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#WUD2017

Cosa vuol dire davvero usabilità (ah, il governo cerca designers!)

User experience non è solo usabilità, ma un insieme di regole morali che ogni creativo dovrebbe tenere a mente. Designers, manager e facilitatori a confronto al Roma al World Usability Day

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Giornali, tv, radio, ovvero i media tradizionali sono fatti per essere letti, visti, ascoltati. Il web, invece, è un enorme archivio, continuamente aggiornato, dove i contenuti vengono usufruiti on demand. In altre parole: siti e piattaforme ci invitano a compiere azioni. E se intercettare l’audience oggi, soprattutto grazie ai social network, non è particolarmente difficile, lo stesso non può dirsi a trattenerla.

Perché si parla sempre più di usabilità

Per questo la sfida che tutti abbiamo sia nella progettazione che sviluppo di un sito, una landing page, una piattaforma, un’app è quella della user experience. O meglio, dell’usabilità.

Negli anni l’usabilità è stata definita in molti modi diversi. Per l’ISO (International Standardizing Organization), ad esempio, “l’usabilità è il grado in cui un prodotto può essere usato da determinati utenti per raggiungere determinati obiettivi con efficacia, efficienza e soddisfazione in un dato contesto d’uso”.

UX

LEGGI ANCHE: Glossario della User Experience, dalla A alla UX

Le 5 linee guida dell'usabilità

L’informatico danese Jakob Nielsen, considerato un guru mondiale dell’usabilità ha individuato 5 indicatori chiave fondamentali per capire quando un sito può essere considerato davvero usabile:

  • Facilità e semplicità: l’utente riesce a navigare immediatamente sul sito, ne apprende le funzioni di base e svolge le operazioni;
  • Efficienza ed efficacia: in poco tempo l’utente riesce ad utilizzare più velocemente il sito e a svolgere più compiti;
  • Memoria: nel tempo l’utente riesce a ricordare bene le funzioni del sito;
  • Errori gravi e frequenti: l’utente nell’uso del sito ha fatto solo pochi errori e non così gravi da compromettere la buona riuscita delle prove, non hai mai commesso due volte lo stesso errore;
  • Soddisfazione: la sensazione finale dell’utente è di piacevole appagamento.

Riassumendo questi indicatori in un unico concetto potremmo dire che l’usabilità è la facilità con cui un sito o una app vengono utilizzati. Attenzione, però: l’usabilità non è una proprietà intrinseca e oggettiva del sito, di un’app o di una piattaforma, ma è l’elemento che ne caratterizza la semplicità di interazione fra uno specifico utente.

Il World Usability Day

All’usabilità è stata dedicata anche una giornata mondiale, il World Usability Day, nato nel 2005 come iniziativa della Usability Professionals Association (UXPA) per garantire che i servizi e i prodotti importanti per la vita umana siano di più facile accesso e più semplici da usare.
Ogni anno sono più di 200 gli eventi organizzati in oltre 43 Paesi di tutto il mondo per sensibilizzare la popolazione e formare i professionisti a proposito degli strumenti e delle problematiche centrali per la ricerca, lo sviluppo e la pratica di una buona usabilità.

Negli ultimi anni la community di tecnici e professionisti del settore è cresciuta anche in Italia e sono oramai diverse le città nelle quali ogni anno, il secondo giovedì del mese di novembre, si organizzano eventi sul tema.

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L'importanza della progettazione

Ma cosa vuol dire davvero e perché è importante, oggi, l’usabilità? Lo abbiamo chiesto a Carlo Frinolli, Ceo di nois3 e animatore dell’edizione romana del World Usability Day. «L’usabilità oggi, nel 2017 – dice Frinolli - non può essere legata solo all’accezione diffusa di design. Usabilità intesa come efficacia, efficienza e soddisfazione ha delle implicazioni sociali che i progettisti (design ricordiamocelo significa progettazione) devono tenere presenti. Una sorta di responsabilità morale che passa per l’empatia e la comprensione di contesti, culture e peculiarità. Tenerne conto implica anche il successo di un progetto, non solo equità sociale».

Oltre allo stesso Frinolli si sono avvicendati sul palco di #WUDRome2017 più di 20 speaker italiani e internazionali, tra cui Emmanuel Sevrin, project manager del World Food Programme delle Nazioni Unite, Rosana Ardila, Open Innovation Manager di Mozilla e Matteo De Santi, responsabile di Designers Italia, il progetto del Team per la Trasformazione Digitale guidato da Diego Piacentini.

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Il Team Digitale del governo: «cerchiamo designers»

Secondo De Santi, «oggi, purtroppo, nella pubblica amministrazione mancano designers: per questo li cerchiamo negli studi e tra i liberi professionisti, perché un reale miglioramento dei servizi digitali della PA è nell’interesse di ciascuno di noi». Per fare questo, Designers Italia condividerà una serie di linee guida - tra cui lo UI Kit dei servizi pubblici digitali e un Toolkit per le interfacce web-, mentre è già stata lanciata la chiamata grazie alla quale verranno coinvolti i professionisti del design che vorranno candidarsi: «Non c’è alcun limite al numero di persone che stiamo cercando, proprio in virtù dello spirito open source e fortemente collaborativo che anima Designers Italia: chiunque abbia le giuste competenze può aiutarci a rendere i servizi pubblici digitali realmente e finalmente al servizio del cittadino».