tutto ciò che è diverso.

    ? @notionmagazine #NOTION73 ?

    Un post condiviso da Meghan Trainor (@meghan_trainor) in data: 8 Lug 2016 alle ore 13:16 PDT

     

    Il body shaming, spiegato senza giri di parole

    Body shaming vuol dire, letteralmente, far vergognare del (proprio) corpo. Il body shaming non è un fenomeno figlio dei giorni nostri, ma con i mezzi digitali è diventato più evidente e più specifico. Evidente perché lo vediamo perpetuato ogni giorno sui profili social non solo di star ma anche dei nostri amici e specifico perché la verticalità della relazione foto-commento consente l’amplificarsi del fenomeno: l’insulto viene incanalato da una persona a un’altra dove la prima assume i contorni della collettività. In altre parole data la pubblicità dell’atto denigratorio perfino il silenzio assume contorni di pubblico consenso oppure, ancor peggio, il sostegno all’offesa diviene tangibile attraverso il diretto supporto (like ai commenti) o moltiplicandosi. Di seguito un semplice esercizio: riuscite a ricordare una volta in cui avete commentato una foto o scritto uno status in cui avete apostrofato qualcuno (famoso o non) per aver preso peso/essere anoressic*/avere troppi pearcing/tatuaggi/essere brutt*/troppo vecchi*? Secondo una ricerca promossa da Nutrimente Onlus, condotta su circa 4000 italiani tra uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 55 anni, molti di voi risponderanno affermativamente, infatti 1 persona su 2 dice di essere stata giudicata negativamente per il suo peso corporeo. Questo condiziona l’autostima delle persone (45%) e provoca l’aumento degli stati d’ansia (43%). Il sesso più colpito, con numeri schiaccianti, è quello femminile.

    ?GIRL POWER? this suit is on sale! Link in bio

    Un post condiviso da A S H L E Y G R A H A M (@theashleygraham) in data: 1 Nov 2017 alle ore 15:58 PDT

    Quindi, postare o non postare?

    La costante oggettivazione del corpo femminile ci pone così al nostro limite: da un lato non possiamo postare foto del nostro corpo, dall’altro siamo assolutamente chiamate a farlo. E le star, che devono incarnare il modello cui aspirare, diventano così contraddittoriamente colpevoli due volte: di non assomigliarci e di non essere perfette. Per queste due colpe, ogni giorno, le sacrifichiamo sull’altare delle foto di Instagram e delle gif di Twitter. Ma dietro di loro ci sono milioni di donne ogni giorno vengono punite a causa delle proprie foto profilo, nei gruppi Facebook di novelli Casanova e in gruppi WhatsApp in cui circolano, violando la loro privacy, le loro foto per il divertimento del gruppo del liceo o in prove degrandanti come pull a pig, la “sfida” a sedurre una ragazza grassa. LEGGI ANCHE: “Pull a Pig”, l’ultima moda dei cretini. E altri esempi di bullismo digitale sulle donne L’immagine delle donne viene dilaniata, rivisitata e giudicata in continui modelli estetici e – il web c’insegna – nemmeno se sei meravigliosamente Rihanna sarai salva dall’essere fatta a pezzi. Commento dopo commento, che sia online oppure no. Eppure lei, Rihanna, ci sta insegnando qualcosa attraverso le sue fiere foto degli ultimi mesi: ci sta insegnando che se ti ami abbastanza puoi essere una 38 o una 44 e affrontare con i tuoi pantaloni Balenciaga il video più hot dell’anno.

    Consigli di sopravvivenza digitale

    Purtroppo il fenomeno del body shaming è molto comune, come fare a difendersi? Trattandosi di un problema culturale probabilmente la migliore strategia è quella della messa in mora digitale. Segnalate i commenti offensivi, segnalate i commenti che vi mettono a disagio e, soprattutto, non fatelo solo per i contenuti che vi riguardano direttamente ma anche se riscontrate comportamenti d’odio sotto foto/status di altre persone. Segnalate i profili e le pagine che diffondo hate speech e body shaming, che prendono di mira persone o gruppi di persone. Nei casi particolarmente gravi potete rivolgervi alle autorità competenti.