Yahoo ha recentemente comunicato via e-mail ai proprio iscritti di essere ufficialmente tra i brand che fanno capo a Oath, a sua volta parte del gruppo Verizon. Il colosso delle telecomunicazioni annovera oltre 50 brand internazionali, tra i quali AOL, Build Studios, Engadget, Flickr, HuffPost, Makers, Moviefone e TechCrunch, Tumblr.
Oath contro Google e Facebook
Non sono poche le frecce nell’arco di Tim Armstrong, CEO della neo-nata Oath, che punta ad affermarsi nel mercato della pubblicità online, dominato da Google e Facebook.
Davide contro (ben due) Golia? No, o perlomeno non subito. In una recente intervista con Peter Kafka, Armstrong si è espresso esplicitamente su questo punto.
"Facebook e Google sono atleti olimpici con le medaglie d'oro al collo. Noi abbiamo elaborato una strategia differenziata di modo da diventare loro partner, senza competere direttamente."
L’intenzione è piuttosto quella di dare agli inserzionisti servizi alternativi, che i leader del settore ancora non forniscono. Non sono stati rivelati ulteriori dettagli sulla strategia che guiderà Oath nel mondo dell’online advertising, ma le differenze saranno marcate in termini di modello di distribuzione, misura e dati.
Il CEO dichiara comunque delle tempistiche: nuovi prodotti e servizi, diversi da quanto offerto oggi da Google e Facebook, vedranno la luce nel corso dei prossimi 12 mesi.
L’esperienza di Tim Armstrong
La prospettiva di Armstrong è evolutiva, basata sulle sue rilevanti cariche coperte all’interno di Google e sull’aver legato il suo nome ai cospicui incassi pubblicitari ottenuti dalla società sul finire dello scorso decennio.
All’epoca, il modello di business di Big G prevedeva di concedere in licenza il motore di ricerca ad altre società, ma fu scardinato proprio da Yahoo, che iniziò a fornire gratuitamente il medesimo servizio, liberalizzando il mercato.
Altro aspetto cruciale su cui il CEO ha maturato esperienza è quello relativo alla realizzazione degli annunci:
All’epoca ci fu molta tensione all'interno di Google, perché pubblicare annunci tra i risultati di ricerca può facilmente distrarre gli utenti. C’è voluto molto tempo per capire come farli correttamente. Il pensiero comune non era tanto 'Oh, fantastico, abbiamo della pubblicità'. Era piuttosto "Oh mio Dio, dobbiamo mettere degli annunci sulle pagine.
A questo proposito, non è ancora stato toccato l’argomento privacy, un tasto piuttosto delicato vista la notevole mole di informazioni disponibile incrociando i database di Verizon e Yahoo. L’avvio dell’effettiva condivisione dei dati è previsto per i prossimi giorni.