La personalizzazione è un fenomeno ormai diffuso nel Marketing che sembra riuscire migliorare il rapporto con il cliente. Come non citare questi brand che hanno fatto della personalizzazione il proprio cavallo di battaglia: Nutella dal barattolo con il proprio nome a quello con le iniziali per dire tutto ciò che vuoi, Liu Jo che permette di personalizzare il tuo jeans con le emoticon, Neonato che dà la possibilità a tutte le mamme di creare la propria carrozzina e Coca-Cola, probabilmente il brand per eccellenza quando trattiamo questo argomento.
In questi casi parliamo di attività di marketing legate alla personalizzazione di prodotto, ma quanto è importante legare a queste attività anche messaggi altrettanto personalizzati?
I dati aiutano
Diversi studi dimostrano che la personalizzazione aiuta ad attirare nuovi clienti. Già nel 2014, grazie ad un sondaggio di Yahoo!, si è registrato che le attività di comunicazione legate alla personalizzazione risultano più coinvolgenti, più “educative” e più durature nella mente del consumatore e/o cliente. In questo caso ci riferiamo alla personalizzazione degli utenti, oggi resa possibile grazie ai numerosi dati che le aziende possono avere a disposizione.
È ovvio che, per essere davvero coinvolgenti, queste attività (e le comunicazioni ad esse legate) devono essere in target: il rischio è quello di generare comportamenti sfavorevoli o irrilevanti per il marchio. Ecco perché molti marketers hanno deciso di aumentare il proprio budget digitale proprio a favore delle attività di personalizzazione, per arrivare sempre di più alla persona giusta nel momento giusto.
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Più personalizzi più converti
Da un recente report di Econsultancy e RedEye risulta che una strategia di marketing personalizzata, sui canali online, registra tassi di conversione molto più elevati.
Ad esempio i dati utilizzati per personalizzare un sito portano ad un incremento dei tassi di conversione del 36%, sui social media del +28% e anche le email personalizzate sembrano convertire del + 27%. Mica male, no?
Questi dati aprono ad una riflessione: a volte non è necessario arrivare a tutti, ma è indispensabile arrivare al pubblico adatto e realmente interessato a ciò che siamo e a ciò che comunichiamo.